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La crescita senza precedenti della spesa militare globale nel 2024. I dati del Sipri

© Edgar Torabyan - Unsplash

Lo scorso anno le risorse destinate dagli Stati ad armi ed eserciti hanno raggiunto la cifra record di 2.718 miliardi di dollari, con un aumento del 9,4% rispetto al 2023. È il decimo anno consecutivo di crescita. Sono più di cento i Paesi che hanno aumentato i propri budget militari negli ultimi due anni. Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e India assorbono il 60% della spesa. Il contributo dell’Italia nelle nuove stime pubblicate dall’Istituto di Stoccolma

Le stime diffuse a fine aprile dall’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) fotografano un nuovo record raggiunto dalle spese militari globali nel 2024: 2.718 miliardi di dollari, il 2,5% del Prodotto interno lordo (Pil) mondiale. In crescita del 9,4% rispetto all’anno precedente, con l’incremento maggiore registrato dalla fine della Guerra fredda.

Non si tratta di una novità: è il decimo anno consecutivo di crescita. Una corsa a spendere risorse in armi ed eserciti che vede in testa cinque Paesi. Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e India insieme coprono il 60% degli investimenti globali in armamenti. Secondo il Sipri in ogni caso le spese militari sono cresciute in tutte le regioni, anche se con maggiore rapidità in Europa e Medio Oriente.

La spesa militare globale distinta per regioni del Pianeta dal 1988 al 2024. Dati in miliardi di dollari, valori costanti 2023 © Sipri, 2025

“Oltre 100 Paesi nel mondo hanno aumentato le spese militari nel 2024. Poiché i governi danno sempre più priorità alla sicurezza militare, spesso a scapito di altre aree di bilancio, i compromessi economici e sociali potrebbero avere effetti significativi sulle società per gli anni a venire”, ha dichiarato Xiao Liang, ricercatore del Sipri.  

A guidare la corsa al riarmo è stata l’Europa (Russia inclusa) che ha aumentato le proprie spese militari del 17% raggiungendo nel 2024 i 693 miliardi di dollari, superando i valori raggiunti durante la Guerra fredda. Se gli aumenti maggiori hanno riguardato, come era prevedibile, Russia e Ucraina, tutti i Paesi europei, con l’eccezione di Malta, hanno aumentato le spese in armi. Nel 2024, a invasione russa dell’Ucraina in atto già dal febbraio 2022, la spesa militare della Russia ha raggiunto una cifra stimata (i dati esatti non sono noti) di 149 miliardi di dollari, con un aumento del 38% rispetto al 2023 e il doppio del livello del 2015. Ciò rappresenta il 7,1% del Pil del Paese, il 19% di tutta la spesa pubblica russa. La spesa militare totale dell’Ucraina è cresciuta del 2,9%, raggiungendo i 64,7 miliardi di dollari, pari al 43% della spesa russa, il 34% del Pil (il valore più alto al mondo).

La necessità di sostenere lo sforzo militare ucraino ha portato a una crescita delle spese belliche dei Paesi dell’Europa centrale e occidentale. La Germania in particolare ha aumentato il proprio sforzo del 28% rispetto al 2023 raggiungendo 88,5 miliardi di euro di spesa nel 2024. “Per la prima volta dalla riunificazione, la Germania è diventata il Paese con la maggiore spesa militare dell’Europa occidentale (e il quarto al mondo), grazie al fondo speciale per la difesa di 100 miliardi di euro annunciato nel 2022 -ha spiegato Lorenzo Scarazzato, ricercatore del Programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri-. Le ultime politiche adottate in Germania e in molti altri Paesi europei suggeriscono che l’Europa è entrata in un periodo di spese militari elevate e crescenti che probabilmente continueranno nel prossimo futuro”. Un risultato simile è stato raggiunto dalla Polonia la cui spese è cresciuta del 31%, raggiungendo i 38 miliardi di dollari nel 2024, pari al 4,2% del Pil del Paese.  

I primi 15 Paesi per spesa militare nel 2024 © Sipri, 2025

Un trend che è stato seguito da Svezia (12 miliardi e un incremento del 34% rispetto all’anno precedente), Regno Unito (81,8 miliardi, + 2,8%) e Francia (64,7 miliardi, + 6,1%). Più modesto è stato l’incremento dell’Italia che ha visto il proprio budget in armamenti crescere dell’1,4%, raggiungendo comunque quota 38 milardi di dollari.  

