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Diritti / Reportage

I richiedenti asilo senza diritti a Cipro, l’isola divisa in due

Paul, un operatore britannico della Ong Refugee support, aiuta un’altra giovane collega a fornire uno dei servizi per i richiedenti asilo di Cipro, il supporto alla stesura di un curriculum © Giacomo Sini e Dario Antonelli

Nel Paese, tagliato dalla Green line, i migranti vivono in condizioni difficili, spesso senza casa, documenti e lavoro. Il governo riconosciuto dall’Ue, con l’aiuto dell’Agenzia Frontex, vuole ridurre gli arrivi e aumentare i rimpatri. A tutti i costi

Tratto da Altreconomia 262 — Settembre 2023

Esele chiude il rasoio a mano libera e spande polvere di talco sul volto appena rasato di John, che si osserva attentamente nello specchio. Al di là della vetrina, sulla strada, lo aspettano Blessing, Ibrahim e Daniel. “Sono bravi questi barbieri -dice quest’ultimo mentre si passa una mano dietro la nuca- io ho finito giusto due minuti fa”. Vengono tutti e quattro dalla Nigeria, hanno 25 anni, sono a Cipro da poco e anche per loro il Dignity center, struttura gestita dalla Ong britannica Refugee support nel centro di Nicosia, è un punto di riferimento per i servizi che offre. Scherzano e parlano del futuro in un fiume di parole: “Voglio andare in Italia, a Napoli -dice Blessing- è bella e ho tanti amici là”. Ma appena chiedi come va a Cipro la risposta è lapidaria: “Bene”.

A fine giornata la stazione centrale dei bus di Nicosia, in piazza Solomou, è piena di lavoratori stranieri. Un continuo passaggio di tute da lavoro, scarpe antinfortunistiche e pantaloni sporchi di calce e vernice anima la piazza al crepuscolo. Al quarto piano di un palazzo poco lontano, Corina Drousiotou, cipriota di 47 anni, è seduta alla sua scrivania nella sede del Cyprus refugee council, una Ong cipriota attiva nell’advocacy come nel supporto legale, sociale e psicologico. “Cipro è un Paese con poca popolazione, con alto livello di istruzione, e che ha bisogno di manodopera -racconta la donna che è coordinatrice della Ong-. Dal 2004 a oggi infatti le diverse fasi negli arrivi di persone migranti nel Paese si sono alternate a seconda della situazione economica”. Il nuovo esecutivo insediatosi a febbraio dopo le elezioni presidenziali sta seguendo l’indirizzo del precedente governo, che Corina riassume in una breve formula: “Meno arrivi, più rimpatri”.

A mezz’ora dall’apertura del Dignity center ci sono già una ventina di persone davanti all’ingresso. A Cipro i richiedenti asilo hanno accesso al lavoro e al welfare in caso di disoccupazione, per questo il centro, oltre a distribuire cibo, mettere a disposizione una lavanderia e un servizio settimanale di barbiere, offre anche un aiuto per compilare le pratiche. Paul Hutchings, chief executive di Refugee support, segnala che i tempi della burocrazia da inizio 2023 sono sempre più lunghi: “L’attesa per le richieste di accesso al welfare è triplicata, c’è chi attende tre o quattro mesi”. In fila ci sono anche Dawood e Rahman, due cittadini afghani di circa 30 anni. “Vorrei fare l’insegnante di Ju Jitsu -dice il primo- però ai richiedenti asilo è consentito solo fare alcuni lavori”. Sul tavolo c’è l’elenco ufficiale degli impieghi, e non è certo una lista dei desideri. “Ho sempre fatto il contabile, non ho altra esperienza -spiega Rahman-. Ho provato a fare il cameriere, ma senza formazione, dopo tre giorni mi hanno mandato via senza paga. E se rifiuti sei escluso dai sussidi”.

“La divisione del Paese -spiega Corina- impatta direttamente sulla condizione dei migranti e anche nel ‘processo’ di asilo”. Dal 1974 Cipro è diviso de facto in due entità statali separate dalla Green line. A Sud la Repubblica di Cipro è parte dell’Unione europea ma è fuori dallo spazio Schengen, anche se dal 25 luglio 2023 è entrata nello Schengen information system, che consente lo scambio di dati tra cui le impronte digitali. A Nord invece la repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta però solo dalla Turchia.

Secondo fonti governative nel 2021 l’85% degli ingressi “irregolari” di richiedenti asilo sono avvenuti attraverso la Green line, che divide il territorio di Cipro in due

La Green line per questo motivo non è considerata come un confine ufficiale, anche se vi sono valichi di accesso con controllo dei documenti, ma solo come linea del cessate il fuoco. Secondo fonti governative l’85% degli ingressi “irregolari” di richiedenti asilo nel 2021 sono avvenuti attraverso la Green line. “Molti arrivano al Nord in aereo con un visto per studio o lavoro, spesso sono vittime di truffe o dei trafficanti -racconta Corina-, il governo ha spesso accusato le autorità del Nord di usare i migranti per esercitare pressione. È chiaro che la questione migratoria giochi un ruolo nei rapporti tra Nord e Sud, ma non è la situazione della Bielorussia nel 2021”. Corina si riferisce a quanto successo sulla frontiera con la Polonia, quando migliaia di persone provarono ad entrare in Europa per chiedere asilo ma fu negato loro l’ingresso, e il rifiuto fu motivato dalla narrazione tossica centrata sulla strumentalizzazione dei migranti da parte di Minsk.

