Diritti / Intervista
Il comportamento selvaggio di Israele, la complicità americana e il silenzio dell’Occidente
Mustafa Barghouti è medico e attivista palestinese. Dirige una Ong che ha 32 équipe sanitarie a Gaza: “Ci raccontano storie terribili, sono esausti”. Nella Striscia sono stati sganciati 30 chilogrammi di esplosivo per ogni abitante, uccidendo almeno 13.500 bambini e lasciandone 20mila orfani. Sugli aiuti dal cielo, spiega, è pura ipocrisia
Bombardamenti indiscriminati e stragi di civili colpiscono la Striscia di Gaza da cinque mesi; 1,5 milioni di palestinesi sono profughi nella città di Rafah, minacciati da un’imminente espulsione e da una carestia. Gli aiuti umanitari che potrebbero raggiungere Gaza via terra sono bloccati da Israele mentre un quantitativo insufficiente di cibo viene paracadutato dal cielo. Per buona parte dell’opinione pubblica mondiale si stanno toccando nuove vette di disumanità. Ne abbiamo parlato con Mustafa Barghouti, medico e attivista palestinese, segretario generale dell’Iniziativa nazionale palestinese e della Ong Palestinian medical relief society.
Barghouti, gli Stati Uniti hanno proposto un porto galleggiante per garantire l’accesso degli aiuti e aggirare il blocco. Via terra o via mare, Israele decide infatti che cosa può entrare nella Striscia di Gaza, i cui abitanti versano in una gravissima crisi umanitaria. Che cosa ne pensa?
MB Ciò a cui stiamo assistendo sono terribili crimini di guerra, un comportamento selvaggio, senza precedenti. Abbiamo a che fare con un governo fascista che è andato oltre ogni livello di rispetto dei diritti umani ma non sarebbe stato in grado di farlo senza la complicità degli Stati Uniti e il silenzio dell’Occidente: c’è molta complicità, e persino partecipazione, ai crimini di guerra contro Gaza. Israele sta bloccando l’ingresso di migliaia di camion di aiuti umanitari, negando l’accesso a quei rifornimenti così necessari per le persone che sta affamando, per le 54mila donne che non possono allattare al seno o le 50mile donne incinte a rischio. Invece di fare pressione su Israele affinché permetta ai camion di passare, distraggono il mondo con questa stupidaggine di paracadutare gli aiuti: la metà finisce in mare o negli insediamenti israeliani, il resto è insufficiente. A causa dei paracadute sono morte sei persone e 12 sono rimaste ferite. È un modo per distogliere l’attenzione dalla realtà, terribile, che gli Stati Uniti consentono. E l’idea del porto non è migliore. Perché dobbiamo aspettare due o tre mesi, così che la metà di coloro che oggi stanno morendo di fame saranno già morti, invece di dire a Israele di lasciare entrare i camion degli aiuti a Gaza? Temo che questo porto costruito da Israele, sotto il suo controllo, sia un modo per consolidare la rioccupazione di Gaza e venga usato per la pulizia etnica del popolo della Striscia.
Sostegno e legittimazione per le aspirazioni palestinesi sono venuti da democrazie recenti ma non dagli Stati Uniti e dall’Europa. La Palestina troverà mai un pieno riconoscimento?
MB Sono 30 anni che sentiamo discorsi sulla soluzione dei due Stati e molti dei Paesi occidentali ancora non riconoscono la Palestina. È una tale ipocrisia parlare di questo progetto e poi riconoscere solamente Israele. È davvero ipocrita continuare a dire che gli insediamenti sono illegali e non intraprendere azioni punitive. Quando si confronta la posizione sull’Ucraina con quella sui territori palestinesi occupati si evincono l’ipocrisia e i doppi standard. In Ucraina hanno imposto sanzioni alla Russia e inviato miliardi di dollari in aiuti e attrezzature militari. Nel caso della Palestina hanno spedito tonnellate di esplosivo agli occupanti, all’esercito israeliano, e continuano a parlare del diritto di Israele a difendersi come se questo equivalesse a quello di massacrare i palestinesi. Gli Stati Uniti hanno fornito 28mila tonnellate di esplosivo allo Stato ebraico, che ne ha sganciato in tutto 70mile tonnellate in un’area di 365 chilometri quadrati: 30 chilogrammi di esplosivo per ogni uomo, donna e bambino, il doppio della potenza delle due bombe nucleari utilizzate contro il Giappone.
