Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Ambiente / Attualità

Il nuovo regolamento europeo sugli imballaggi e la promozione del deposito cauzionale

© pexels

È già in vigore in 13 Stati europei e altri dieci stanno lavorando per implementarlo. L’appello della campagna “A buon rendere”: non considerare l’introduzione di questo sistema anche nel nostro Paese sarebbe un errore strategico, che lascerebbe l’Italia in coda alle classifiche dell’Unione per effettivo avvio a un riciclo di qualità

In media ogni cittadino europeo genera quasi 180 chilogrammi di rifiuti di imballaggio all’anno sotto forma di bottigliette di plastica, lattine di alluminio, contenitori monouso per il cibo d’asporto, flaconi e così via. Se il loro utilizzo continuerà con i trend attuali –avverte la Commissione europea– entro il 2030 ci sarà un aumento del 19% di questa tipologia di rifiuti, con punte del 46% per quelli in plastica.

Proprio per affrontare questa situazione, lo scorso 30 novembre il vice-presidente della Commissione con delega al Green Deal, Frans Timmermans, ha presentato la proposta per il nuovo Regolamento imballaggi (Packaging and packaging waste regulation) che punta a prevenire la produzione di questa tipologia di rifiuti (ridurne la quantità, limitare quelli non necessari, promuovere l’utilizzo di alternative riutilizzabili e ricaricabili), promuovere il riciclo di alta qualità (ovvero rendere tutti gli imballaggi presenti sul mercato Ue riciclabili in modo economicamente vantaggioso entro il 2030). E infine, ridurre il fabbisogno di risorse naturali primarie e “creare un mercato ben funzionante per le materie prime seconde, aumentando l’uso di plastica riciclata attraverso obiettivi vincolanti”, si legge nel comunicato stampa diffuso dalla Commissione.

L’obiettivo principale è ridurre questa tipologia di rifiuti del 15% entro il 2040 rispetto al 2018. Per raggiungere questo risultato, la Commissione traccia alcune linee d’intervento: le aziende dovranno offrire ai consumatori una certa quota di prodotti in contenitori riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio per le bevande e i pasti da asporto. Saranno vietati quelli monouso per frutta e verdura oltre ai flaconcini di detergenti di piccole dimensioni. Diverse misure mirano inoltre a rendere gli imballaggi completamente riciclabili entro il 2030, tra cui l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale obbligatorio per le bottiglie di plastica e le lattine di alluminio in tutti i Paesi dell’Unione europea entro il 2029.

Se verranno messe in atto le misure proposte, stima la Commissione europea, entro il 2030 le emissioni di gas effetto serra dovute agli imballaggi “si ridurranno a 43 milioni di tonnellate, rispetto ai 66 milioni di tonnellate che si avrebbero se la legislazione non venisse modificata -si legge nel comunicato-. L’industria di settore dovrà investire nella transizione, ma l’impatto economico complessivo e la creazione di posti di lavoro nell’Ue sono in positivo: si prevede che il solo incremento del riuso porterà a più di 600mila posti di lavoro nel settore del riutilizzo entro il 2030, molti dei quali in piccole e medie imprese locali”.

Fin da quando -a metà ottobre 2022- hanno iniziato a circolare le prime bozze di regolamento, nel nostro Paese si è acceso un ampio dibattito in cui sia da larga parte dell’industria sia da parte di esponenti del governo (come il ministro all’Ambiente Pichetto Fratin che ha espresso un netto “no” al nuovo regolamento europeo) hanno criticato duramente il provvedimento. Si è parlato di “approccio ideologico” da parte dell’Unione europea “che non tiene conto delle eccellenze italiane nel campo del riciclo” e che avrebbe “messo a rischio 700mila posti di lavoro” in Italia.

Greenpeace, facendo riferimento ai dati forniti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ha ricordato come “solo la metà degli imballaggi in plastica immessi al consumo nel nostro Paese trova una nuova vita in prodotti riciclati. L’altra metà finisce bruciata negli inceneritori, smaltita in discarica o dispersa nell’ambiente”. Un dato che evidenzia quanto il nostro Paese sia ancora lontano da una vera circolarità nel settore. L’organizzazione ambientalista ricorda poi come la contrapposizione tra riuso e riciclo sia fuorviante dal momento che queste “sono azioni sinergiche e non antitetiche come il ministro Pichetto Fratin e l’industria hanno fatto credere”.

“In nessun altro Paese europeo si sono avute reazioni così accese nei confronti del Regolamento imballaggi. Tanto che durante la conferenza stampa di presentazione, Frans Timmermans, ha ritenuto di rivolgersi direttamente all’Italia, e nella nostra lingua, per specificare quanto le critiche sollevate dagli ambienti governativi e industriali italiani fossero infondate. Ma la più solida smentita delle argomentazioni nazionali viene dalle reazioni ufficiali venute da altri Paesi livello Ue”, ha commentato Enzo Favoino, coordinatore scientifico della campagna “A buon rendere” che ha come obiettivo l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale (Deposit reurn system, Drs) nel nostro Paese.

