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Esteri / Reportage

I medicinali introvabili in Tunisia arrivano in valigia dall’Europa

© Ave Calvar, unsplash

Nel Paese sono scomparsi dal mercato più di 300 farmaci: si aggiungono alla lunga lista dei beni di prima necessità che continuano a mancare. Mentre gli ospedali pubblici sono al collasso, si parte anche per curarsi

Tratto da Altreconomia 265 — Dicembre 2023

Una volta ogni tre mesi, Salwa cambia duecento dinari per cinquanta euro sul mercato nero. Consegna le banconote al fratello -che spesso si reca in Francia per lavoro- incartate insieme a una prescrizione medica. Lui in aeroporto compra le medicine e gliele riporta dall’altra sponda del Mediterraneo, a cinquanta minuti di volo, in Tunisia. “Per fortuna, le farmacie francesi accettano le ricette tunisine -spiega la donna- mi chiedo, però, quanto siamo messi male se noi, una famiglia della classe medio-alta, non possiamo più accedere alle cure mediche nel nostro Paese”.

Salwa ha bisogno di una cura trimestrale composta da nove scatole di Tegretol 400, un comune antiepilettico, per garantire un trattamento completo a suo marito. “Rischia la vita senza questo farmaco, ma non lo troviamo più qui”, sospira. L’epilessia è una delle malattie croniche che il Fondo nazionale tunisino per l’assicurazione malattia (Cnam), a cui Selwa e suo marito aderiscono, dovrebbe coprire al 100%, garantendo il rimborso dell’intero costo dei farmaci e delle visite mediche. Eppure, Salwa non riesce più a trovarlo. Il Tegretol 400 era disponibile nella farmacia di quartiere del centro di Sousse, città costiera nel Nord-Est della Tunisia, l’unica dove Salwa ha diritto a ottenere, come prevede la sua assicurazione, il rimborso completo. “Già a partire dal 2022 ho rinunciato a ricevere indietro i soldi”, spiega. Nel corso dell’ultimo anno, allora, ha trascorso il suo tempo girando per la città, da una farmacia all’altra, per riuscire a trovare le nove scatole. Finché non è stata costretta a cercare il Tegretol in Francia.

Secondo Naoufel Amira, presidente dell’Unione dei proprietari di farmacie private, più di 300 farmaci, in particolare quelli utilizzati per il trattamento di malattie croniche e rare, non sono più disponibili sul mercato tunisino. “La Farmacia centrale tunisina, che conserva il monopolio delle importazioni, ha continuato a indebitarsi con i laboratori internazionali al punto da creare un blocco delle medicine importate”, spiega un tecnico di laboratorio che accetta di parlare solo sotto anonimato e lavora per l’industria farmaceutica tunisina.

Sui gruppi Facebook di tunisini all’estero, le richieste di medicinali sono sempre più frequenti. “Per favore, ho bisogno urgentemente di questo farmaco per una bambina di quattro anni. Se qualcuno torna a Tunisi nei prossimi giorni, potrebbe portarmelo?”, si legge in un post sul gruppo “Tunisini in Francia”, insieme a una prescrizione di un ciclo di tre mesi dell’antibiotico Oracillina.

“Queste crisi di carenza di medicinali si ripetono dalla fine del 2016, ostacolando il diritto alla salute”, conferma l’Osservatorio economico tunisino. “Dal periodo del Covid-19, però, la situazione ha continuato a peggiorare -testimonia un medico dell’ospedale pubblico di Sousse-. Oggi non abbiamo nemmeno più fogli su cui scrivere le ricette. Usiamo dei pezzi di carta che i pazienti ci portano da casa”.

Secondo l’Unione dei proprietari di farmacie private sono 300 i farmaci non più disponibili sul mercato tunisino. In particolare, quelli utilizzati per il trattamento di malattie croniche e rare

Negli ospedali del Paese in pochi accettano di parlare a viso scoperto con i giornalisti per paura di subire conseguenze. Dal settembre 2022 il decreto presidenziale numero 54 minaccia chiunque diffonda una generica fake news, ovvero qualsiasi informazione che contraddice la versione ufficiale. Ogni dichiarazione deve essere approvata dal ministero della Salute, che riferisce direttamente al presidente tunisino Kaïs Saïed. Nel gennaio 2022 Saïed ha licenziato da un giorno all’altro i vertici della Farmacia centrale tunisina sostituendoli solo a settembre 2023, dopo nove mesi di posto vacante. Da allora, poche informazioni sono filtrate.

