Diritti
La Cina è vicina (soprattutto per gli affari armati)
Il possibile annullamento dell’embargo sulle armi fa gola anche a Finmeccanica
La mossa, forse dettata dall’esigenza di ammorbidire Pechino sul fronte della guerra dei cambi, è rilevante: il presidente degli Stati Uniti d’America Obama ha scritto al Congresso per sollecitare la fine del blocco di vendite alla Cina del cargo di uso anche militare C-130. Un possibile primo passo verso la chiusura dell’embargo sulle armi che Washington ha in corso verso il colosso asiatico ormai da 21 anni.
Attualmente anche per questo tipo di aerei le licenze possono essere autorizzate solo caso per caso e sulla base di richieste specifiche; al fine di spingere a buon fine questa decisione Obama ha sottolineato che riguarda "interessi nazionali degli Stati Uniti" senza però rivelare se siano già in corso contatti e contratti per una vendita imminente. Il C-130 della Lockheed Martin è un classico aereo cargo di natura militare (per il trasporto truppe ad esempio) capace di atterrare e decollare anche in condizioni estreme di pista.
Le decisione configura un’inversione di rotta rispetto alle decisioni di inizio anno, periodo in cui gli USA hanno confermato le loro vendite militari a Taiwan, causando le piccate reazioni di Pechino. Al di là di considerazioni di natura geopolitica od anche economica (ancora una volta le pressanti richieste dell’amministrazione Obama sulla rivalutazione della Yuan) è forse possibile che la recente massiccia strategia di vendita armiera americana – si veda in proposito il mega-contratto da 60 miliardi verso l’Arabia Saudia – nasconda la necessità di andare in supporto dell’industria bellica di casa, probabilmente in futuro penalizzata da un calo delle spese militari che appare inevitabile anche in casa del paese più spendaccione al mondo in tal senso.
Sicuramente sono finiti i tempi in cui gli USA esercitavano grandi pressioni sui propri alleati (Europa in primo luogo, ma anche Israele costretto in una occasione a rescindere un contratto aeronautico) che anche solo ipotizzavano di alelntare o concludere l’embargo verso la Cina.
Sulla notizia si è subito buttata Finmeccanica, pezzo grosso della nostra industria a produzione militare, che per bocca del suo Presidente Pierfrancesco Guarguaglini si è subito dichiarata pronta a fornire alla Cina gli aerei da trasporto tattico C-27J. Da tempo il colosso asiatico è nelle mire anche delle aziende europee, e la decisione di Obama sembra poter lasciare campo libero a tutti nonostante l’embargo ancora in atto. Una condizione che, in virtù della nostra attuale legge sul tema (la 185/90 in corso di modifica per recepire una decisione UE) impedisce qualsiasi ipotesi di vendita da parte di Finmeccanica: "Abbiamo alcuni limiti a motivo della legge 185 – ha dichiarato Guarguaglini – se riusciremo a venirne a campo la Cina diventerà un importante mercato anche per le vendite militari. Altrimenti potremo esportare solo materiale civile".
Con queste frasi, Guarguaglini sembra smentire lo stesso Governo che per anni ha autorizzato vendite di armi alla Cina (prontamente elencate nel corso degli anni nelle Relazioni governative al Parlamento), nonostante le proteste delle organizzazioni del mondo del disarmo, avvenute in particolare quando si evocava anche la fine dell’embargo (come fatto a suo tempo da Prodi). I funzionari governativi, di fronte alle domande su come fosse possibile avere delle autorizzazioni in così palese contrasto con le limitazioni imposte dalla 185/90, hanno sempre risposto dicendo: "con le armi la cui vendita è stata autorizzata non si violano i diritti umani", invece violati con manganelli o simili strumenti… non di fabbricazione italiana…
"Fortunatamente" per Finmeccanica il parere del Governo in tema di limiti all’export verso la Cina non è mai stato lo stesso di quello esplicitato in questi giorni da Guarguaglini, altrimenti alcuni affari degli scorsi anni non sarebbero stati possibili…