Tra le persone in fila di fronte al Dignity centre c’è anche Youssef, 24 anni, cittadino iraniano, che è da poco uscito dal centro di prima accoglienza di Pournara: “Era terribile, mancavano le medicine, il cibo faceva star male, le tende troppo affollate”. Racconta che è dovuto scappare dal suo Paese perché è cristiano: “Se fossi rimasto sarei sicuramente morto”. Decine di richiedenti asilo siedono sul muretto, sotto le fronde degli alberi. Ogni mattina vengono alla rotatoria di piazza Oxi sperando che qualcuno li carichi per una giornata di lavoro. “I casi di sfruttamento sono frequenti -dice Corina- viene presentata come una situazione straordinaria, ma i problemi per i migranti sono semplici, gli stessi di tutti: il lavoro e la casa”. 

Nel 2022 sono state presentate 22.182 richieste di asilo a Cipro, tra quelle esaminate vi è stato un tasso di rifiuto del 98,3%. Le persone provengono soprattutto da Siria, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan, Afghanistan, Bangladesh, Camerun e Somalia. Le procedure in genere sono molto lente. Il 2022 si è chiuso infatti con 29.715 richieste d’asilo ancora pendenti, mentre nei primi tre mesi del 2023 erano già state presentate 3.131 nuove richieste. “Gli arrivi hanno iniziato ad aumentare dal 2017”, riprende Corina.

È in tale contesto che dal 2018 ha cominciato a operare nel Paese anche Frontex, l’Agenzia che sorveglia le frontiere esterne europee, che nel solo 2021 ha assistito la Repubblica di Cipro in 104 operazioni di rimpatrio. Human rights watch segnala che Cipro è tra quei Paesi europei dove è attiva Frontex e in cui gli abusi verso richiedenti asilo sono ampiamente documentati. In questo senso anche il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa rileva che vi sono accuse per maltrattamenti nei casi di rimpatri annullati. Nel 2021 inoltre il precedente governo aveva iniziato a disporre filo spinato lungo la Green line e aveva stretto accordi con Israele per implementare la sorveglianza. “È stata una novità per Cipro considerare la Green line come un confine esterno -afferma Corina-. Il nuovo governo sembra però non ritenere utili le recinzioni al fine di fermare gli arrivi. È diffusa la preoccupazione che queste misure portino a un inasprimento della divisione, e i migranti sembrano essere solo un pretesto”.

Des Prendegast e Armin Dozo, due funzionari della United nations police (Unpol) all’interno della missione United Nations peacekeeping force in cyprus (Unficyp) osservano le aree della buffer zone, area militare che divide le postazioni della Repubblica di Cipro da quelle della Repubblica turca di Cipro del Nord. Spesso molti richiedenti asilo attraversano
queste aree dal Nord per cercare fortuna © Giacomo Sini e Dario Antonelli

Uno dei barbieri dà gli ultimi colpi di scopa sul pavimento. “All’inizio nessuno voleva farsi fare i capelli da me, ma ora c’è la fila -spiega Ride Sadou, cittadino camerunense di 32 anni, che ogni venerdì diventa barbiere al Dignity centre-. La gente ha bisogno di sentirsi bene, in ordine, per sé e per gli altri”. Ora è disoccupato ma ha lavorato per due anni in una piccola fabbrica di alluminio: “Nonostante le mie richieste non mi facevano il contratto e le paghe erano misere. Non ci sono sindacati che si occupano di questi problemi. Allora me ne sono andato, meglio fare le consegne in bici”.

Fuori dalla finestra diluvia. Corina alla sua scrivania spiega che anche qui “come altrove si attuano politiche che hanno l’obiettivo di far soffrire queste persone per farle scappare”. Il Centro di prima accoglienza di Pournara, dove chi entra “irregolarmente” deve presentare la domanda di asilo, è a circa 20 chilometri dalla capitale. Sarebbe prevista una permanenza di 72 ore ma di solito le persone rimangono lì dai 45 ai 60 giorni e si genera sovraffollamento. Un mese dopo la presentazione della domanda, ormai fuori dal centro, ci si può iscrivere all’Ufficio del lavoro ma serve la residenza. “Ma molti ciprioti non affittano ai richiedenti asilo e questo è un problema -conclude Corina-. Fuori dal centro ci sono addirittura persone che vendono indirizzi”.

L’auto della polizia si ferma sul ciglio della strada, a cento metri dai cancelli del centro di Pournara. L’agente grida dal finestrino: “Che cosa ci fate qui?”. Scende dal veicolo, controlla i documenti e, senza perdere il piglio autoritario, dice: “Giornalisti? Fate le vostre foto e andate via. Non parlate con nessuno”. 

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