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Crisi climatica / Intervista

L’imprevisto 2023 pone nuove domande alla scienza del clima

Gavin Schmidt è direttore del laboratorio della divisione di Scienze della Terra presso la Nasa. Gestisce il blog RealClimate (realclimate.org) dove fa divulgazione sul cambiamento climatico © Nasa

La serie di record di temperature ha superato le previsioni dei modelli e sfidato l’attuale comprensione dei fenomeni climatici. Intervista al climatologo Gavin Schmidt, direttore del Goddard institute for space studies (Giss) della Nasa

Tratto da Altreconomia 271 — Giugno 2024

Nessun anno ha messo in difficoltà le capacità predittive degli scienziati del clima come il 2023”. E ammetterlo è “mortificante, e un po’ preoccupante”, ha scritto Gavin Schmidt, direttore del laboratorio della divisione di Scienze della Terra della Nasa -il Goddard institute for space studies (Giss, )- in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature lo scorso marzo.

Molto attivo anche nella divulgazione e nella comunicazione degli effetti dei cambiamenti climatici attraverso il blog RealClimate, Schmidt ha sottolineato che le anomalie iniziate nel 2023 non sono del tutto spiegabili dalle conoscenze scientifiche attualmente disponibili.

Già a partire da marzo, ma in particolare da giugno 2023 e fino a fine aprile 2024 (ultimi dati disponibili quando Altreconomia va in stampa), la temperatura media globale ha segnato periodicamente il record dei valori più alti mai registrati. Secondo lo scienziato servono urgentemente nuovi dati e nuove risposte sul clima.

Schmidt, lei ha scritto che “l’improvviso picco di calore del 2023 supera di gran lunga le previsioni fatte dai modelli climatici statistici che si basano sulle osservazioni del passato”. Quali erano le previsioni per il 2023 e quali sono state invece le osservazioni effettivamente registrate?
GS
Se si guarda alla storia delle temperature -abbiamo registrazioni che risalgono a più di cento anni fa- si osservano tendenze a lungo termine. In questo momento siamo in una tendenza al riscaldamento a lungo termine, a causa dell’aumento dei gas serra. All’interno di questa ci sono delle fluttuazioni e ogni anno è un po’ diverso dall’altro. Due fenomeni oceanici hanno un grande impatto sulle temperature globali: El Niño, quando le acque superficiali del Pacifico equatoriale diventano più calde, e il suo opposto, La Niña, quando si raffreddano. Attraverso i venti avviene una specie di rimescolamento delle acque che va dal Sud America all’Indonesia.

Analizzando i dati osserviamo che se un anno inizia con il fenomeno oceanico El Niño ci aspettano temperature un po’ al di sopra della tendenza, se inizia con La Niña, la fase fredda, allora le temperature saranno un po’ al di sotto. Il 2020, il 2016 e il 1998 sono stati molto caldi e sono iniziati con El Niño. All’inizio del 2023 invece ci trovavamo in un evento La Niña che durava da tre anni. Così le previsioni, tenendo conto della tendenza a lungo termine di riscaldamento, indicavano che il 2023 sarebbe stato un anno caldo, con il 20% di possibilità di essere un po’ al di sopra del 2022. Insomma, ci aspettavamo un anno con temperature alte ma non così tanto.

L’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai nel Pacifico meridionale vista dal satellite. L’esplosione nel 2022 ha emesso una nube di vapore acqueo fino a un’altezza di 56 chilometri che ha condizionato anche il 2023 © Nasa