“Anche il nostro Paese ha contribuito a questo livello storico di spesa militare, con una crescita ancora più rilevante di quanto ci si potesse aspettare -ha tenuto a precisare Francesco Vignarca della Rete italiana Pace Disarmo- e l’incremento sarà ancora maggiore negli anni a venire, a causa di tutte le nuove proposte di riarmo. I dati del Sipri dimostrano però chiaramente che l’aumento di spesa militare era già in corso da tempo (più che raddoppiate da inizio secolo) e che quindi non c’è stata alcuna fase di svuotamento degli arsenali a cui bisogna rispondere con acquisti di armi, come invece troppi governi falsamente rivendicano”. 

Tutti i Paesi membri della Nato hanno aumentato la loro spesa militare nel 2024: 1.506 miliardi di dollari, pari al 55% della spesa globale. Dei 32 membri del Patto atlantico, 18 hanno speso almeno il famigerato 2% del Pil per le loro forze armate rispetto agli 11 del 2023. Si tratta del numero più alto da quando la Nato ha adottato le linee guida di spesa nel 2014, che prevedono l’aumento fino al 2% del Pil.  

A guidare la crescita sono gli Stati Uniti la cui spesa militare è aumentata del 5,7%, raggiungendo i 997 miliardi di dollari, pari al 66% della spesa totale della Nato e al 37% di quella mondiale nel 2024. Una parte significativa del budget statunitense per lo scorso anno è stata dedicata alla modernizzazione delle capacità militari e dell’arsenale nucleare, al fine di mantenere un “vantaggio strategico” su Russia e Cina. I membri europei della Nato hanno speso 454 miliardi di dollari in totale, pari al 30% della spesa totale dell’alleanza. 

La spesa militare nel 2024 rispetto al Pil del Paese considerato © Sipri, 2025

Una crescita significativa delle spese militari si è riscontrata anche in Medio Oriente, dove hanno raggiunto i 243 miliardi di dollari nel 2024, con un aumento del 15% rispetto al 2023 e del 19% rispetto al 2015. Tra i maggiori responsabili di questo incremento c’è Israele, la cui spesa militare è aumentata del 65%, raggiungendo i 46,5 miliardi di dollari nel 2024, l’incremento annuale più forte dalla guerra del 1967, con i bombardamenti in corso sulla Striscia di Gaza e l’escalation nel Sud del Libano. Si tratta dell’8,8% del Pil, il secondo valore più alto al mondo. Anche il vicino Libano ha aumentato le proprie spese belliche raggiungendo i 635 milioni di dollari (più 58% rispetto al 2023), dopo diversi anni di riduzione della spesa a causa della crisi economica e delle turbolenze politiche. Tuttavia il Paese del Medio Oriente con i maggiori investimenti in armamenti resta l’Arabia Saudita che lo scorso anno ha superato gli 80 miliardi di dollari. Una crescita dell’1,5% rispetto al 2023 ma inferiore del 20% rispetto al 2015.  

Infine una terza regione che ha visto crescere in modo significativo il proprio mercato bellico è stata l’Asia. La Cina, che come già accennato, è il secondo Paese al mondo per spese militari, ha aumentato i propri investimenti nel settore del 7,0%, raggiungendo una cifra stimata di 314 miliardi di dollari, segnando tre decenni di crescita consecutiva. La Cina ha rappresentato il 50% di tutte le spese militari in Asia e Oceania, investendo nella continua modernizzazione delle sue forze armate e nell’espansione delle capacità di guerra informatica e dell’arsenale nucleare. 

La spesa militare del Giappone è aumentata del 21%, raggiungendo i 55,3 miliardi di dollari nel 2024, il più rilevante aumento dal 1952. L’onere militare ha raggiunto l’1,4% del Pil, il più alto dal 1958. Aumenti simili sono stati registrati in India, il quinto “spenditore” a livello globale, che è cresciuta dell’1,6%, raggiungendo 86,1 miliardi di dollari. La spesa di Taiwan è cresciuta dell’1,8% nel 2024, raggiungendo i 16,5 miliardi di dollari. 

“I principali Paesi della regione Asia-Pacifico stanno investendo sempre più risorse in capacità militari avanzate -ha concluso Nan Tian, direttore del Programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri-. Con diverse controversie irrisolte e tensioni crescenti, questi investimenti rischiano di far precipitare la regione in una pericolosa spirale di corsa agli armamenti”. 

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