Metà dei governi del mondo definisce quanto accaduto il 7 ottobre come un atto di terrorismo, mentre l’altra metà come un’azione di resistenza. Con la questione palestinese in cima all’agenda internazionale, il grande assente in questa narrazione è la società civile palestinese in Cisgiordania e una mobilitazione che rappresenti l’evoluzione dell’Intifada. Perché?
MB Non sono d’accordo, penso che la Cisgiordania stia vivendo una nuova Intifada dal 2015, è un tipo diverso di Intifada che avviene a ondate. Come nel 2021 con l’enorme rivolta in difesa di Al-Aqsa. Oggi l’esercito israeliano non può entrare in nessun villaggio senza incontrare resistenza popolare ma quello di Israele è un enorme sistema di oppressione: dal 7 ottobre in Cisgiordania hanno arrestato quasi ottomila persone e ne hanno uccise 440, compresi 80 bambini. Non gli interessa della vita umana. I palestinesi sono pronti a partecipare a qualsiasi forma di resistenza. Uno dei problemi è che la stessa Autorità palestinese continua a impedire la creazione di una leadership unificata.
Che cosa dovrebbe accadere affinché il popolo palestinese possa trovare una rappresentanza e una leadership unita sia a livello politico sia territoriale?
MB Dobbiamo continuare a lottare per una leadership unita, dobbiamo imporla all’Autorità palestinese e abbiamo il diritto di chiedere libere elezioni democratiche, che è l’unico modo per la Palestina di esercitare un cambiamento politico e una riforma democratica. Se ci fossero state le elezioni nel 2021 non saremmo in questa situazione. L’incontro (delle fazioni palestinesi, ndr) a cui ho partecipato a Mosca ha stabilito che, in primo luogo, tutti i partiti devono essere ammessi nell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) che è considerata la rappresentante del popolo palestinese. In secondo luogo, abbiamo stabilito gli obiettivi del nostro movimento congiunto: fermare la guerra a Gaza, garantire la fornitura di aiuti umanitari e prevenire la pulizia etnica. Purtroppo la decisione della presidenza di nominare un primo ministro senza consultare altri gruppi non è costruttiva e non si adatta allo spirito condiviso a Mosca. Continueremo a provarci e ci saranno altri incontri per attuare ciò che abbiamo concordato. A nostro avviso, come Iniziativa nazionale palestinese e partito in rapida crescita, l’obiettivo più importante è creare una leadership unificata. Il prossimo incontro sarà probabilmente dopo il Ramadan.
Abbiamo visto fotografie di persone sfollate, senza cibo, senza casa, osservare l’iftar (il pasto serale che interrompe il digiuno del Ramadan, ndr) con il poco che hanno. Com’è la situazione a Gaza?
MB È molto, molto triste. Dirigo un’organizzazione medica che conta 32 équipe a Gaza e ci raccontano storie terribili, sono esausti. Una nostra clinica deve visitare 1.200 pazienti ogni giorno e i farmaci stanno finendo molto rapidamente. Non avrei mai pensato nella mia vita di medico che avrei sentito di colleghi che devono amputare o operare un bambino senza anestesia. È orribile: mille bambini hanno perso le braccia o le gambe, 20mila sono rimasti orfani e il numero continua a crescere. La distruzione è incredibile. È la guerra più barbara e selvaggia mai vista. Israele afferma che 30 bambini israeliani siano stati uccisi il 7 ottobre, anche se finora non ho visto i nomi, ma anche se fosse vero, come potrebbe questo giustificare l’uccisione di 13.500 bambini palestinesi? E i leader occidentali che affermano di sostenere la democrazia e i diritti umani, come possono dormire sapendo che Israele -che riconoscono, sostengono e al quale forniscono armi- continua a uccidere migliaia di bambini? Non capisco. O sono diventati totalmente insensibili e non provano sentimenti verso l’umanità, oppure non sono animati da buone intenzioni.
Un’inchiesta di Altreconomia ha rivelato che il governo italiano ha continuato a vendere armi a Israele anche dopo il 7 ottobre. Come considera questa scelta?
MB Sono sicuro che questa decisione è contro la volontà della maggior parte degli italiani, è un comportamento crudele. Il vostro governo deve capire che, se il caso di genocidio passerà davanti alla Corte internazionale di giustizia, sarà ritenuto responsabile di aver partecipato. È una cosa molto grave. Continuare a sostenere uno Stato, un esercito, che commette non solo genocidio ma anche punizioni collettive e pulizia etnica violando il diritto internazionale non solo è vergognoso ma assolutamente irresponsabile e avrà delle conseguenze.
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