Quindi che cosa avete osservato?
GS
Il 2023 non è stato solo un po’ al di sopra delle registrazioni precedenti, ma un enorme 0,2 gradi centigradi in più. Può sembrare poco, ma nel contesto della temperatura media globale del Pianeta, un luogo molto grande che non ha grandi cambiamenti, è in realtà tantissimo. A partire da marzo abbiamo iniziato a vedere temperature alte nell’Atlantico settentrionale. A giugno, abbiamo registrato temperature elevate ovunque nell’oceano e, a luglio e ad agosto, abbiamo documentato una riduzione senza precedenti del ghiaccio marino nell’Oceano Antartico. La temperatura media globale è diventata più calda: record a giugno, luglio, agosto, il massimo a settembre. El Niño ha cominciato a manifestarsi solo ad agosto e settembre, raggiungendo il suo massimo a dicembre. Il suo impatto maggiore era previsto a febbraio, marzo, aprile 2024, per questo non può spiegare quanto accaduto a marzo, a luglio e anche a settembre del 2023. Non abbiamo mai avuto un anno iniziato con La Niña con una sequenza di temperature così alte. Anche se si prende in considerazione il margine di incertezza che hanno le previsioni, il 2023 è molto al di fuori: non è mai successo prima. Dunque è accaduto qualcosa di davvero strano: questo può significare o che i dati alla base delle previsioni vanno aggiornati oppure che c’è qualcos’altro che sta accadendo. Quale delle due? Come usare queste nuove informazioni?

È di 0,2 gradi centigradi l’aumento della temperatura media globale nel 2023 rispetto agli anni precedenti. “Può sembrare poco -spiega Gavin Schmidt- ma nel contesto della temperatura media globale del Pianeta, un luogo molto grande che non ha grandi cambiamenti, è in realtà tantissimo”

Lei ha anche parlato dell’anomalia di temperatura del 2023 come di una “lacuna di conoscenza senza precedenti”. A che cosa si riferisce?
GS
Trovandoci di fronte a una situazione in cui le previsioni hanno fallito, ora ci chiediamo che cosa non è incluso nei modelli che potrebbe spiegare questo risultato. Tra le ipotesi prese in considerazione c’è un forte cambiamento nelle emissioni di aerosol, in particolare delle particelle di zolfo contenute nei gas di scarico delle navi, che hanno generalmente un impatto di raffreddamento sul clima. Le normative internazionali hanno imposto dal 2020 limiti severi al contenuto di zolfo dei combustibili per uso marittimo. E anche le emissioni di aerosol della Cina sono diminuite più velocemente di quello che ci aspettavamo. Il monitoraggio e le misurazioni di questi gas non sono ancora compresi nei modelli, quindi forse potrebbero in futuro spiegare qualcosa. C’è inoltre il ciclo solare, perché ci stiamo avviando verso la cosiddetta massima attività del Sole. Ma questo ha solo un impatto minimo. Un altro fenomeno che si è verificato è l’eruzione del vulcano l’Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, nel Pacifico meridionale. Si è trattato di una eruzione sottomarina, che ha raggiunto i 56 chilometri di altezza. Quando è salita ha immesso molto vapore acqueo direttamente nella stratosfera, che inizia a circa 15/20 chilometri dalla superficie, ma anche anidride solforosa quindi, di nuovo, aerosol. Quindi il primo con effetto riscaldante, la seconda raffreddante. Quale sia l’equilibrio tra le due cose, bisogna scoprirlo. Insomma ci sono tutti questi fattori da quantificare, che sono fattori esterni e possono avere degli effetti sul clima. Ma forse c’è qualcosa all’interno del sistema che si sta comportando in modo diverso da quello che eravamo in grado di prevedere in passato. Perché il passato non è uguale al futuro.

“Non abbiamo mai avuto un anno iniziato con La Niña con una sequenza di temperature così alte. Anche considerando i margini di incertezza, il 2023 è anomalo”

È per questo motivo che ha scritto il suo articolo su Nature?
GS
Le dimensioni di quanto accaduto nel 2023 sembrano davvero enormi. Con l’articolo ho voluto segnalare la cosa alla comunità scientifica. Voleva dire: “C’è qualcosa di inspiegabile qui. Vediamo se riusciamo a comprenderlo”. Se si tratta di un evento anomalo, isolato, non dobbiamo preoccuparcene troppo, è una curiosità, ma non avrà significativi impatti nel lungo periodo. Se invece si tratta di un cambiamento sistematico, forse la traiettoria verso cui stiamo andando deve essere modificata. Ma io credo non sia così ovvio spiegare quello che è successo oggi e, forse, alcune voci sono un po’ troppo sicure di avere la risposta.