“Non considerare l’opzione di un Drs in Italia per testare altre strategie di incremento del riciclo che in altri Paesi non si sono rivelate efficaci sarebbe un errore strategico di grande rilevanza che lascerebbe l’Italia in coda alle classifiche dell’Unione europea per effettivo avvio a riciclo di qualità, costringendo con ogni probabilità a repentini cambi di direzione nel medio termine”, sottolinea la Coalizione della campagna “A buon rendere”. Che si rivolge al governo e alle agenzie come Ispra e alle autorità come Arera per chiedere di iniziare un processo di ascolto di tutti i portatori di interesse e della società civile.

Di questa misura si parla all’articolo 44 del nuovo Regolamento imballaggi, che ne prevede l’introduzione obbligatoria in tutta l’Unione a partire dal primo gennaio 2029 per bottiglie in plastica e contenitori in metallo per liquidi alimentari fino a tre litri. Fatta eccezione per i contenitori di latte e derivati, vino e alcolici. Possono essere esentati quei Paesi che dimostrino di potere conseguire il 90% di raccolta per contenitori per bevande quali bottiglie di plastica e lattine in modo non episodico nei due anni che precedono l’avvio del sistema di deposito cauzionale. Il funzionamento è estremamente semplice: al momento dell’acquisto di una bottiglia d’acqua, di una lattina di birra o di una bibita in vetro il consumatore versa una piccola cauzione (poche decine di centesimi di euro) che gli viene restituita nel momento in cui conferisce il vuoto in appositi contenitori. Che spesso si possono trovare agevolmente all’interno dei supermercati o dei principali esercizi commerciali.

Si tratta di un meccanismo che rappresenta “un poderoso strumento di consolidamento del riciclo -si legge nel comunicato diffuso dalla Coalizione “A buon rendere”, che riunisce le principali organizzazioni ambientaliste, oltre all’associazione Comuni virtuosi, Zero waste e Reloop-. Consente infatti di massimizzare le intercettazioni di materiali, di migliorarne la qualità, di riservare i volumi di materiali riciclati per le applicazioni più ‘nobili’ (da bottiglia a bottiglia, da lattina a lattina). Presupposti essenziali per garantire la massima circolarità del settore”.

Attualmente sono 13 i Paesi europei in cui è attivo un sistema Drs, per un totale di 144 milioni di consumatori coinvolti: il tasso di raccolta medio è del 91%, con punte del 92% in Norvegia, del 96% in Finlandia e del 98% in Germania come certifica l’edizione 2022 del “Global deposit book”. Altri dieci Paesi hanno già preso la decisione di istituirlo mentre in Germania e nei Paesi Bassi (dove il deposito cauzionale è attivo rispettivamente dal 2003 e dal 2005) è stata recentemente ampliata la gamma di contenitori e/o bevande coperte dal Drs, includendo ad esempio i succhi di frutta e le bottiglie in Pet da mezzo litro che in precedenza erano escluse.

Non mancano però le critiche al nuovo regolamento europeo: anche se le intenzioni sono buone -si legge in un comunicato dell’organizzazione Recycling netwerk Benelux, partner della campagna “A buon rendere”- le previsioni contenute nel testo non sono sufficienti per ottenere una riduzione importante del volume degli imballaggi immessi al mercato. “La Commissione formula per la prima volta un obiettivo di prevenzione dei rifiuti: -5% entro il 2030, -10% entro il 2035, per arrivare a -15% di rifiuti di imballaggio prodotti entro il 2040. Le strategie per raggiungere questa riduzione sono due: immettere meno imballaggi sul mercato (eliminandoli o alleggerendoli) o sostituire quelli monouso con altri riutilizzabili. La Commissione europea impone questi obiettivi agli Stati membri, ma non riesce a stabilire regole efficaci contro il packaging eccessivo costituito da imballaggi ridondanti e inutilmente pesanti”. Mentre, per quanto riguarda gli obiettivi di riutilizzo al 2030 e al 2040 l’organizzazione olandese evidenzia come quelli contenuti nel testo presentato il 30 novembre siano stati notevolmente indeboliti rispetto a quelli contenuti nelle prime bozze circolate a ottobre. “L’industria degli imballaggi ha reagito in una modalità eccessiva e inutilmente ostile alle intenzioni della Commissione -sottolinea il comunicato di Recycling netwerk Benelux-. Invitiamo pertanto invitiamo il settore a volere prendere parte alla transizione verso il riutilizzo. La mentalità alla base del consumo usa e getta deve cambiare una volta per tutte se vogliamo ridurre notevolmente l’impatto ambientale degli imballaggi”.

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati