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Opinioni

La nuova Italia dei migranti

“Babel.tv” e “Figli di tante patrie” sono iniziative culturali che ci raccontano un Paese che in cambiamento. Esperimenti grazie ai quali anche la società saprà adeguarsi a questa nuova realtà

Tratto da Altreconomia 133 — Dicembre 2011

Una celebre frase di Joseph Conrad recita: “Come posso far capire a mia moglie che tutte le volte che guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”. L’hai appena fatto, vecchio Joseph. La frase descrive benissimo il suo lavoro (il lavoro di scrittore ovviamente, prima che qualcuno pensi che fosse un cecchino) trasmettendo tutta la malinconia di chi svolge un ruolo importante, ma non sempre universalmente riconosciuto. Quello che mi ha sempre stupito di Conrad, forse il più grande scrittore britannico moderno, è che non fosse di lingua madre inglese. Era polacco. L’inglese non solo non era la sua prima lingua, ma non era neppure la seconda, era la terza, dopo il francese. Nonostante ciò ci ha regalato alcuni dei romanzi più epici e formativi del genere umano contemporaneo, a dimostrazione che le parole, sì, sono importanti, ma forse lo sono ancora di più le storie e la sensibilità con la quale le raccontiamo. Ho pensato a Joseph quando mi è capitato sottomano il bando di “Figli di tante patrie”, concorso letterario indetto dalla biblioteca di Roma (bando su www.romamultietnica.it) e riservato a figli di migranti nati o cresciuti in Italia, insomma le seconde generazioni che raccontano le prime.
Per una volta invece di parlare di un libro edito, segnaliamo un’officina dalla quale potrebbero prima o poi uscire nuovi scritti che raccontano un’Italia in cui la Torre di Babele ci rappresenta di più di quella di Pisa. Il multiculturalismo e quel meticciato che solo un orbo può confondere con impoverimento della cultura e non arricchimento si propagano nelle arti visivi e narrative con una forza e un impeto inarrestabili.
Dalle arti ai libri passando per esperimenti comunicativi come quello di Babel.tv, piattaforma multimediale che da internet alla tv racconta la realtà dei nuovi italiani (guardate il sito babel.tv e il canale 141 di Sky). E stupisce che programmi brillanti e coinvolgenti come Invito a cena (una sorta di reality narrato dal bravissimo Giuseppe Battiston, che racconta l’incontro a cena tra persone di due etnie diverse nella città italiana in cui vivono) non siano stati ripresi e trasmessi da emittenti più grandi. In Babel si intuisce la forza nata dalla necessità di  raccontare, l’urgenza di far sentire la propria voce, non solo drammatica, ma anche presente, attenta e partecipe del mondo in cui vive.
È inevitabile che in tv arriveremo presto a quella mescolanza di argomenti e di vissuto che altri media stanno già vivendo da tempo. Inevitabilmente la letteratura è, come dimostra Conrad, la madre nobile di tutti questi incroci. Ho da poco letto un’interessante raccolta dal titolo “Nuove Lettere Persiane sguardi dall’Italia che cambia” (Ediesse, 2011) in cui 14 giornalisti stranieri raccontano l’Italia a chi è rimasto nel loro Paese d’origine. In cima a una di queste lettere c’è una piccola chicca che farebbe sorridere anche il vecchio Joseph Conrad (se sapesse leggere l’italiano, e fosse vivo soprattutto). Il giornalista pakistano Ejaz Ahmad scrive al padre: “Per noi la bella giornata è quando piove, qui in Italia, non ci crederai, ma la bella giornata è quando c’è il sole”.

Ci sono cose difficili da raccontare. Ci sono realtà che raccontandole sono diventate meno terribili, più cinematografiche, quasi anestetizzate. Il carcere è una di queste. Per fortuna e purtroppo il cinema da sempre parla di prigione, tanto che esiste un vero e proprio genere carcerario. Raccontando si esorcizza e si mitizza, come Conrad sa bene e il rischio di depotenziare una realtà è altissimo. Per questo ogni tanto fanno bene documentari come “Giustamente” di Anselmi, Ascione e Sapienza visibile sul sito fainotizia.it.
Il documentario mostra con crudezza giornalistica l’affollamento delle carceri e la condizione disumana in cui versano i detenuti. Prodotti simili (questo è prodotto da un movimento politico, sarebbe bello che ci fossero più iniziative simili anche da produttori ed emittenti) non restituiscono al carcere la dignità che in effetti non ha e ci fanno capire con un pugno allo stomaco che c’è tanto, tanto da fare. —

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