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Diritti / Intervista

Il tratto di Miriam Sugranyes rimette al centro i diritti umani

Un'illustrazione di Miriam Sugranyes dedicata alle violenze subite dalle persone in transito lungo la rotta balcanica © © Miriam Sugraynes - Crin

I disegni dell’illustratrice spagnola portano sulla carta i dossier di denuncia sulla violazione dei diritti, anche dei minori. Un modo per tradurre il linguaggio accademico in un messaggio orizzontale e accessibile a tutti

Tratto da Altreconomia 253 — Novembre 2022

Quando esce di casa per una passeggiata o per trascorrere un pomeriggio al parco con i suoi due figli Miriam Sugranyes porta sempre con sé un taccuino, delle matite e una piccola scatola di acquerelli. “A volte disegno con i miei figli, oppure realizzo dei ritratti degli abitanti del vicinato, dipingo gli edifici o gli alberi: una cosa che mi piace molto. Ma questo taccuino, che per me è molto prezioso, mi serve anche per prendere appunti o per fissare su carta quelle immagini che affiorano nella mia mente all’improvviso e che in seguito userò per uno dei progetti a cui sto lavorando”.

Fin da bambina, Sugranyes ha sempre amato il disegno: “Per me era come respirare”, racconta ad Altreconomia. Quando è stato il momento di scegliere il proprio percorso formativo ha deciso di studiare filosofia all’Università di Barcellona, sua città natale, ma l’amore per il disegno e le arti visive hanno impresso una svolta decisiva al suo percorso accademico: fin dall’inizio, infatti, l’attenzione e l’interesse di Sugranyes si sono concentrati sulla teoria dell’arte e sulle modalità con cui immagini, illustrazioni e fotografie vengono utilizzate per veicolare messaggi e il loro impatto sulla società: “Volevo provare a trasformare tutto questo in una prospettiva più umana. Mi interessavano il potere e il simbolismo delle immagini, il modo in cui erano legate alle persone nella vita di tutti i giorni. E l’illustrazione era uno degli strumenti che volevo sperimentare, utilizzandolo come ponte tra discipline differenti e per veicolare messaggi a un pubblico più ampio e diversificato -spiega-. Io lavoro molto sui temi dei diritti umani, con le mie immagini cerco di tradurre il gergo accademico e politico che viene utilizzato nei documenti ufficiali in qualcosa di più ‘orizzontale’ e accessibile a tutti, senza però perdere nessuno dei suoi significati principali o della sua importanza”.

Forte di questo desiderio, già prima della laurea Sugranyes si è trasferita a Londra per studiare illustrazione. Ed è proprio nella capitale inglese che circa dieci anni fa ha incontrato il Child right’s international network (Crin), una piccola Ong impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti dei bambini: “In quel momento uno degli obiettivi che si erano dati era smettere di utilizzare immagini fotografiche per corredare i loro report e le campagne di raccolta fondi -racconta Sugranyes-. Erano anni in cui le Ong utilizzavano ancora frequentemente immagini di bambini malati e sofferenti: Crin era alla ricerca di qualcosa di diverso, che permettesse alle persone di fermarsi e riflettere, che suscitasse in loro delle domande. Per me lavorare con questa organizzazione è stato fondamentale per lo sviluppo del mio linguaggio visuale”. Dal 2015 Sugranyes ricopre il ruolo di illustratrice e art director per l’Ong britannica. Un’attività a cui affianca anche il lavoro da freelance, con vari progetti per realtà come case editrici (Penguin random house) o il celebre marchio di bici pieghevoli Brompton. Oltre ad altre realtà e progetti impegnati nella tutela dei diritti umani che restano il cuore del suo impegno.

Miriam Sugranyes è laureata in filosofia a Barcellona e ha studiato illustrazione a Londra concentrandosi sulla teoria dell’arte e sulle modalità con cui immagini, illustrazioni e fotografie possono essere utilizzate per veicolare messaggi

I disegni e le illustrazioni di Sugraynes (che si possono ammirare sul suo sito internet e sul suo profilo Instagram) sono semplici e al tempo stesso altamente evocativi. In un ciclo di illustrazioni dedicate al reclutamento dei minori nelle forze armate britanniche e agli episodi di abusi correlati a questa situazione, Sugraynes disegna una figura stilizzata con elmetto in testa e fucile in mano, mentre osserva la propria ombra tramutarsi nei gradini di un cupo scantinato. O ancora l’immagine creata per illustrare il diritto alla riunificazione familiare sancito dall’articolo 10 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini: una cornice fotografica che racchiude quattro macchie di vernice blu. E una quinta macchia di colore che dall’esterno cola lentamente verso l’interno. “Cerco di costruire delle metafore associando tra loro due oggetti che, se presi singolarmente hanno un significato preciso, ma che se vengono uniti tra loro ne creano uno nuovo -spiega-. Penso, ad esempio, a una delle prime illustrazioni che ho realizzato per Crin: l’obiettivo era quello di spiegare in che modo le politiche di protezione digitale potessero al tempo stesso anche essere dannose per i bambini. Ho scelto di utilizzare l’immagine di un ombrello che si trasforma in una gabbia”.

