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Altre Economie / Reportage

Il nomadismo culturale dei festival

© Massimo Acanfora

Questa estate siamo saliti su un camper per seguire le orme della nostra guida “In giro per festival”: occasione per seguire, in particolare, i piccoli eventi delle aree interne e per una riflessione con gli autori -anche loro on the road- sul loro valore aggiunto

“In giro per festival” non è solo il titolo di un libro. Tra fine luglio e metà agosto di quest’anno noi della redazione abbiamo deciso di approntare il nostro Westfalia T4 e immaginare un piccolo percorso che toccasse alcuni festival di teatro, musica, cinema, fotografia ed ecologia.

Fil rouge, l’attenzione privilegiata concessa a eventi nati dal basso, radicati nel territorio o legati a esperienze del Terzo settore. Ci siamo fatti accompagnare virtualmente in questo viaggio da Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino, autori di “In giro per festival”, anche loro impegnati in un differente tour estivo tra i festival italiani. 

La piccola Gombola, acropoli del borgo di Polinago (MO), nel verdissimo Frignano è stata la prima agorà dove abbiamo avuto occasione di riflettere, in particolare, sull’importanza degli eventi nelle “aree interne” o in contesti comunque marginali rispetto ai grandi flussi turistici.  

Nell’ambito di “Trasparenze”, festival organizzato da Teatro dei Venti con Ater Fondazione e Koras, e migrato dalla città alle falde dell’Appennino modenese, infatti, gli autori della fortunata guida di Altreconomia hanno dialogato con Elio Germano e altri ospiti. Sugli scranni della piccola chiesa restaurata abbiamo provato a rispondere prima di tutto a una domanda esiziale: “Perché si va ai festival?”. La risposta collettiva è stata “Siamo qui a vivere qualcosa”: parole che sono diventate prassi la sera stessa quando, nella luce che digradava, tra il borgo e il bosco, è stato messo in scena un ashram con i suoi baba, il suo sacro fuoco e in quello scenario naturale immersivo la voce di Elio Germano ha raccontato “A piedi nudi sulla terra”, la storia di Baba Cesare, dal romanzo di Folco Terzani, fino a notte fonda.

“Trasparenze è un festival che ha fatto diventare un punto di forza il fatto di essere fuori dalle rotte consuete, proponendo ‘una tessitura di eventi nei luoghi naturali e negli spazi architettonici del borgo’ che chiede allo ‘spettatore’ di prendere parte, di completare il ‘gesto culturale’, fosse anche solo arrivando ai luoghi degli spettacoli o -come noi- soggiornando al piccolo eco-agricamping ‘L’Arca di Noè’”. 

Ma qual è la specificità dei festival dell’Italia di dentro? Ci siamo chiesti se, a partire dall’esperienza “In giro per festival” (ormai alla terza edizione), si può mettere in evidenza una tipologia di festival che prende piede nelle aree interne o comunque in territori che hanno subìto o rischiano di sperimentare un fenomeno di spopolamento, a causa della carenza di servizi essenziali come trasporti, scuola e sanità. “I festival in piccoli borghi o in aree interne esistono da tempo e includono tutti i generi -argomentano Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino- ma il fenomeno ha subìto un’accelerazione durante la pandemia da Covid-19, quando è stata lanciata la proposta -con vasta risonanza mediatica- di tornare ad abitare i borghi e le campagne. A quel punto ci si è chiesti però che cosa fare una volta che si fosse tornati a risiedere in quei luoghi: e la vera scoperta è stata che la cultura può contribuire alla qualità della vita e alla rinascita delle aree stesse. Soprattutto dove l’offerta culturale è scarsa (o inesistente) sono nati molti festival, spesso grazie a iniziative dal basso, firmate da associazioni o gruppi di volontari, che non si sono limitati a ‘inventare’ un nuovo evento ma hanno dato vita a progetti per animare i territori”.  

Le cifre parlano chiaro: “Tra il 2020 e il 2021 (nel 2022 è uscita la prima edizione del libro, ndr) nel database di TrovaFestival abbiamo inserito oltre 70 nuovi festival, il 20% dei quali era nato in borghi con meno di cinquemila abitanti”. Un esempio per tutti il “Ginesio Fest”, festival teatrale nato nel 2020 a San Ginesio (MC), nelle Marche; o “Happennino”, festival itinerante dell’entroterra nato nel 2018 (in Paesi dell’area Pesaro-Urbino) grazie a tre ragazzi che con lo slogan “l’Italia è territorio” volevano segnalare che “sull’Appennino succedono cose”, anche dopo il sisma del 2016-17.