In Tunisia il 46% dei farmaci proviene dall’estero, mentre il resto è prodotto all’interno del Paese. Ma gli ospedali dipendono molto di più dalle importazioni con il 76% dei farmaci che arrivano dall’estero. “C’è però una grande differenza tra molecole e medicinali effettivamente disponibili. Molte molecole restano presenti grazie ai medicinali generici prodotti dall’industria farmaceutica tunisina, ma i pazienti spesso non si fidano”, spiega un dipendente di un laboratorio privato tunisino.

Diversi laboratori esteri sono rappresentati in Tunisia, come la francese Sanofi, la statunitense Pfizer o l’italiana AlphaSigma. “Ma le loro medicine devono comunque passare dalla Farmacia centrale tunisina, che non è più in grado di assicurare i pagamenti in valuta estera -spiega il tecnico-. Per questo motivo molte aziende straniere stanno lasciando la Tunisia, come ha fatto la svizzera Novartis. Quando un laboratorio medico è presente in un Paese, importare nel mercato locale ha un senso, perché conviene economicamente. Se se ne va, molto meno”, aggiunge.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il presidente tunisino Kaïs Saïed. La Tunisia è un partner considerato strategico per l’Italia e l’Ue nella “gestione” dei flussi migratori. Nel luglio 2023 Bruxelles ha firmato un accordo dal valore di 785 milioni di euro a favore di Tunisi © governo.it

Nel 2023 si stima che il debito della Tunisia sia un miliardo di dinari, circa 300 milioni di euro). “Lo Stato ha coperto il deficit di bilancio della Farmacia centrale negli ultimi anni -conferma Amira del Sindacato dei farmacisti- ma non lo fa più a causa dell’aggravarsi della crisi finanziaria”. Il contesto internazionale non ha indubbiamente aiutato il Paese. L’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime a seguito della guerra in Ucraina ha portato a carenze di medicinali anche in alcuni Paesi europei: in Francia, ad esempio, il paracetamolo e l’amoxicillina. Ma in Tunisia, le difficoltà nella catena di produzione globale dei farmaci coincidono con una vasta crisi economica e finanziaria del periodo post-Covid-19.

Dopo aver rifiutato un accordo con il Fondo monetario internazionale (Fmi), le principali agenzie di rating internazionali hanno declassato il Paese due volte negli ultimi due anni. La Tunisia sta pericolosamente scivolando verso il gradino dei Paesi considerati a rischio di default, come accaduto al Libano.

I farmaci, infatti, si aggiungono a una lunga lista di beni di prima necessità -farina, zucchero, carburante, latte, caffè, riso e altri beni- che sono in carenza di scorte dal 2022. “La recente svalutazione del dinaro ha contribuito ad aumentare le spese sanitarie”, spiega l’Osservatorio tunisino dell’economia. “Prendiamo l’esempio della Flecainide, un prodotto contro l’aritmia -aggiunge l’impiegato del laboratorio farmaceutico-. Un lotto quest’estate costava 1.500 dinari. Due mesi dopo 1.800, solo a causa dell’aumento del tasso di cambio tra dinaro e euro”.

“La Farmacia centrale tunisina ha continuato a indebitarsi con i laboratori internazionali al punto da creare un blocco delle medicine importate” – Naoufel Amira

Secondo lui, la concorrenza tra laboratori porta spesso a una produzione eccessiva di uno stesso prodotto. “Ci concentriamo su ciò che è redditizio, non su ciò che manca -ammette-. In Tunisia, il prezzo di vendita dei farmaci che escono dai laboratori è completamente liberalizzato, mentre in Francia, ad esempio, no. Quindi, lo stesso prodotto può costare di più qui che in Europa. Una confezione da trenta compresse di Aprexevo per il trattamento dell’ipertensione è venduta in Francia a sette euro e viene rimborsata al 60%. Qui si trova l’Aprovasc (lo stesso tipo di farmaco dello stesso laboratorio, ndr) a 62 dinari, più di venti euro”.

Davanti all’ospedale pubblico di Sousse, molti pazienti arrivano dalle regioni interne del Paese, a centinaia di chilometri da questa città costiera, una delle quattro in Tunisia con un reparto oncologico. “Ho fatto avanti e indietro per settimane sperando di trovare un farmaco per la chemioterapia -spiega un giovane che accompagna un anziano in sedia a rotelle- ma continua a non essere disponibile in ospedale. Non so più dove cercarlo”. È in questo contesto che l’Unione europea ha firmato un accordo con la Tunisia del valore di 785 milioni di euro per affrontare la questione migratoria a luglio 2023. Ma dietro le immagini di Lampedusa, spesso si nasconde un sistema sanitario al collasso. “Tra i migranti ci sono molti malati, chi di cancro, chi di malattie croniche -conferma un volontario dell’Ong AlarmPhone da Lampedusa-. Durante l’estate del 2023, un uomo è arrivato stringendo una radiografia come se fosse il documento più importante che aveva, più del passaporto”.

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