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Il sogno di Vincenzo. L’inclusione attraverso un forno di comunità

Carmelo Vignes, titolare di una pizzeria di Eboli, prepara gli impasti assieme a Vincenzo Bardascino © Il forno di Vincenzo

Il giovane ha la sindrome X-fragile, una rara condizione genetica: grazie all’aiuto dei suoi genitori, lavora per avere uno spazio suo -ma a disposizione di tutta la comunità- a Eboli (SA), e dare un segnale di speranza a tutti i più fragili

Tratto da Altreconomia 257 — Marzo 2023

“Parte tutto da un sogno di Vincenzo, quello di avere un forno suo, sei anni dopo aver iniziato a far il pane con Michele e con Carmelo. Nel 2019 il Comune di Eboli (SA) ci ha assegnato questo locale nel centro storico e stiamo lavorando per aprire un forno sociale di comunità”, racconta Vito Bardascino. Vito è il padre di Vincenzo che oggi ha trent’anni e ha iniziato a fare il pane da bambino impastando “a mano con i nonni in campagna”, come spiega lui stesso sul suo sito. Poi ha frequentato l’Istituto alberghiero di Vallo della Lucania, “dove ho imparato a cucinare ricette rustiche e dolci”, continua di suo pugno. Un disclaimer nella pagina sottolinea come il sito sia “stato realizzato coinvolgendo personalmente Vincenzo Bardascino nella scelta di temi, colori, caratteri e contenuti”. E specifica: “Niente su di noi senza di noi”.

Vincenzo ha la sindrome X-Fragile, causata da una rara condizione genetica ereditaria, caratterizzata da ritardo neuropsicomotorio, disabilità intellettiva più o meno grave, disturbi dell’apprendimento e della capacità di relazionarsi con gli altri. Suo papà Vito è anche vicepresidente dell’Associazione X-Fragile Campania aps: “L’idea di un forno dal punto di vista valoriale è legata al suo progetto di vita, che affronta il tema del durante e dopo di noi, un tema di cui sono orgoglioso, con mia moglie, come genitori di un ragazzo che vive una condizione di fragilità”, sottolinea.

Michele e Carmelo, compagni di quest’avventura, sono Michele Sica, della residenza rurale l’Incartata di Calvanico (SA) e Carmelo Vignes che a Eboli gestisce la pizzeria Vicorua pizza&giardino. “Il 3 giugno 2016 Vincenzo ha fatto la sua prima sfornata ufficiale, con Michele. Un paio di mesi dopo ha iniziato a collaborare anche con Carmelo”, racconta il padre. Il giovane panifica solo farine agricole, che per un periodo sono state anche autoprodotte. “Una dozzina di anni fa abbiamo conosciuto la cooperativa sociale Terra di resilienza di Morigerati (SA), in Cilento. Ci regalarono i primi 80 chili di grano Carosella. Oggi continuiamo a fornirci da Monterumentario, il mulino a pietra della cooperativa. E Antonio Pellegrino, uno dei protagonisti di quell’esperienza, è vicepresidente dell’associazione ‘Il forno di Vincenzo’”, racconta Vito.

Il network di relazioni intorno al progetto del figlio comprende anche la Rete Semi Rurali. Oggi, in attesa del forno sociale di Eboli, Vincenzo continua a panificare due volte a settimana. Il suo pane, panelline da un chilo, viene distribuito dalla bottega del commercio equo e solidale di Salerno e casa per casa ai soci dell’associazione tra Battipaglia e Eboli. Sono 80 chili per settimana: “Tutti prenotati -sottolinea Vito-. Il pane è qualcosa di prezioso, per la fatica, per la passione, per il rispetto del lavoro. Non esiste che venga buttato”. Vito e Vincenzo conoscono la fatica di “seminare” a novembre per il pane che si potrà mangiare a ottobre dell’anno successivo.

Vito non nasce contadino e nemmeno artigiano. “Avevo un’attività di rivendita di elettrodomestici, ma vivendo il vuoto di competenze dei piani individuali di educazione proposti a Vincenzo, ho iniziato a lavorare per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, quindi abbiamo dato vita alla nostra associazione. Per ciò che vivevo, Vincenzo era ‘più avanti’ di quello che ci veniva proposto. L’unica risposta sul territorio ancora oggi è quella del centro di riabilitazione. Noi però siamo per la libertà di scelta, consapevoli che anche nella sua condizione grave di fragilità nostro figlio deve poter esprimere la sua determinazione e avere degli obiettivi, legati al riconoscimento sociale che per lui passano attraverso il pane. Questo è un ambito che affianca il tema della biodiversità agricola, a cui siamo molto legati”.

Anche per questo il forno di Vincenzo sarà aperto alla cittadinanza, come accadeva in passato a Eboli dove c’erano cinque forni nel centro storico a disposizione dei cittadini. “A chi vorrà usarlo chiederemo solo di utilizzare le farine del Montefrumentario, che garantiscono tutta la filiera agricola -sottolinea Vito-. L’utopia che stiamo immaginando è che ci siano le condizioni ambientali che ne facciano un bene collettivo, una risorsa protetta capace di abbassare la spesa sociale, eliminando un approccio di tipo assistenzialistico. Il forno è un collettore di relazioni che ci permette di dimostrare che le attività laboratoriali sono terapeutiche, formando anche educatori che possano affiancare Vincenzo e altri giovani con lui”. L’associazione “Il forno di Vincenzo” è iscritta al Registro nazionale degli enti del terzo settore (Runts). Il sogno di Vincenzo costa 50mila euro, necessari all’acquisto delle attrezzature. Al momento ne sono stati raccolti 13mila. È in corso una campagna di crowdfunding. Informazioni su ilfornodivincenzo.it.

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