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I rischi di fare il sindaco
Nel corso del 2014 gli amministratori locali italiani hanno subito in media una intimidazione o minaccia al giorno, 361 in totale. Il fenomeno -censito da Avviso Pubblico- riguarda 18 regioni
Nell’Italia del ventunesimo secolo fare il sindaco, l’assessore o il consigliere comunale non solo è difficile: è anche rischioso. Lo attestano gli ultimi dati contenuti nel rapporto 2015 “Amministratori sotto tiro”, presentato a Napoli il 13 novembre da Avviso Pubblico, l’associazione che dal 1996 ad oggi ha messo in rete più di trecento enti locali impegnati in progetti di formazione civile contro le mafie.
Sono 361 gli atti di intimidazione e di minaccia nei confronti di amministratori locali e funzionari pubblici censiti nel corso del 2014. Un dato impressionante: il 3% in più rispetto all’anno precedente; una media di 30 intimidazioni al mese, praticamente una al giorno. E questi sono soltanto i fatti di cui l’associazione è venuta a conoscenza, grazie alle segnalazioni dei suoi dirigenti locali o alle notizie apparse sui giornali e siti internet nazionali e locali.
Gli amministratori locali sotto tiro sono distribuiti in 18 regioni, 69 province e 227 comuni, a dimostrazione di come, seppur in modo quantitativamente differenziato, questo è un fenomeno che ha assunto un carattere nazionale.
“Quando ti minacciano ti senti male: è una vera invasione della tua vita quella che mettono a segno” ha spiegato -a Napoli- Maria Elena Comendulli, Sindaca di Calcio (Bergamo), destinataria di una busta contenente minacce di morte ed un proiettile.
Nella maggior parte dei casi, come racconta il rapporto di Avviso Pubblico, gli amministratori vengono colpiti attraverso l’incendio delle auto di loro proprietà. È quello che è successo, tra i tanti, ad Alvise Stracci, sindaco di Alimena, in provincia di Palermo, il quale ha affermato: “Certe cose non sono facili da superare. Per notti e notti mi sono svegliato alle quattro senza riuscire più a dormire. Sono andate a fuoco l’auto di mia moglie e anche un’altra, oltre al pian terreno di un’abitazione dove dormiva una famiglia e il negozio di abbigliamento di loro proprietà”. Le fiamme dolose, che ad Alimena hanno distrutto anche l’auto di un assessore, lasciano un segno indelebile e mettono in pericolo la vita anche persone inermi.
È sempre il Sud Italia, con il 74% dei casi, l’area geografica dove gli amministratori locali e i dipendenti pubblici risultano maggiormente esposti. Segue l’area del Nord Italia, soprattutto Lombardia, Liguria e Veneto, con il 14% dei casi e il Centro Italia, in particolare il Lazio, con il 12% dei casi. A livello regionale il primato spetta alla Sicilia, con 70 situazioni accertate, mentre a livello provinciale è Napoli, con 29 episodi, a primeggiare la classifica. Ad essere oggetto di atti intimidatori sono stati soprattutto sindaci di città di medio-piccole dimensioni. Non sono mancati anche primi cittadini di città capoluogo, come ad esempio Catania e Palermo.
Rispetto al 2013, lo scorso anno sono quadruplicati i casi di aggressione fisica, che si sono tradotti in agguati compiuti soprattutto da parte di singole persone che hanno dato schiaffi, tirato pugni, bastonate e spintoni agli amministratori locali, non solo in luoghi pubblici -lungo strade, vie o piazze, magari al termine di un comizio pubblico- ma anche all’interno degli uffici comunali.
Raddoppiati rispetto al 2013 risultano invece i casi in cui si è fatto ricorso ad armi e ordigni. Per quanto concerne le armi, queste sono state impiegate per sparare contro case e auto personali, contro mezzi e uffici pubblici (ad esempio, i municipi). Gli ordigni impiegati sono stati di vario tipo: bottiglie molotov, petardi, bombe carta, veri e propri bombe. La maggior parte degli autori delle intimidazioni è rimasto ignoto e impunito. In termini quantitativi, minoritario è risultato il numero di situazioni imputabili alla criminalità organizzata.
Lo Stato deve garantire la protezione agli amministratori locali minacciati ed approvare alcune norme che permettano una più efficace azione preventiva e repressiva. Lo ha chiesto il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà (anche lui minacciato nel corso del 2015, vedi Ae 176) e lo ha scritto nella sua relazione finale la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli amministratori locali minacciati, che ha concluso i suoi lavori a marzo. —
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