I festival culturali non sono solo delle parentesi fini a sé stesse: “In parallelo -confermano gli autori- diverse amministrazioni hanno utilizzato dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) o di altra provenienza per lanciare progetti di riqualificazione dei territori a base culturale, anche in un’ottica di turismo di prossimità. Inoltre ci sono tante associazioni che lavorano già sui territori, durante tutto l’anno (e non solo nella stagione turistica). Un esempio per tutte è C.A.S.A. (Cosa accade se abitiamo), l’associazione di Ussita (MC) che lavora nel ‘cratere’ del sisma e nel 2024 organizza la tappa del festival di turismo responsabile IT.A.CÀ nei monti Sibillini dal 10 al 13 ottobre, con il tema ‘Radici in movimento’, coinvolgendo i territori di Ussita, Fiastra (MC) e Cessapalombo (MC) e di Arquata del Tronto (AP)”. 

I festival sperimentano formule diverse che tengono viva l’attenzione sul borgo. Torniamo per un attimo a Gombola: “Uno strumento importante è la presenza di ‘residenze artistiche’ e le proposte di percorsi di avvicinamento a diversi linguaggi artistici dedicate alla cittadinanza -spiega Giulia Alonzo-. Se ne è parlato, ad esempio, a Polinago con gli autori di ‘Incontro al futuro: i teatri delle residenze in Italia’ (L’Arboreto, 2023), inchiesta curata da Fabio Biondi e Lorenzo Donati, che vuole legare la ‘funzione sociale’ e la ‘funzione critica’ del fare arte come atti profondamente politici. Succede a Polinago stessa, ma gli esempi non mancano. A ‘Centrale Fies’, centro di ricerca per le pratiche performative contemporanee di Dro (TN), in Trentino, che supporta gli artisti nell’aspetto curatoriale, produttivo, pratico e lavora con le scuole. O, per fare un salto di un migliaio di chilometri, a Face Festival-Aspromondo che sull’Aspromonte organizza residenze per artisti con il motto “l’arte nei boschi sentinella dei luoghi”.  

Ai punti di forza si contrappongono difficoltà oggettive: “L’ostacolo più evidente allo sviluppo di festival in località ‘periferiche’ è come raggiungerli, anche in un’ottica di sostenibilità -rimarca Ponte di Pino-. Superato questo scoglio, restano gli stessi problemi dei festival organizzati in città o in altre location”.

I prossimi passi. “Come TrovaFestival -spiegano Giulia e Oliviero- abbiamo iniziato a mappare i festival che si svolgono in questi luoghi, in collaborazione con la Rete italiana dei giovani facilitatori delle Aree Interne (Rifai), partendo per questo primo anno da tre Regioni molto diverse, Piemonte, Marche e Sicilia, così da misurarci con le difficoltà di una mappatura di questo tipo. Con i volontari di ReteRifai, diffusi su tutto il territorio, stiamo confrontandoci per decidere che cosa inserire nella mappatura. Ad esempio abbiamo osservato che, se il trasporto è il problema principale per poter raggiungere queste location, la distanza di 20 chilometri da una città -che inizialmente ci eravamo dati per poter definire un’area interna o lontana dalle città- è da considerare molto diversa se siamo in Piemonte o in Sicilia. A partire da questa esperienza, nell’estate 2025, allargheremo il progetto con ReteRifai a tutto il territorio nazionale. Qui tutti i 26 festival per ora mappati nella categoria ‘Oltre la città’“.

E il nostro viaggio? Non ce ne siamo dimenticati. Grazie alla duttilità del nostro van e all’esperienza della guida “Il campeggio ecologico” abbiamo potuto mescolare realtà culturali storiche e luoghi naturali, dove i festival sono già diventati perno e parte integrante di un turismo intelligente e dell’economia di ciascun luogo: lungo la Val Trebbia, facendo base a Bobbio (PC), dove Marco Bellocchio organizza il Bobbio film festival con Fondazione Fare Cinema; poi a Porretta Terme (BO) sull’Appennino bolognese con i suoni dello storico Porretta Soul Festival; in platea in piazza per “Il velo della sposa”, nuovo spettacolo del Teatro Povero di Monticchiello (SI) in Val d’Orcia; e per finire “Cortona on the move”, festival di fotografia di Cortona (AR). Ma con l’ultima edizione di “In giro per festival” ciascuno può inventare altre decine di itinerari.  

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