Diritti
LA ‘FOLLIA’ DI COSENZA…
LA ‘FOLLIA’ DI COSENZA I più si erano dimenticati tutto. Dimenticati i clamorosi arresti avvenuti all’indomani del Social forum europeo con Francesco Caruso e gli altri rinchiusi nelle carceri speciali, con killer e mafiosi; dimenticate le altisonanti accuse formulate dal…
LA ‘FOLLIA’ DI COSENZA
I più si erano dimenticati tutto. Dimenticati i clamorosi arresti avvenuti all’indomani del Social forum europeo con Francesco Caruso e gli altri rinchiusi nelle carceri speciali, con killer e mafiosi; dimenticate le altisonanti accuse formulate dal pm di Cosenza; dimenticata l’incredibile vicenda del dossier posto alla base del procedimento, preparato dal Ros dei carabinieri e vanamente proposto a varie procure italiane (a cominciare da quella di Genova, che lo aveva respinto) prima di trovarne una a Cosenza disposta a procedere con arresti e richieste di rinvio a giudizio. Avevamo dimenticato tutto convinti che la palese incongruità di fatti e accuse, l’assoluta vaghezza della contestazioni e certi passaggi addirittura grotteschi avessero già condotto in qualche cestino l’inchiesta contro 13 militanti della Rete meridionale del Sud Ribelle (ma c’è anche il mestrino Casarini).
Invece l’inchiesta è apertissima e siamo vicini al rinvio a giudizio. Basta leggere questo passaggio – ripreso da un’agenzia di stampa – per restare spiazzati e imbarazzati: i 13 sono accusati di avere costituito un’organizzazione per “turbare l’esecuzione delle funzioni del governo italiano, sovvertire violentemente l’ordinamento economico costituito nel nostro Stato, sopprimere la globalizzazione dei mercati economici, alterare l’ordinamento del mercato del lavoro. Attentando, in sostanza, agli organi costituzionali, la Rete meridionale del Sud ribelle sarebbe dovuta progressivamente diventare una vasta associazione sovversiva destinata, usando la violenza, a raggiungere i propri scopi”. Non si sa se ridere o piangere. Come si deve reagire quando un pm di Cosenza accusa 13 persone di voler “sopprimere la globalizzazione dei mercati economici”? Che vuol dire? Com’è possibile fare una cosa del genere? Che significa “sovvertire l’ordinamento economico costituito nello Stato”? Forse abbattere qualche migliaio di imprese, radere al suolo la Borsa di Milano, distruggere i treni merci? E’ tutto così grossolano, e grandiosamente inconsistente, che verrebbe la voglia di non prendere sul serio questo procedimento. Se non fosse che si arriverà quasi certamente a un processo, con persone che avranno seri imbarazzi nell’impostare la propria linea difensiva (e Francesco Caruso da mesi non può muoversi da casa avendo l’obbligo quotidiano di firma in questura). Come ci si difende da accuse così? Mancando la contestazione di episodi concreti, come si controbatte? Certo, tutti hanno partecipato alle manifestazioni di Genova e Napoli, ma lì c’erano centinaia di migliaia di persone e i tredici non sono accusati di qualcosa di specifico, ma sarebbero gli ispiratori, o qualcosa del genere, dei disordini, che farebbero appunto parte di una strategia per sopprimere la globalizzazione eccetera eccetera.
Questo procedimento – più addirittura di quelli di Genova, per i suoi lati grotteschi e quindi ancora più inquietanti – dà una tragica rappresentazione delle condizioni del nostro paese, sotto il profilo della sua (in)capacità di tutelare i diritti costituzionali e di mantenere lungo un binario sicuro l’esercizio dell’azione penale quando questa s’interseca con la politica e i movimenti. Perciò dovremo seguire questo processo con grande attenzione e impedire in ogni modo che divenga una battaglia di pochi, una sfida fra un gruppo di militanti e una procura che sembra intepretare in modo paranoico il proprio ruolo.