Diritti
L’industria italiana delle armi non sente la crisi
Aeromobili in Turchia, una nave classe “Etna” per l’India (e in contemporanea pezzi di navi da guerra al Pakistan), elicotteri alla Libia (A109) e all’Algeria (EH101), ATR42 per il pattugliamento marittimo alla Nigeria, elicotteri NH90 per Australia e Nuova Zelanda,…
Aeromobili in Turchia, una nave classe “Etna” per l’India (e in contemporanea pezzi di navi da guerra al Pakistan), elicotteri alla Libia (A109) e all’Algeria (EH101), ATR42 per il pattugliamento marittimo alla Nigeria, elicotteri NH90 per Australia e Nuova Zelanda, parti dell’addestratore AMX al Brasile, razzi e bombe per gli Emirati Arabi, sistemi d’arma ad energia diretta verso Israele. Ancora una volta la Relazione governativa annuale prevista dalla legge 185/90 racconta lo stato di salute dell’export militare tricolore, florido anche in periodo di crisi: nel solo 2008 le autorizzazioni a sottoscrivere contratti di vendita con l’estero hanno superato i 3 miliardi di euro, in aumento del 29% rispetto al 2007. Le star industriali del comparto? Sempre le stesse (molte della galassia Finmeccanica): Alenia Aeronautica, Oto Melara, Fincantieri, Simmel Difesa, Iveco e Selex. Il tutto senza contare le autorizzazioni rilasciate per produzioni intergovernative, ossia quelle che hanno come sbocco finale la vendita alle nostre forze armate e agli eserciti alleati, che aggiungono alla cifra totale ulteriori 2,7 miliardi di euro (+45%). In tali programmi è stato inserito nel 2008 il caccia mutifunzione JSF F-35 che dominerà la scena delle esportazioni italiane (e delle nostre spese militari) per i prossimi anni. Le nostre importazioni vengono invece principalmente da Germania e Israele. Questi dati riguardano l’ammontare del “portafoglio ordini” delle nostre industrie (i contratti potrebbero non essere concretizzati), ma anche le vendite effettive 2008 (definitive e temporanee) hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 2,85 miliardi di euro, con un incremento di 1,1 miliardi in un anno. Conseguentemente, anche il flusso di trasferimenti finanziari (pagamenti) ha visto un forte boom: +300% con oltre 3 miliardi di controvalore per le sole esportazioni non intergovernative. Qui troviamo i maggiori buchi nei dati resi pubblici: per il secondo anno consecutivo, a seguito di una volontà politica precisa, non è stata inserita la tabella di dettaglio delle operazioni bancarie di appoggio e all’ultimo momento (si vocifera per pressioni bancarie) è stato tolto dal Rapporto introduttivo già presente in rete il grafico con le principali “banche armate”. Per avere i dati precisi si dovrà quindi scartabellare tra le oltre 1000 pagine della Relazione integrale.