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Il secolo insanguinato di Henry Kissinger. The Intercept fa luce sui crimini in Cambogia

Il 27 maggio l’ex consigliere per la sicurezza nazionale nonché segretario di Stato Usa compie 100 anni. Osannato da buona parte dei media italiani è in realtà responsabile di gravi crimini contro civili inermi. Un’inchiesta giornalistica lo inchioda di nuovo con documenti declassificati e testimonianze per massacri tenuti nascosti in Cambogia

© The Intercept

Il 27 maggio Henry Kissinger compie 100 anni. Mentre larga parte dei media italiani e internazionali ne celebra la carriera e la visione “pragmatica”, The Intercept ha pubblicato a ridosso del “centenario” un’inchiesta approfondita che mostra (ancora una volta) le gravi responsabilità dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale, nonché segretario di Stato degli Stati Uniti durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford tra il 1969 e il 1977 -insignito addirittura del premio Nobel per la pace nel 1973-, nell’aver ordinato e occultato crimini di guerra compiuti dell’esercito Usa in Cambogia all’inizio degli anni Settanta. Un lavoro giornalistico basato sulle testimonianze dei sopravvissuti e documenti precedentemente secretati.

“Il bombardamento a tappeto della Cambogia da parte degli Stati Uniti tra il 1969 e il 1973 è stato ben documentato ma il suo architetto, l’allora consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato Henry Kissinger, è in realtà responsabile di un ancor più alto livello di violenze rispetto a quanto ricostruito -scrive Nick Turse, autore dell’inchiesta-. Il nostro lavoro fornisce oggi prove di attacchi precedentemente non riportati che hanno ucciso o ferito centinaia di civili cambogiani durante il mandato di Kissinger alla Casa Bianca. Interrogato sulla sua colpevolezza per queste morti, il politico ha reagito con sarcasmo e si è rifiutato di fornire risposte”. 

L’inchiesta si è basata su una serie di documenti precedentemente secretati prodotti da una commissione che era stata incaricata di condurre indagini sui crimini di guerra compiuti dall’esercito statunitense nel Sud-Est asiatico negli anni Sessanta e Settanta. A questo si è aggiunta una ricerca sul campo del 2010 quando una spedizione ha incontrato e intervistato 75 sopravvissuti ai bombardamenti delle forze armate americane su 13 villaggi cambogiani confinanti con il Vietnam. “Le testimonianze mostrano come la violenza di questi attacchi sia stata molto più intensa di quanto già attribuito alle politiche di Kissinger, perché i centri abitati non sono stati solo bombardati ma anche colpiti con elicotteri dotati di mitragliatrici, bruciati e saccheggiati dalle truppe statunitensi e dai loro alleati”, è quanto emerge dalle interviste. 

All’epoca dei fatti Henry Kissinger ricopriva la carica di consigliere alla sicurezza nazionale sotto il presidente Nixon. In quel periodo Kissinger avrebbe approvato una serie di incursioni sia aeree sia terrestri contro i villaggi cambogiani confinanti con la parte Sud del Vietnam. Nel 2003, nel suo libro “Ending the Vietnam war”, Kissinger ha sostenuto che queste operazioni avessero portato alla morte di 50mila persone, in accordo con quanto riportato dal Pentagono. Tuttavia, secondo i documenti ottenuti e pubblicati da The Intercept, le vittime effettive furono oltre 150mila. “Dal 1965 al 1973 sono state effettuate più di 231mila bombardamenti sulla Cambogia. Tra il 1969 e il 1973, mentre Kissinger era consigliere per la sicurezza, gli aerei statunitensi hanno sganciato 500mila o più tonnellate di munizioni. Pari a circa tre volte quanto impegnato nei bombardamenti contro il Giappone nella Seconda Guerra mondiale”, prosegue l’inchiesta. 

Richard Nixon, presidente degli Stati Uniti dal 1969 al 1974 © Library of Congress – Unsplash

I bombardamenti in Cambogia erano iniziati nel 1962. Fino al 1969 il governo cambogiano ha registrato 1.864 violazioni dei confini, 6.149 intromissioni nel proprio spazio aereo da parte delle forze statunitensi e sudvietnamite e quasi mille vittime civili. Con la nomina di Kissinger a segretario per la sicurezza, però, la situazione è precipitata. “Tra il 18 marzo 1969 e il 26 maggio 1970 Kissinger ha approvato ognuna dei 3.875 bombardamenti. Gli attacchi furono tenuti segreti attraverso molteplici artifici -ricostruiscono gli autori-. Negli stessi anni, gli Stati Uniti conducevano inoltre operazioni clandestine di terra transfrontaliere all’interno della Cambogia. Nei due anni prima che Nixon e Kissinger prendessero in mano la guerra, i commando statunitensi avevano condotto rispettivamente 99 e 287 missioni. Nel 1969 quel numero salì a 454. Tra il gennaio 1970 e l’aprile 1972, quando il programma fu definitivamente chiuso, i commando effettuarono almeno 1.045 missioni segrete in Cambogia”. Ma non è da escludere che il numero di attacchi sia in realtà molto più alto.

L’autore dell’inchiesta, Nick Turse, si è recato nel 2010 nei villaggi per incontrare gli abitanti sopravvissuti ai raid statunitensi ma anche al successivo genocidio a opera della fazione dei Khmer rossi nel 1975. Gli abitanti del villaggio di Doun Rath hanno sostenuto che più di metà della popolazione era stata uccisa o ferita dai raid statunitensi durante gli anni Sessanta e Settanta. “I bombardamenti erano molto comuni in questa zona. A volte succedeva ogni giorno, c’erano bombardieri in picchiata, l’aereo ‘con le zampe di un’aragosta’ (nome attribuito dagli abitanti agli elicotteri d’attacco, ndr) volava e sparava su tutto”, ha raccontato una sopravvissuta. Gli abitanti del vicino centro abitato di Doun Rath 2 hanno riferito una storia simile, sostenendo inoltre che gli attacchi potevano colpire più volte in uno stesso giorno. Le loro testimonianze smentiscono quindi la retorica degli Stati Uniti secondo la quale queste incursioni sarebbero state rivolte esclusivamente contro i ribelli appartenenti al Vietnam del Nord che si erano infiltrati nella regione. “Anche se i guerriglieri venivano talvolta nei villaggi per comprare cibo e rifornimenti -ricorda Chneang Sous, ventenne all’epoca del conflitto-. La maggior parte delle vittime era composta da cambogiani”.  

La fama e il successo di Kissinger non sono mai state intaccate da questi fatti e non è mai stato chiamato a risponderne in tribunale. “Nei decenni successivi ha continuato a fornire consulenza ai presidenti degli Stati Uniti, da ultimo a Donald Trump, ha fatto parte di numerosi comitati consultivi aziendali e governativi e ha scritto una piccola biblioteca di bestseller sulla storia e la diplomazia”, ricorda The Intercept. L’impunità dei “massacri contro i civili” compiuti dalle forze armate e dal governo Usa nel Sud-Est asiatico ha avuto forti ripercussioni anche nella gestione delle moderne operazioni militari in Iraq, Afghanistan, Siria e Somalia. “Si può tracciare una linea che va dal bombardamento della Cambogia a oggi -ha spiegato Greg Grandin, professore di Storia all’Università di Yale e autore del libro ‘Kissinger’s Shadow’-. Le giustificazioni per il bombardamento illegale e segreto della Cambogia sono diventate il quadro di riferimento per la normalizzazione degli attacchi con i droni e della guerra continua. È una perfetta espressione del cerchio ininterrotto del militarismo americano”. Buon compleanno.

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