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Diritti / Reportage

Il teatro sociale in carcere a Trieste: recita e riscatto, senza pietismo

Dal percorso “Rinascere dalle ceneri”, realizzato dalla compagnia Fierascena all’interno della casa circondariale triestina, è nato uno spettacolo importante. Il Teatro stabile Rossetti ha deciso di acquistarne due repliche che si terranno tra aprile e maggio all’interno della struttura

Momenti del percorso teatrale di Fierascena all'interno della casa circondariale di Trieste - © Marco Fabris

“Quanto può durare un’ora? E un minuto? Quanto può durare un minuto? Quando è il momento giusto di parlare? E quali sono le parole giuste per dire la verità? Non tutto si può dire, ma c’è un linguaggio segreto con cui i nostri cuori parlano tra di loro, costantemente”. Le battute dello spettacolo teatrale “Questo, immenso. Dialoghi con il tempo e con il cuore umano” colpiscono in profondità. A pronunciarle, il 17 febbraio scorso, cinque detenuti della casa circondariale di Trieste, insieme alla regista, Elisa Menon, e alla sua collaboratrice, Giulia Possamai, della compagnia teatrale Fierascena. La rappresentazione, arrivata alla conclusione di un laboratorio durato alcuni mesi, si è tenuta proprio all’interno del carcere, con un pubblico selezionato. Tra gli spettatori anche il direttore e il presidente del Teatro stabile Rossetti, che, poi, a sipario chiuso, hanno preso un’importante decisione. “Vista la grande professionalità degli attori e la qualità del loro lavoro, tra aprile e maggio organizzeremo due repliche -spiega Roberta Torcello, la direttrice di produzione del Rossetti- sempre all’interno della casa circondariale. Agli spettacoli potranno accedere 20 persone paganti, per cui noi gestiremo le pratiche per l’ingresso nella struttura”. 

Elisa Menon, regista goriziana con 12 anni di esperienza nel teatro sociale, non è nuova al lavoro nelle carceri. In passato, quando abitava a Roma , è entrata anche a Regina Coeli e a Rebibbia. All’interno della casa circondariale di Trieste è andata per la prima volta due anni fa, con un primo percorso teatrale. Poi, nel 2021, è arrivata la possibilità di svolgere un laboratorio finanziato dalla Regione tramite l’ente di formazione Enaip e la struttura ha deciso di ricontattare Fierascena. “Questo corso -spiega Chiara Miccoli, funzionaria giuridico pedagogica della casa circondariale- è dedicato all’acquisizione di competenze trasversali; il teatro può veramente incidere sulla possibilità di revisione critica del proprio passato e sulla prevenzione delle recidive future. È un aiuto fondamentale per la crescita personale dei detenuti, così come i percorsi di lettura e scrittura creativa e il lavoro”. Per la loro partecipazione al percorso teatrale, gli studenti hanno ricevuto un piccolo indennizzo economico di due euro all’ora. “Non si tratta di una grande cifra -commenta Elisa Menon-, ma è un simbolo importantissimo: significa che lo Stato riconosce, anche economicamente, il tuo impegno su te stesso per acquisire competenze emotive e crescere come persona”.

© Marco Fabris

E questo corso ha davvero aiutato alcune persone a ragionare sulla propria vita, a scoprire parti di sé che non conoscevano. “Queste lezioni e poi lo spettacolo -racconta Leonard Romee, uno dei detenuti coinvolti- hanno fatto uscire una nuova parte di me: non pensavo di poter essere romantico, mi piaceva fare il ‘duro’ e ritenevo che tutto si riducesse a questo. A breve compio 34 anni: sono arrivato a quest’età senza conoscermi veramente, è incredibile”. L’uomo, che in Spagna ha moglie e figli, tra 10 mesi sarà libero e porterà con sé le emozioni che ha vissuto durante il percorso teatrale. “Quando abbiamo visto le persone che erano venute a vederci alzarsi in piedi -continua- per applaudire dei delinquenti, perché è questo che fuori pensano di noi, ho provato delle sensazioni impossibili da spiegare a parole”. 

Il bisogno di comunicare, per chi passa le sue giornate chiuso tra quattro mura, è forte. “Sono contento -dice Aimen Fetati, che ha vent’anni e potrà uscire di prigione a primavera del 2023- di aver trasmesso qualcosa, una testimonianza della nostra vita qua. Stare in carcere è difficile, abbiamo solo tre colloqui al mese e ora le nostre famiglie le possiamo vedere solo attraverso una lastra di plexiglass. Ero caduto in depressione, ma ora, grazie a questa attività e al tutoraggio che faccio verso i nuovi arrivati stranieri, sto meglio, mi sento più utile”. Fetati ha una storia difficile, ha vissuto parte della sua adolescenza in strada. “Quando sarò fuori -racconta- non voglio più ricadere negli errori del passato: mi piacerebbe fare l’attore, quello della recitazione è un mondo che mi ha affascinato fin da piccolo”. 

Fare teatro è anche restituire una leadership su se stessi che in una casa circondariale, dove l’esistenza è scandita da ritmi prestabiliti, spesso manca. “Io posso insegnare a recitare -dice Menon-, ma al momento dello spettacolo sono loro che decidono cosa fare e come farlo; sono loro che si assumono una responsabilità, stando in relazione con gli altri”. Non si può però pensare che il teatro sociale sia qualcosa che si costruisce da sé, senza una guida. “Perché l’attività sia efficace -continua l’attrice- serve un gesto registico importante. Bisogna scegliere le parole giuste per ciascuno, quelle che hanno un senso per quello specifico essere umano”. 

E lavorare in questo modo paga. “Lo spettacolo a detta di tutti è stato molto emozionante -commenta Menon-, ma lo è stato perché si è trattato di un riscatto: l’applauso finale non è stato pietosamente concesso, in modo un po’ buonista, dai cittadini onesti ai detenuti. Se lo sono guadagnato loro, con il loro impegno e la loro fatica”. Un percorso di questo tipo, però, non può essere lasciato cadere nel vuoto dopo la rappresentazione finale: Fierascena, a titolo volontario, continuerà a entrare in carcere per alcuni incontri di restituzione dell’esperienza. 

Ma, per le persone recluse nella casa circondariale di Trieste, la possibilità di fare teatro non si concluderà questa primavera. “Il teatro stabile Rossetti -fa sapere Chiara Miccoli, la funzionaria giuridico pedagogica- ha già manifestato l’intenzione di contribuire economicamente per realizzare dei percorsi da settembre a giugno del 2023”. 

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