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La città è dove mettono i piedi i bambini
Camminare nello spazio urbano è sempre più pericoloso: troppi inciampi, buche e ostacoli. Milano è messa male. Un’indagine sul campo. La rubrica di Paolo Pileri
“Il più prezioso dono che possiamo fare ai bambini è lo spazio sociale: lo spazio necessario in cui diventano esseri umani”. E che cosa c’è di più sociale della strada? Con ottanta studenti universitari abbiamo preso alla lettera Colin Ward (2018), setacciando palmo a palmo 23 percorsi urbani casa-scuola-casa (15,7 chilometri, di cui il 70% a Milano) per valutare fino a che punto i bambini possono andare a scuola da soli in un ambiente gradevole e in sicurezza.
Per rispondere abbiamo misurato alcuni aspetti chiave: larghezza del marciapiede (non meno di 1,5 metri); numero e qualità degli attraversamenti nel traffico; discontinuità (buche, rattoppi, inciampi, tombini sporgenti, etc.); ostacoli permanenti e temporanei che ne riducono la larghezza (pali, archetti, panettoni di cemento, vasi, dehors dei bar, auto/moto, etc.); protezione delle aree urbane attraversate (se in un’area pedonale o in un parco o in una zona a traffico limitato). Piccole cose ma cruciali per la buona vita di tutti, ogni giorno.
“I problemi del quotidiano sono, singolarmente presi, dei piccoli problemi rispetto, ad esempio, a quelli che si incontrano nei nodi delle nuove stazioni ferroviarie o di nuovi centri direzionali, ma in realtà è l’accumulo di questi piccoli problemi e la loro pervasività a tutto, o quasi, lo spazio urbano che fa del loro insieme il più complesso tra i problemi della riqualificazione ambientale delle nostre città”. Parole visionarie di Carlo Socco (2000), architetto e già professore di urbanistica al Politecnico di Torino. Parole che fanno centro. “Piccoli problemi pervasivi” di cui dovremmo occuparci con priorità maniacale per dare a tutti una vita meno infelice là dove abitiamo e dove abitano i nostri ragazzi.
Cose invece che trascuriamo, sempre distratti da iper-architetture o tecnologie da capogiro, solo per alcuni. Eppure, un attraversamento mal disegnato, un marciapiede pieno di buchi o più semplicemente un percorso brutto sono un disagio per chiunque e un super rischio per bambini, anziani, disabili. E poi -diciamocelo- le cose brutte e rabberciate finiscono per fissarsi nella testa come normali. Ancor di più se le assimiliamo fin da bambini.
Gli ostacoli da dribblare censiti in 16 chilometri di strada monitorati dagli studenti del Politecnico di Milano sono 1.774. Significa 1,1 ogni dieci metri, a Milano quasi nove ogni dieci.
Difficilmente da grandi avremo la sensibilità giusta per capire che quei “piccoli problemi” sono grandi problemi da curare perché abbruttiscono la nostra vita e gli ambienti urbani. Vediamo i risultati dell’indagine. Il 17% di quei 16 chilometri sono marciapiedi troppo stretti (meno di 1,5 metri) per camminarci in modo civile e confortevole, di questi il 41% a Milano. Esagerati gli attraversamenti con il traffico, che tolgono serenità al cammino dei più piccoli e fragili: 173 pari a 1,1 ogni 100 metri. Pavimentazioni piene di inciampi e meno sicure di quel che devono essere: 1.332 discontinuità pari a 8,5 ogni 100 metri (10,2 a Milano).
Ma la questione forse più dolente, che più di altre dequalifica la camminata, è costituita dai troppi ostacoli da dribblare: 1.774 ovvero 1,1 ogni dieci metri (a Milano il valore schizza a quasi nove ogni dieci metri: il caos). Se passeggiare è un diritto per tutti, andare a scuola da soli è il manifesto di civiltà di una città. Ma quel diritto richiede un dovere: chi governa le città deve occuparsi programmaticamente di questa minuteria urbana che tanto minuteria non è, visto quanto influenza la nostra vita quotidiana. La strada non è proprietà delle auto, dei pali, dei dehors e dei buchi, ma uno spazio sociale fondamentale per apprendere l’arte della cittadinanza. Ancor più da bambini.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)
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