Per Sugraynes, il processo creativo che porta alla costruzione delle illustrazioni inizia molto prima di prendere in mano matita o acquerelli. “La prima cosa che faccio è leggere il rapporto o la campagna su cui sto lavorando e spesso chiedo anche di avere ulteriori materiali. Leggo e rileggo fino a quando sono sicura di aver compreso bene non solo i contenuti del tema che devo illustrare, ma anche i collegamenti tra i suoi diversi aspetti. I diritti dei bambini sono un tema molto complesso e al tempo stesso universale: non mi concentro mai su episodi o casi specifici, ma su principi generali. Per questo nel mio lavoro cerco sempre di trovare una metafora che sia comprensibile a tutti e al tempo stesso che provochi chi la osserva, che sia un po’ scomoda”. Le sfide sono tante: racchiudere in un piccolo pezzetto di carta un messaggio che sia universale e al tempo stesso accessibile a tutti, che riesca a concretizzare concetti astratti attraverso il ricorso a oggetti di uso quotidiano. “È anche importante non essere letterali: i contenuti del rapporto o del documento che sono alla base del mio lavoro sono già molto dettagliati e chiari, basta leggerli. L’illustrazione deve portare chi osserva a fare un passo in più”.

Nell’estate 2022 l’artista spagnola ha dedicato alcuni suoi lavori alla vicenda di un minore non accompagnato di origine Rohingya che ha subito numerosi pestaggi da parte degli agenti della polizia croata e diversi respingimenti lungo la rotta balcanica. I lavori di Sugranyes sono stati pubblicati anche all’interno di un report della rete Border violence monitoring network © Miriam Sugraynes – Crin

Alcuni dei lavori più potenti dell’artista spagnola sono quelli pubblicati nell’estate 2022 per denunciare la vicenda di un minore non accompagnato di origine Rohingya che ha subito numerosi pestaggi da parte degli agenti della polizia croata e che diverse espulsioni forzate, compreso un respingimento “a catena” dalla Slovenia alla Bosnia ed Erzegovina, lungo la cosiddetta rotta balcanica. Grazie al sostegno di Crin e dell’European center for constitutional and human rights (Ecchr) il bambino ha potuto presentare una denuncia presso il Comitato per i diritti del fanciullo delle Nazioni Unite. “Non è stato un compito semplice. Ho scelto di non concentrarmi sulla singola vicenda, che era già ampiamente descritta nella denuncia di quanto accaduto, quanto piuttosto sul tema del viaggio. Per me era importante provare a mettere in luce il funzionamento generale di questo sistema di respingimenti, gli ostacoli che i migranti incontrano e gli impatti sulla vita delle persone -dice Sugraynes commentando le immagini pubblicate anche sul report di Border violence monitoring network (Bvmn) dedicato ai respingimenti illegali lungo la rotta balcanica-. Per questo ho scelto di utilizzare l’immagine della mano che impone al bambino di fermarsi, a indicare un blocco; oltre a quella del labirinto e del filo spinato”.

Nel settembre 2020, Sugraynes ha dato vita a un nuovo progetto in collaborazione con Veronica Yates ex direttrice di Crin, The rights studio. “Un hub che permette a persone e organizzazioni di impegnarsi attraverso l’arte e la creatività sulle questioni relative ai diritti umani che riguardano i bambini, i giovani e le generazioni future”, si legge sul sito. Oltre a pubblicare online riflessioni e contributi su questi temi, The rights studio finanzia residenze artistiche, pubblica la rivista What lies beneath e ha organizzato un festival. “Il progetto è nato dalle riflessioni e dagli scambi avvenuti nel corso degli anni con Veronica -spiega l’illustratrice-. Ci siamo rese conto che c’era la necessità di integrare il mondo dell’arte con quello dei diritti umani: non semplicemente dal punto di vista estetico, ma integrando questi due linguaggi”.

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