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Diritti / Attualità

Il silenzio delle Banche “pubbliche” sulla repressione durante la pandemia

Dalla Banca Mondiale alla Banca europea per gli investimenti: gli istituti hanno finanziato i governi per combattere la pandemia senza preoccuparsi del rispetto dei diritti umani di giornalisti, medici e attivisti che hanno contestato le attività degli esecutivi. La denuncia del report “Unhealthy silence”

Il 26 maggio 2020 Lana Awad e Aida Abdel Qader, due giornaliste sudanesi, hanno pubblicato un articolo denunciando gli alti tassi di mortalità causati dall’epidemia di Covid-19 nella città di Al-Fashir e la mancanza di dispositivi di protezione individuale. Tre giorni dopo le donne hanno iniziato a ricevere minacce telefoniche e il 2 giugno la Procura generale del Sudan ha aperto un’inchiesta nei loro confronti con l’accusa di diffamazione e di aver diffuso false informazioni. Durante i mesi della pandemia da Covid-19 il Sudan (come molti altri Paesi) ha emanato regolamenti restrittivi per limitare la libertà di espressione da parte di giornalisti, attivisti e semplici cittadini. Ciononostante, il 30 settembre la Banca Mondiale ha approvato un prestito di 21,99 milioni di dollari per finanziare la risposta all’emergenza Covid-19 nel Paese africano.

La vicenda delle due giornaliste non è un caso isolato. Tra il 2020 e il 2021 centinaia di medici, infermieri, giornalisti, attivisti e semplici cittadini che hanno criticato le politiche dei rispettivi governi nella gestione dell’emergenza pandemica, o che hanno protestato contro le misure restrittive, hanno subito incarcerazioni, processi arbitrari, minacce o hanno perso il lavoro. Nonostante queste situazioni fossero note -anche a livello internazionale- le Banche pubbliche di sviluppo (tra cui Banca Mondiale, la Banca africana di sviluppo, la Banca asiatica di sviluppo, la Banca europea per gli investimenti) hanno continuano a finanziare questi governi senza vigilare sul rispetto dei diritti umani.

La denuncia è contenuta nel report “Unhealthy silence: Devlopment banks’ inaction on retaliation during Covid-19” pubblicato il 27 luglio 2021 da Coalition for human rights in development, Article 19 e IFEX (network per la difesa della libertà di espressione). Il documento presenta otto emblematici casi di studio di ritorsione ai danni di cittadini che, a vario titolo, hanno criticato l’azione dei rispettivi governi nella gestione dell’emergenza pandemica e l’analisi di 335 altri casi di persone finite sotto attacco in 35 Paesi che hanno ricevuto fondi dalle Banche pubbliche di sviluppo. Più di 220 persone sono state vittima di forme di criminalizzazione, arresti o detenzione, 56 persone hanno subito violenze fisiche o torture. Almeno 13 persone -quasi tutti operatori sanitari- sono stati licenziati; 17 persone sono state minacciate e sei sono state uccise.

In quanto organizzazioni internazionali, sottolinea il report, le Banche pubbliche di sviluppo hanno l’obbligo di garantire il rispetto dei diritti umani, di prevenirne la violazione e fornire aiuto a coloro che subiscono ritorsioni nei contesti in cui finanziano progetti. “Tuttavia hanno fallito nell’intraprendere azioni concrete e decise per garantire che, nell’ambito dei progetti finanziati per rispondere all’emergenza Covid-19, le persone potessero esprimere le proprie opinioni liberamente e in condizioni di sicurezza”, si legge nel report. Le Banche di sviluppo non sono state in grado di prevenire questi episodi e in molti casi ulteriori progetti sono stati finanziati dopo che le violenze e le ritorsioni erano avvenute: “Molte delle quali erano ben conosciute e avevano suscitato dure reazioni da parte della comunità locale e internazionale”, si legge nel report.

“La pandemia da Covid-19 ha dimostrato quanto sia vitale per le persone essere in grado di parlare e condividere le informazioni. Eppure, professionisti medici, giornalisti, attivisti e altri che hanno informato il pubblico o messo in discussione il modo in cui la crisi è stata gestita hanno affrontato abusi e attacchi. Le banche internazionali per lo sviluppo non sono riuscite a garantire che i loro prestiti non venissero usati per minare il diritto alla libertà di espressione e di informazione”, ha dichiarato David Banisar, consulente legale senior per Article 19.

Uno dei casi più clamorosi citati nel report è quello che ha riguardato lo scrittore Mushtaq Ahmed e il vignettista Ahmed Kabir Kishore che nel maggio 2020 sono stati arrestati dalla polizia bengalese in base a quanto previsto dal Digital Security Act (DSA), una legge repressiva che dovrebbe combattere la criminalità digitale, ma che di fatto viene usata per colpire e reprimere i giornalisti critici con il governo di Dacca. Riguardo alla gestione dell’emergenza Covid-19, Ahmed aveva pubblicato un articolo in cui denunciava la mancanza di dispositivi di protezione individuale per i lavoratori sanitari, mentre Kishore aveva pubblicato una vignetta satirica in cui alludeva alla corruzione nella gestione dell’emergenza da parte del governo. A febbraio 2021, dopo nove mesi di detenzione in un carcere di alta sicurezza, Ahmed è morto. Le proteste hanno portato alla liberazione di Kishore che ha denunciato di essere stato torturato. A marzo 2021, mentre diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani e le Nazioni Unite chiedevano al governo di fare luce sulla morte del giornalista, la Banca mondiale ha approvato un ulteriore finanziamento per 500 milioni di dollari al Bangladesh.

Altri giornalisti sono finiti nel mirino in Cina e in Giordania. In Guatemala un’attivista indigena per i diritti umani è stata arrestata e incarcerata per aver denunciato la mancanza di sostegno economico alle comunità più colpite dalla pandemia. In Guinea, sei persone sono state uccise dalla polizia durante una protesta contro le limitazioni alla libertà di movimento e alle estorsioni subite ai checkpoint. Mentre in Nicaragua più di 16 tra medici e infermieri sono stati licenziati dopo aver firmato una lettera aperta al governo in cui criticavano la mancanza di misure adeguate per contrastare la pandemia. Di nuovo, nonostante la vicenda fosse di dominio pubblico (sia a livello nazionale, sia a livello internazionale) la Banca interamericana di sviluppo ha approvato un progetto per un valore di 43 milioni di dollari che -tra le altre cose- comprendeva il finanziamento della comunicazione rivolta al pubblico, il tracciamento dei casi di Covid-19 e supporto tecnico per report di analisi e monitoraggio.

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