Riguardo alle previsioni, nel suo articolo dice anche che è fondamentale sapere “in tempo reale” se le teleconnessioni si stanno allontanando dai modelli basati sulle osservazioni fatte fino a oggi.
GS
Sì, con questo termine si intende il modo in cui i cambiamenti nel Pacifico influenzano l’Atlantico settentrionale, il Pacifico settentrionale e l’Oceano Antartico. Per esempio, El Niño e La Niña hanno un impatto sui modelli di precipitazioni in Perù, in Brasile, in Zimbabwe, in Tunisia, influenzano gli incendi e le inondazioni. Forse stiamo assistendo a cambiamenti nel modo in cui questi fenomeni avvengono, ma ancora non lo sappiamo, lo stiamo studiando. È importante capirlo perché attraverso i modelli associati a questi fenomeni possiamo fare delle previsioni stagionali in base alle quali si prendono decisioni importanti, per esempio, quali colture piantare o quali precauzioni prendere.

“Esistono diversi fattori esterni che hanno sicuramente una loro influenza. Ma forse c’è anche qualcosa all’interno del sistema che si sta comportando in modo diverso”

Ha la sensazione che queste incertezze possano alimentare dubbi nei confronti della scienza del clima? Che cosa può dire per chiarire la portata del dibattito che si sta svolgendo tra gli esperti?
GS Credo che questo sia un ottimo esempio di come funziona la scienza. A essere affidabile è il processo scientifico non i singoli scienziati in sé. Quando qualcosa di interessante accade, come nel 2023, gli scienziati cominciano a guardare i dati, a osservare i fenomeni. E poi inizia un dibattito, si cerca di risolvere il problema e si arriva a una sintesi. Questo processo è efficace perché un’intera comunità di persone cerca di trovare la strada per la migliore spiegazione e per lo più la trova. Non si tratta quindi di qualcuno che esce fuori con una teoria e dice: “Ecco la verità”. Ovviamente ci sono cose che rimangono senza risposta perché non ci sono abbastanza dati, ma tutte le cose che abbiamo osservato negli ultimi 34 anni sono state risolte: abbiamo migliorato i modelli, la raccolta dei dati, e abbiamo finito per saperne di più sul sistema climatico. Io ho assolutamente fiducia che questo sia esattamente ciò che accadrà per il 2023. Credo che nei prossimi mesi emergeranno nuove informazioni e otterremo una serie di risposte. Avremo così una migliore comprensione del Pianeta.

“Questa situazione è un ottimo esempio di come funziona la scienza: a essere affidabile è il processo in sè, non i singoli scienziati”

Le anomalie del 2023 rendono più urgente la riduzione delle emissioni di gas serra? Potrebbero avere un impatto sulle future decisioni politiche internazionali?
GS Forse, ma dipende dal motivo che le hanno provocate. Se le anomalie dell’anno scorso continueranno anche quest’anno, allora questa è la prova che qualcosa di sistematico è cambiato. Se quelle anomalie si attenueranno entro agosto allora sembrerà un evento isolato, come ho scritto nell’articolo. Comunque da molto tempo esiste un imperativo riguardo al clima, ed emerge chiaramente anche dal lavoro del Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc): il Pianeta continuerà a riscaldarsi finché emetteremo CO2. Sono trent’anni che la comunità scientifica lo dice ai governi, eppure l’anno scorso, ancora una volta, le emissioni hanno raggiunto un nuovo record. Ci sono anche il metano, i livelli di aerosol, la combustione di biomassa, il black carbon, ma nessuna di queste cose ha davvero importanza finché non si riduce la CO2. Se continuiamo così, è inevitabile che si verificheranno ulteriori cambiamenti. Il percorso verso la stabilità climatica impone di ridurre queste emissioni.

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