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La dimenticata crisi politica e sanitaria ad Haiti entra con violenza anche negli ospedali

“Stiamo assistendo a scene di guerra di fronte al nostro ospedale”, denuncia Medici Senza Frontiere da Port-au-Prince. L’organizzazione è stata costretta a chiudere temporaneamente la sua struttura nell’area di Cité Soleil. Una decisione presa dopo violenti scontri tra gruppi armati. Facciamo il punto con gli operatori sul campo

L'ingresso del centro d'emergenza di Msf a Turgeau, situato nel centro di Port-au-Prince. La struttura sanitaria cura gravi casi di incidenti urbani, violenze domestiche, ferite da arma da fuoco e altri tipi di violenze © MSF/Alexandre Marcou

“Negli ultimi due mesi c’è stata una escalation di violenze ad Haiti, la situazione si è fatta talmente insostenibile da non poter garantire la sicurezza dei pazienti nei nostri centri e del personale -racconta ad Altreconomia Alexandre Marcou, responsabile della comunicazione sul campo di Medici senza frontiere (Msf) sull’isola – già a gennaio abbiamo dovuto sospendere le attività in un ospedale a Sud di Port-au-Prince, dopo che hanno sparato a un paziente appena uscito dal pronto soccorso”. Le strutture sanitarie sono seriamente minacciate e l‘équipe di Msf sta assistendo in prima persona agli scontri armati: “A febbraio un ‘individuo non identificato’ è entrato nell’ospedale armato per cercare qualcuno nella struttura e ha minacciato il personale. Un paio di settimane prima un’ambulanza di Msf è stata fermata dai gruppi armati per controllare l’identità dei passeggeri”.

L’intensificazione delle violenze tra gang locali, che progressivamente stanno prendendo il controllo totale del quartiere di Cité Soleil nella capitale haitiana, sta portando il caos non solo a Port-au-Prince. Tanto che l’ospedale principale a Cité Soleil ha dovuto chiudere temporaneamente poiché, come ci racconta Marcou, “ci sono stati violenti scontri tra gruppi armati avvenuti a pochi metri dall’ospedale, un proiettile è addirittura stato trovato all’interno della struttura”. Da qui è partito il trasferimento di tutti i pazienti presenti a Cité Soleil in altri centri, sia di Msf sia privati. Le vittime in condizioni più gravi per ferite da arma da fuoco e ustioni sono state spostate al sito di Tabarre, altri nel centro di emergenza di Turgeau, le vittime di violenza sessuale a Delmas 33 e ad Artibonite, mentre i civili colpiti da violenza urbana vengono soccorsi in cliniche mobili. Nel 2022, in collaborazione con il ministero della salute haitiano, l’équipe di Msf ha effettuato più di 4.600 interventi chirurgici, fornito 34.200 consultazioni d’emergenza, trattato 2.600 pazienti con ferite da arma da fuoco e 370 ustionati, fornito 17.800 consulenze mediche nelle cliniche mobili, assistito 2.300 sopravvissuti a violenza sessuale.

Un paziente ferito da arma da fuoco curato nel centro d’emergenza di Msf a Turgeau, dopo che le violenze tra gruppi armati si sono intensificate negli ultimi mesi nel centro di Port-au-Prince © MSF/Alexandre Marcou

Haiti si trova in un momento di paralisi politica anche a causa dell’assassinio del presidente Jovenel Moïse a giugno 2021. Da allora il primo ministro Ariel Henry guida il governo, benché non abbia ancora un mandato costituzionale approvato dal Parlamento, il quale ha smesso di funzionare a gennaio 2020, quando Moïse rifiutò di organizzare le elezioni legislative. Nel subbuglio generale, gang locali -circa 92 in totale a detta del World Report 2023 di Human rights watch (Hrw) – hanno iniziato a impossessarsi di aree strategiche attorno alla capitale, finché a settembre 2022 hanno bloccato il principale terminal di carburante nazionale a Port-au-Prince. Ciò ha portato a una scarsità di combustibile causando disagi a scuole, negozi e ospedali, oltre che grandi difficoltà nel trasporto di beni essenziali per la popolazione.

Nei quartieri della capitale regna quindi la violenza. La armi usate non sono “solo” mitra e machete, ma anche estorsioni, rapimenti e abusi sessuali. Chi non fugge dal paese tentando di oltrepassare il confine tra Messico e Stati Uniti mette da parte quel che riesce qualora i familiari venissero rapiti. “Solo nella capitale ci sono stati circa 80 rapimenti nelle scorse settimane, vengono presi di mira i quartieri più ‘ricchi’ per chiedere poi riscatti alle famiglie”, continua Marcou.

In aggiunta, a inizio ottobre 2022, sono stati individuati i primi casi di colera tra la popolazione dopo tre anni dall’ultima ondata. La malattia si è diffusa molto rapidamente, soprattutto a causa del mancato accesso all’acqua potabile da parte di più di un terzo della popolazione. Msf è intervenuta prontamente ospedalizzando fino a 20mila persone con sintomi tipici da colera, oltre che con interventi di clorazione dei punti acqua nei quartieri più colpiti e con una campagna di sensibilizzazione sui rischi della malattia tra i cittadini. “La città è piena di spazzatura che non viene raccolta da mesi -afferma Mamuza Muhindo, responsabile dei progetti Msf a Haiti- La distribuzione dell’acqua non arriva in quartieri come Brooklyn a Cité Soleil, dove le strade sono interrotte dai rifiuti e allagate da canali e fognature intasati che provocano massicce inondazioni”.

Un’autentica “crisi multidimensionale a livello sanitario e politico”, come conclude Marcou: “Possiamo ancora operare sul campo ma la situazione è davvero rischiosa e gli ospedali sono vittima collaterale del fuoco incrociato dei combattimenti”.

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