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Il Piano di ripresa e resilienza finisce sotto la lente dei cittadini

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In questi mesi sono nate diverse “comunità monitoranti” il cui obiettivo è quello di valutare l’attuazione dei progetti del Pnrr, finanziati per un totale di 191,5 miliardi di euro, la loro utilità e prevenire fenomeni corruttivi. Ma il governo non ha ancora reso pubblici i dati in formato aperto

Tratto da Altreconomia 251 — Settembre 2022

I dati legati ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non sono ancora pubblici e la caduta del Governo Draghi a fine luglio sospende di fatto la promessa, fatta dall’esecutivo, di creare un portale in cui tutti i cittadini avrebbero potuto consultare le informazioni in formato open. “Non abbiamo ancora dati attendibili e non sappiamo che cosa monitorare -spiega Nicoletta Parisi professoressa di Diritto e politiche di contrasto alla corruzione interna e internazionale all’Università Cattolica di Milano, già nel Consiglio direttivo dell’Autorità nazionale anticorruzione-. Gli indicatori necessari per valutare l’efficacia dei progetti sono pronti, ma abbiamo bisogno che il nuovo esecutivo garantisca l’accesso ai dati”.

La richiesta arriva da decine di associazioni che in tutta Italia si sono mobilitate, fin dalla stesura del Pnrr, che porterà all’Italia 191,5 miliardi di euro entro il 2026, formando presidi territoriali che per ogni progetto “locale” siano formati per chiedere conto alle istituzioni del loro operato. Un controllo che, nel caso del Pnrr, non è previsto a livello istituzionale. Parisi è la coordinatrice di Libenter una rete trasversale che riunisce diversi soggetti legati sia all’accademia italiana (tra cui l’Università Cattolica di Milano e l’Università degli Studi di Torino) sia ad associazioni del Terzo settore (da Fondazione Etica a Libera contro le mafie) oltre a soggetti istituzionali come il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). Libenter è nata nel maggio 2021 con l’obiettivo di rendere più democratico un Piano che ha visto, fin dalla sua nascita, un problema di mancanza di coinvolgimento della società civile. Questo nonostante nel discorso al Senato del 20 luglio, il presidente del Consiglio dimissionario Mario Draghi abbia definito il Piano “il più grande progetto di trasformazione dal basso della storia recente”.

“Le comunità monitoranti sono pronte così come gli indicatori necessari per valutare l’efficacia dei progetti” – Nicoletta Parisi

“Fin da febbraio 2021 abbiamo chiesto alle istituzioni di non scrivere questo piano senza di noi e soprattutto di prevedere un meccanismo di controllo pubblico e civico -spiega Leonardo Ferrante, coordinatore di Common, un progetto del Gruppo Abele e di Libera contro le mafie che si occupa di prevenzione alla corruzione, partner di Libenter-. Non siamo mai stati ascoltati per poi scoprire che, invece, i gruppi economici influenti, come Eni, hanno partecipato alla stesura: quindi non era un problema di fretta”. È utile ripercorrere le tappe relative alla progettazione. Il 7 dicembre 2020, Governo Conte II, la prima bozza del Pnrr viene presentata alla presidenza del Consiglio dei ministri e, cinque mesi dopo, il 5 maggio 2021 il testo dal titolo “Italia domani” viene trasmesso dal presidente Mario Draghi, nel frattempo insediatosi a palazzo Chigi, alla Commissione europea. “Ci si è subito resi conto che era un documento scritto nelle stanze chiuse del governo senza consultare i cittadini -continua Parisi-. Per provare a renderlo più democratico la strada da percorrere era proprio quella del monitoraggio dal basso”.

Libenter ha così individuato due gruppi di indicatori per valutare la realizzazione delle azioni previste dal Piano: uno legato alle riforme, l’altro ai progetti di investimento. “Abbiamo cominciato dal secondo perché ci sembrava più vicino ai cittadini, maggiormente interessati, ad esempio, a che cosa il proprio Comune stia facendo in materia di asili nido, riciclo dei rifiuti e rigenerazione urbana”, spiega Parisi. Questi indicatori sono circa 45 e aiuteranno a valutare i singoli progetti. “Prendiamo come esempio il sistema di whistleblowing necessario per far sì che una persona interna all’amministrazione possa segnalare riservatamente irregolarità -continua Parisi-. Il cittadino che parteciperà alle comunità monitoranti si troverà una semplice tabella con una prima colonna con scritto se esiste o meno il sistema di whistleblowing nella stazione appaltante, una seconda in cui lo ‘accompagniamo’ passo passo per capire dove trovare questa informazione e una terza dove deve indicare sì o no. In questo modo procederemo su diversi indicatori e saranno i cittadini, su ogni territorio, ad analizzare i singoli progetti e i contesti in cui si sviluppano”.

Sono 45 gli indicatori individuati da Libenter (una rete che riunisce diversi soggetti legati all’accademia e al Terzo settore) che aiuteranno i cittadini nella valutazione dei singoli progetti del Pnrr

Su questo aspetto interverranno proprio le comunità monitoranti: “Da oltre sei anni, come progetto Common aiutiamo dimensioni territoriali, di solito afferenti a Libera ma non solo, a vigilare dal basso forme diverse del bene comune -spiega Ferrante-. Stiamo lavorando affinché le comunità territoriali siano consapevoli del Pnrr e si preparino a vigilarlo dal basso”. Questo controllo ha un duplice obiettivo: da un lato monitorare l’effettiva utilità dei progetti finanziati, dall’altro prevenire i fenomeni corruttivi. “Parlare di anticorruzione significa partire di vigilanza civica dei beni comuni -spiega Ferrante-. La corruzione non è nient’altro che l’iper-privatizzazione dell’interesse collettivo”. Per Ferrante il problema è che spesso si confonde il monitoraggio con la sorveglianza: “Due concetti profondamente diversi: il monitoraggio civico riguarda gli occhi di tanti che controllano l’interesse collettivo, la sorveglianza sottende gli occhi di pochi che raccolgono dati su di noi per interessi privati”.

