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L’intelligenza artificiale che non esiste e le sue alternative conviviali
Nel suo nuovo libro Stefano Borroni Barale confuta le entusiastiche teorie sull’Ai. E propone strategie e strumenti alternativi affinché le nuove tecnologie del dominio diventino libere e partecipative, affrancandole dalle Big Tech
L’intelligenza artificiale (Ai) non esiste. O almeno, non come la immaginiamo. Si tratta di un termine che raggruppa tecnologie molto diverse tra loro, con almeno settant’anni di storia, in alcuni casi anche di più. È una tecnologia che viene spesso magnificata per le sue promesse o temuta per le sue minacce.
I “tifosi” dell’Ai sostengono che abbia il potenziale di risolvere alcuni dei problemi più urgenti del mondo, come il cambiamento climatico, la povertà e le malattie. I critici, invece, sostengono che sia pericolosa e ingannevole. Ad esempio, potrebbe essere utilizzata per creare armi autonome che uccidono senza l’intervento umano, oppure potrebbe essere utilizzata per creare sistemi di sorveglianza in grado di violare la privacy degli individui. Ma perché tutti ne parlano? Perché è una straordinaria operazione di marketing, una delle meglio riuscite degli ultimi anni, ci spiega Stefano Borroni Barale, fisico teoretico e autore de “L’intelligenza inesistente”.
Non tutti sanno, infatti, da dove venga questa “novità” e come funzioni davvero. In questo libro l’autore ricostruisce le tappe, le intuizioni e i paradossi che hanno attraversato la comunità scientifica, provando a tracciare una linea che colleghi Alan Turing -il matematico inglese che per primo ha teorizzato l’omonimo test per capire se una macchina sia in grado di esibire un comportamento intelligente- a ChatGPT, un software oggi in grado di simulare una conversazione con un essere umano.
L’intelligenza artificiale di oggi -ci invita a riflettere Borroni Barale- è una tecnologia proprietaria, nata però come programma libero e collaborativo. È in mano a poche Big Tech, come Google, Microsoft o Tesla, ed è molto problematica e inattendibile nei campi in cui viene utilizzata, a fini creativi ed educativi, come la creazione di immagini o di testi. L’Ai di oggi contribuisce all’aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche e al consolidamento di sistemi rigidi, controllati dai proprietari delle macchine.
Il lavoro di Borroni Barale è un contributo autorevole a un lungo dibattito: offre una visione critica di questa tecnologia, evidenziando i suoi limiti e i suoi pericoli; invita a riflettere sull’Ai in modo responsabile e a sviluppare alternative più democratiche e partecipative; fornisce indicazioni pratiche per realizzare laboratori partecipativi, anche con studenti e studentesse a scuola, per realizzare un’Ai libera, nel segno di una pedagogia hacker che non si accontenti di utilizzare e farsi utilizzare dalle macchine, ma vuole capire come funzionano davvero.
Stefano Borroni Barale (1972) è laureato in Fisica teorica all’Università di Torino. Inizialmente ricercatore nel progetto Eu-DataGrid, per l’Istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn), si è poi dedicato alla formazione sindacale internazionale per otto anni. Oggi insegna informatica in un Istituto tecnico industriale (Iti) del torinese. Sostenitore del software libero da fine anni Novanta, Borroni Barale ha scritto nel 2003 per Altreconomia “Come passare al software libero e vivere felici”, una delle prime guide italiane su Linux. Oggi, con un approccio né tecnofilo e né tecnofobo, con questa breve guida propone di applicare la curiosità tipica del bambino che smonta il suo giocattolo alle complesse tecnologie del presente, per demistificarle, comprenderle, farle proprie e riportarle alle giuste dimensioni, quelle conviviali.
“L’altra montagna”. Guida di turismo responsabile nelle terre alte. Luoghi ed esperienze sostenibili, invernali ed estive
Questa guida, curata da Massimo Acanfora, nasce dalla collaborazione tra Altreconomia e l’Associazione italiana turismo responsabile (Aitr) con il patrocinio del Club alpino italiano (Cai). La montagna non è solo una condizione geografica, ma dell’anima. Questo libro ha per protagoniste le “terre elevate”, dove è la natura a farla da padrona. Montagne e valli poco antropizzate, luoghi di resistenza al turismo di massa e alla monocoltura dello sci, animate da comunità di persone coese e appassionate, strutture di accoglienza a basso impatto, ristorazione autentica.
L’obiettivo è promuovere un turismo consapevole e sostenibile, che metta al centro le persone e il territorio. Le 28 esperienze principali, distribuite in 18 Regioni italiane, sono state selezionate in base a rigorosi criteri di sostenibilità ambientale, sociale e culturale. Le strutture ricettive e gli operatori turistici che le offrono hanno da sempre un’attenzione profonda a questi aspetti, come il risparmio energetico e le energie rinnovabili, la gestione dei rifiuti e delle acque, l’utilizzo di una mobilità sostenibile, i prodotti a filiera corta e chilometro zero, la coesione con la comunità. La guida non ha certo la pretesa di esaurire la narrazione di ciascun territorio, ma vuole offrire una lente su una modalità di approccio consapevole, differente dalla fruizione turistica che riduce un paese, un borgo o una vallata a mero “oggetto”. In ciascuna proposta si può leggere la rivalsa dei valori della montagna, l’attenzione alla cura del paesaggio, la condivisione dei saperi, il ripristino delle capacità della comunità locale. Per ogni Regione è stato poi condensato, in poche pagine, un ulteriore repertorio di esperienze, strutture, agriturismi, rifugi, itinerari, luoghi e occasioni di scoperta dolce del territorio. Ovviamente tutto questo -oltre 200 esperienze- non può esaurire un’offerta che speriamo sia di anno in anno più ricca, segnatamente nei luoghi di montagna. Per approfondire: Aitr propone un “Catalogo dell’ospitalità responsabile”, offerto dai propri soci. Questa guida è un invito a un viaggio alla scoperta di un’Italia montana che ha saputo tenere vive le tradizioni e le culture locali. Un viaggio che ci permetterà di conoscere persone, luoghi e culture in modo profondo e rispettoso.
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