Diritti
Lo scacchiere dei mercanti di armi
Come si muovono i grandi giocatori dell’industria bellica
I mercati economici e finanziari di tutto il mondo sono spazzati dalla crisi e dalle turbolenze, che investono addirittura interi paesi (il caso della Grecia di questi tempi è emblematico). Eppure, dietro le quinte e senza troppi clamori sui giornali, i soliti uomini-chiave e i potentati del complesso militare-industriale continuano ad operare affinché questo business rimanga tra i più floridi e i più intoccabili in circolazione.
Sullo scacchiere si sono mossi in tanti e in maniera fulminea in queste settimane, dimostrando inoltre come la collaborazione verso la spartizione caratterizzi il comparto molto più di qualsiasi ipotesi di concorrenza.
Ne è esempio illuminante l’accordo sottoscritto da EADS e dalla nostra Finmeccanica (nostra sia in quanto azienda italiana sia in quanto detenuta per la maggioranza dal Ministero del Tesoro) a fine Aprile per una risposta congiunta al bando europeo per un velivolo da addestramento militare. I due colossi hanno infatti concordato il progetto da inviare alla European Defence Agency e relativo al programma AEJPT (Advanced European Jet Pilot Training) che nelle loro intenzioni dovrà essere basato sull’addestratore di Alenia Aermacchi M-346 che l’Italia ha già acquisito e che inizialmente avrebbe dovuto avere come rivale il progetto Mako di EADS. In questo modo, però, entrambe le aziende saranno contente riuscendo a spartirsi probabilmente la torta di un programma europeo di armamenti tra i più importanti, lunghi e remunerativi. Perché, ovviamente, nessuno mai mette in dubbio l’utilità di base di queste scelte di spesa pubblica…
Ma l’orizzonte delle mosse importanti per Finmeccanica non si ferma al perimetro europeo. Questa volta sono gli elicotteri a volare lontano, perché l’azienda italiana guidata da Pierfrancesco Guarguaglini, tramite la sussidiaria AgustaWestland, ha aperto pochi giorni fa un impianto di assemblaggio in Libia, a circa 50 chilometri dalla capitale Tripoli. La fabbrica è di proprietà della joint-venture italo-libica Liatec (Lybian-Italian Advanced Technology Company) e nelle prime fasi sarà in grado di assemblare quattro esemplari dell’elicottero AW139. La società è partita con un capitale iniziale di circa 10 milioni di euro e gestirà inizialmente progetti per circa 18 milioni di controvalore.
Le prospettive di questa mossa (che rendono forse più chiare le visite di Guarguaglini alla tenda di Gheddafi durante la recente visita del Colonnello nel nostro paese) sono quelle di promuovere ed avvicinare gli elicotteri di AgustaWestland, leader mondiale del settore, al mercato Africano. Con tutto quello che ne consegue.
Protagoniste sulla scena non sono però solamente le grandi aziende private della difesa: nello scacchiere intervengono pesantemente anche i Governi, spesso proprietari diretti o indiretti delle compagnie e comunque loro principali interlocutori commerciali. Secondo il Parlamentare europeo Daniel Cohn-Bendit durante la crisi che ha recentemente spazzato la Grecia sia la Francia che la Germania, mentre su tutti i giornali si esprimevano per forti tagli di spesa pubblica come requisito per il salvataggio finanziario internazionale, hanno esercitato forti pressioni sul governo di Papandreou per confermare i contratti in essere e futuri relativi all’acquisto di armamenti. Ovviamente di fornitura franco-tedesca: sottomarini, una flotta di navi da guerra (fregate francesi per circa 2,5 miliardi di euro), elicotteri, aeroplani da guerra… Il tutto mentre alla popolazione greca si chiedono enormi sacrifici per uscire dalla crisi, così come indirettamente si è scelto di mettere le mani nel portafogli dei cittadini di tutta Europa con il piano di salvataggio comune appena varato.
Va ricordato che la Grecia, per la vicinanza e le tensioni con il nemico storico della Turchia, ha una spesa militare di livello altissimo (tra le maggiori in Europa e percentualmente più forte di quella USA) che solo la recente crisi ha iniziato a far mettere in discussione pure dagli stessi vertici militari. L’excalation degli ultimi anni inizia davvero a rendersi visibilmente insostenibile (nella realtà lo era già da tempo, ma sui temi militari le percezioni sono sempre differite) tanto che lo stesso primo ministro Turco Erdogan ha proposto ai greci una riduzione drastica e congiunta degli investimenti militari per sfuggire alla morsa di un confronto muscolare che fa felici solo i militari e le industrie a produzione bellica.