Sono 250 le organizzazioni che aderiscono a #datibenecomune. Nata nel novembre 2020 per chiedere al governo di pubblicare dati in formato accessibile sulla gestione della pandemia da Covid-19, oggi la rete aderisce all’Osservatorio civico Pnrr

La particolarità dei fondi del Pnrr è la condizionalità con cui l’Unione europea approva di volta in volta i finanziamenti e questo rende ancor più necessaria la previsione di meccanismi di monitoraggio. Fino a oggi l’esecutivo è stato promosso al primo step del 31 dicembre mentre, nei giorni in cui va in stampa Ae 251, non è ancora intervenuta la decisione europea sui target del primo semestre 2022. “La prima valutazione riguarda esclusivamente interventi normativi, la seconda la pubblicazione di bandi di gara per la realizzazione degli obiettivi stessi. La vera ‘sfida’, ammesso il via libera sugli obiettivi e i milestone che era necessario raggiungere entro il 30 giugno, comincerà nella terza fase: un conto è scrivere in un documento che ridurrai del 40% i tempi del processo civile, un altro è vedere, un anno dopo, se effettivamente questa contrazione c’è stata”, sottolinea Parisi. Una vera “rivoluzione copernicana” per le amministrazioni locali: “Si è sempre avuto un controllo di processo e non di risultato. Le istituzioni sono abituate a ragionare su piani di spesa preoccupandosi solamente del fatto che un atto sia formalmente regolare. All’Ue questo non basta”.

Così come Libenter anche altre associazioni e comitati si sono attivati per pretendere maggior trasparenza: Cittadinanzattiva, partner di Libenter, ha promosso insieme a Legambiente, Action Aid e Slow Food Italia la nascita dell’Osservatorio civico Pnrr. “Dopo due anni di lavoro constatiamo la necessità di avere un database aperto -spiega Isabella Mori, coordinatrice di Cittadinanzattiva- in modo che tutti, inserendo dei dati, possano ottenere informazioni utili e criteri di misurabilità che non siano solo quelli dettati dall’Europa ma anche quelli dei cittadini che valutano la bontà o meno dei progetti”. In particolare, l’associazione sta lavorando sul tema della salute e ha realizzato la prima mappatura, pubblicata a maggio 2022, con informazioni di dettaglio a livello regionale e provinciale sulla dislocazione delle 1.350 Case della comunità (Cdc), dei 400 ospedali e delle 600 Centrali operative territoriale (Cot) previsti dalla “Missione sei” del Pnrr con un finanziamento pari a un miliardo di euro. L’obiettivo è mantenere alta l’attenzione sia sui ministeri coinvolti nella realizzazione del Piano sia sulle amministrazioni locali. “In generale i Comuni ‘dichiarano’ che possono gestirle ma che spesso sono schiacciati dalle maglie della burocrazia. Serve una sintesi, sicuramente: alcune procedure sono state rese più snelle e centralizzate e la macchina dovrebbe viaggiare in modo più agile. Si vedrà alla prova dei fatti”.

“Quasi sempre gli enti hanno alcuni dati, le associazioni ne hanno altri. Servono tavoli di scambio tra società civile e istituzioni locali” – Davide Del Monte

Tra gli aderenti all’Osservatorio civico Pnrr troviamo anche #datibenecomune. Nata nel novembre 2020 per chiedere al governo italiano di pubblicare in formato accessibile i dati sulla gestione della pandemia da Covid-19 la campagna, a cui aderiscono oltre 250 organizzazioni, ha concentrato il suo lavoro di monitoraggio sui temi della parità di genere e dell’equità generazionale e territoriale pubblicando dei dossier di approfondimento. “In generale crediamo sia problematico il fatto che il Piano sia basato su processi competitivi mentre dovrebbe basarsi su un principio solidale -spiega Davide Del Monte, coordinatore della campagna-. Non ha senso che i Comuni più bravi e virtuosi si aggiudichino i soldi e gli altri no”. Non solo, per Del Monte uno dei problemi principali è la necessità di migliorare la collaborazione nell’integrare i dati su cui si basano gli interventi. “Quasi sempre gli enti hanno alcuni dati, le associazioni ne hanno altri. Servono tavoli di scambio tra società civile e istituzioni locali in modo da programmare politiche migliori: se i cosiddetti ‘dati caldi’ raccolti dagli enti del Terzo settore non vengono presi in considerazione, gli ultimi diventano sempre più invisibili perché neanche ‘conteggiati’ dal decisore politico”.

Dall’assunzione di almeno 8.764 dipendenti per l’Ufficio per i tribunali civili e penali, all’aggiudicazione dell’appalto per la costruzione dell’alta velocità sulle linee Napoli-Bari e Palermo-Catania passando per la contrattualizzazione di almeno 300 giovani ricercatori: l’attuazione del Pnrr entra nel vivo e il 31 dicembre 2022 il nuovo esecutivo dovrà dimostrare di aver raggiunto altri 55 obiettivi per ricevere la terza rata da 21,8 miliardi di euro. E ai suoi cittadini di aver mantenuto l’impegno per una maggior trasparenza.

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