Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Diritti / Approfondimento

Il fallimento annunciato del sistema di accoglienza

© Openpolis

Nel 2023 due terzi dei contratti per i centri è stato assegnato in affidamento diretto. E nonostante le crisi afghana e ucraina abbiano portato a un ampliamento della rete Sai, i Cas rappresentano ancora il 60% del sistema. I bandi destinati a Cas per minori sono passati da tre a 50 in tre anni. I dati di ActionAid e Fondazione Openpolis

Centri sovraffollati, caos amministrativo e condizioni di vita in peggioramento. È questo il quadro dell’accoglienza in Italia, a oltre un anno dall’insediamento del Governo Meloni, dipinto dal report “Un fallimento annunciato. Centri d’Italia 2023″ di ActionAid e Fondazione Openpolis. Si tratta di un’analisi svolta Comune per Comune e realizzata attraverso i dati forniti dal Viminale (che non ha ancora pubblicato la sua relazione sull’accoglienza del 2022, attesa come di consueto per il 30 giugno 2023) e quelli ottenuti dalla banca dati Autorità italiana anticorruzione (Anac).

“Un anno di decreti e lo stato di emergenza hanno reso legge le prassi illegittime delle prefetture e del ministero dell’Interno”, dicono senza mezzi termini le realtà che hanno stilato il rapporto. A far le spese di questa situazione sono soprattutto i più giovani: nei primi mesi del 2023 sono stati 50 i bandi per i Centri di accoglienza straordinaria (Cas) per minori stranieri non accompagnati a fronte degli appena tre del 2020.

Del resto i Cas -inizialmente immaginati per sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie o nei servizi predisposti dagli enti locali in caso di arrivi consistenti e ravvicinanti di richiedenti asilo- sono ormai diventati la norma. Costituiscono, infatti, il 60% di tutta l’accoglienza, con un aumento degli affidamenti diretti.

Affidamenti diretti che sono le modalità di aggiudicazione delle gare pubbliche meno trasparenti, e che sono passati dal 35% nel 2020 sul totale a ben il 66% nel 2023. Per un ammontare complessivo dei contratti pari a 83,1 milioni di euro, solo nei primi otto mesi dell’anno scorso.

L’aumento dell’affidamento diretto nei contratti per la gestione dell’accoglienza. Fonte: “Un fallimento annunciato”, ActionAid e Fondazione Openpolis, 2024

“Permettere l’accoglienza di minori in Cas per adulti facilita il compito delle prefetture, ma certo non è nel supremo interesse del fanciullo -dice Fabrizio Cortesi, esperto di migrazioni di ActionAid-. Allo stesso modo, agevolare la concentrazione di persone in centri sempre più affollati aiuta gli uffici territoriali del governo a trovare posti, ma derogare ai parametri di capienza può mettere concretamente a rischio qualsiasi tutela igienico sanitaria e di sicurezza di chi vi è accolto. Tutte prassi non legittime esistenti che venivano tollerate come eccezioni”. Il sistema dell’accoglienza si dimostra in affanno, ma non si può parlare di un periodo emergenziale se si guarda agli arrivi.

Stando ai dati del ministero dell’Interno, infatti, nel 2023 ci sono state al massimo in accoglienza 141mila persone; si è reso necessario, quindi, reperire tra i 20 e i 30mila posti, le stesse cifre del 2021 e del 2022. Non un dato da poco, certo, ma sicuramente gestibile sul territorio nazionale, se si pensa che alla fine del 2022 le persone accolte costituivano solo lo 0,18% della popolazione residente in Italia: un numero che dimostra quanto sia infondata la narrativa dell’“invasione”. Secondo l’impostazione data dal 2014 al 2016 questa quota avrebbe potuto trovare accoglienza in un sistema pubblico, in capo ai Comuni, integrato nel tessuto sociale e urbanistico dei territori. I richiedenti e i titolari di protezione, insomma, avrebbero dovuto trovare posto nel circuito del Sistema accoglienza integrazione (Sai) e le prefetture avrebbero dovuto attivare i Cas solo in via temporanea e a fronte della momentanea saturazione dei percorsi ordinari. La realtà delle cose, tuttavia, è oggi molto diversa.

Nel 2022 i piccoli e medi appartamenti Sai di competenza degli enti locali -da cui ora sono nuovamente esclusi i richiedenti asilo- rappresentavano il 36,7% degli oltre 121mila posti complessivi con l’importo messo a bando per questi piccoli centri che è sceso dal 52% al 31% tra il 2020 e il 2022. Quello che è cresciuto, invece, è il budget per le grandi strutture, passato nello stesso periodo dal 15 al 23%. I posti nei Cas rappresentano il 59,7% del totale e quelli nei centri di prima accoglienza il 3,6%. Questi ultimi hanno addirittura aumentato la loro capienza media, passando da 266 a 335 posti.

La distribuzione dei posti in accoglienza nei diversi tipi di centro 2018-2022. Fonte: “Un fallimento annunciato”, ActionAid e Fondazione Openpolis, 2024

Se è vero che la maggior parte delle persone -circa il 32%- è accolta al Sud, nel Nord-Est è più alto il rapporto tra ospiti e residenti, che si attesta allo 0,21%. Proprio in questa zona, in cui l’incidenza è maggiore, è meno diffusa la presenza di centri Sai. Nel 2022 nelle dieci città metropolitane si trovava quasi un terzo di tutti i posti del sistema (35.629, il 29,4%); Roma era in testa (5.505 posti in strutture dalla capienza media molto maggiore rispetto al resto d’Italia), seguita da Milano (4.971) e Torino (4.544).

Da quando si è insediato, il Governo Meloni procede con un’iperproduzione normativa -sei modifiche in appena 12 mesi, introdotte in decreti riguardanti diversi temi- che cerca di ovviare alle difficoltà a reperire posti da parte delle prefetture tagliando i servizi, introducendo un nuovo circuito prefettizio ancora più straordinario dei Cas e smantellando il sistema dei diritti di chi è accolto. Chi chiede asilo e non trova posto nei Cas o nei Centri di prima accoglienza (Cpa) viene inviato in “strutture temporanee”, in cui non c’è alcun accompagnamento all’autonomia e di cui non si sa praticamente nulla. Si stima che ci siano 1.500 posti in queste realtà in tutta Italia, ma nel database Anac si trova un solo bando che le riguarda. Nonostante la poca chiarezza e l’assenza di progetti per le persone accolte, non si tratta di luoghi destinati ai soli adulti: vi si trovano anche famiglie, minori e soggetti vulnerabili.

A testimoniare, ancora, la crisi del sistema di accoglienza è il caos relativo ai bandi: tra il 2020 e il 2022 quasi un quinto di quelli relativi ad accordi quadro sono andati deserti; a questo scenario, possono seguire due strade. La prima è ripetere le gare: tra il 2022 e il 2023 quasi la metà degli accordi quadro sono stati ripetuti e nei primi otto mesi del 2023 ben 35 bandi hanno avuto bisogno di essere replicati. La seconda consiste nel procede con contratti singoli, per natura meno trasparenti. Ed è stata proprio quest’ultima la modalità più utilizzata nel 2023: solo il 10% degli accordi è stato assegnato nel 2023 con procedura aperta.

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati