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Le violenze in Kazakhstan e gli interessi fossili dell’Italia, Eni in testa
Nei primi nove mesi del 2021 abbiamo importato oltre 515 milioni di euro di petrolio greggio dal Paese asiatico, dove dai primi di gennaio le manifestazioni di protesta sono state represse dal governo. Nel luglio 2021 il presidente Tokayev e l’ad di Eni, Claudio Descalzi, hanno siglato nuovi accordi. L’alleanza strategica dura dal 1992
Il 7 gennaio 2022 il presidente del Kazakhstan Kassym-Jomart Tokayev avrebbe respinto “ogni ipotesi di mediazione” per mettere fine alle violenze esplose il 2 gennaio nel Paese e promesso “l’eliminazione” di quelli che ha definito “banditi armati” che hanno preso parte alle manifestazioni di protesta (soprattutto nella città di Almaty). Tokayev ha inoltre autorizzato la polizia ad aprire il fuoco “senza avvertimento” sulle persone in piazza. I morti secondo le Nazioni Unite sarebbero già “dozzine”.
È il volto del governo del Kazakhstan, tra i primi produttori al mondo di petrolio, gas fossile e carbone, come mostrano i dati dell’International Energy Agency (IEA). Nel 2020 il Paese si è confermato alla 14esima posizione della lista dei produttori globali di petrolio greggio (crude oil) con 3,66 EJ (exajoule).
L’Italia non è spettatore neutrale. Nei primi nove mesi del 2021, Statistiche del commercio estero a cura dell’Istat alla mano, il nostro Paese ha importato petrolio greggio del Kazakhstan per circa 517,4 milioni di euro, che pesa per oltre il 60% del valore delle importazioni totali. È il nostro nono partner in termini di valore importato di petrolio greggio dopo Azerbaigian (quasi 4 miliardi di euro), Libia (3,3 miliardi), Iraq (2,3 miliardi), Arabia Saudita (1,7 miliardi), Russia (1,4 miliardi), Nigeria (967 milioni) e Stati Uniti (552 milioni).
Eni è presente nel Paese dal 1992. “Siamo co-operatori del giacimento in produzione di Karachaganak e facciamo parte del consorzio North Caspian Sea PSA (NCSPSA)”, ricorda la multinazionale sul proprio sito. Risale al luglio 2019 l’accordo tra il ministero dell’Energia del Kazakhstan ed Eni per “l’esplorazione e la produzione di idrocarburi nel Blocco di Abay, facendo dell’IOC la prima joint venture a detenere due licenze nel Paese”.
Nel 2020 le attività di sviluppo del giacimento Kashagan (dove Eni detiene il 16,81%) si sarebbero poi “focalizzate sul programma di espansione per fasi della capacità produttiva”. “La prima fase di sviluppo prevede un progressivo aumento fino a raggiungere i 450mila barili di olio al giorno”, continua Eni.
Le relazioni con il gruppo di potere rappresentato da Tokayev sono strategiche per il colosso. Nel primo semestre 2021 la produzione di idrocarburi di Eni è stata di 1,65 milioni di barili di olio al giorno, per oltre il 9% in quota kazaka. Stesso discorso nello specifico per la produzione di petrolio e condensati e gas fossile.
Ecco perché meno di sei mesi fa, nel luglio 2021, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, è volato in Kazakhstan per incontrare Tokayev e il primo ministro, Askar Mamin. Al termine dell’incontro sono stati siglati accordi di cooperazione con la compagnia nazionale KazMunaiGas per lo sviluppo di progetti nell’ambito di dichiarate “energie rinnovabili”, idrogeno e biofeedstock in Kazakhstan, “rafforzando e ampliando la loro partnership storica nella direzione della transizione energetica”, come si legge nel comunicato diffuso dall’azienda. Attraverso la propria controllata locale Arm Wild LLP (con sede a Nur-Sultan, in mano al 100% al socio Eni Energy Solutions BV, domiciliato in Olanda, Paese a fiscalità agevolata) Eni ha annunciato di voler realizzare due parchi eolici e un impianto fotovoltaico per una capacità totale di circa 150 MW. Al primo semestre 2021 l’azienda ha dato conto di una capacità installata di eolico in Kazakhstan per 48 MW (sito di “Badamsha 1”) cui andrebbe aggiunta la “nuova capacità” per 98 MW (di cui 48 MW eolico onshore e 50 MW solare fotovoltaico).
“Desidero ringraziare il presidente della Repubblica del Kazakhstan, il governo e le società di Stato per la loro continua collaborazione per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione nel Paese e per Eni”, concluse Claudio Descalzi.
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