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I droni di Frontex al servizio delle milizie costiere libiche. Le Monde inchioda l’Agenzia
Un’inchiesta del quotidiano francese ricostruisce come l’Agenzia che sorveglia le frontiere europee abbia trasmesso ai libici le immagini riprese dai suoi assetti che sorvolano il Mediterraneo. Una pratica che facilita l’intercettazione e il respingimento delle barche dirette verso Italia e Malta da parte delle milizie
I dispositivi di sorveglianza di Frontex vengono utilizzati dalla cosiddetta Guardia costiera libica per intercettare le imbarcazioni che trasportano le persone dalle coste libiche verso l’Italia. La denuncia arriva dal quotidiano Le Monde che ha analizzato le immagini dei “soccorsi” pubblicati sugli account della “polizia libica”: almeno in cinque diversi casi i giornalisti hanno ricostruito come gli scatti siano stati ripresi da dispositivi dell’Agenzia che sorveglia le frontiere europee e in un altro invece il dispositivo è di EunavforMed, forza navale europea presente nel Mediterraneo e che collabora con l’Agenzia.
I primi indizi della collaborazione tra Frontex e le milizie libiche risalgono all’aprile 2021. In quell’occasione era stato il Der Spiegel, in collaborazione con Lighthouse report, a ricostruire come l’Agenzia, ancora guidata da quello che oggi è l’ex direttore Fabrice Leggeri, avesse sorvolato in almeno 20 occasioni in un anno le barche di migranti prima che la polizia le portasse indietro. A volte, addirittura, anche quando i libici si spingevano lontani dalla loro area di competenza. L’inchiesta di Le Monde pubblicata a fine novembre 2022 conferma questa dinamica. Sulla pagina Facebook della Guardia costiera libica ci sono una decina di foto pubblicate tra il 2018 e il 2022 che riprendono barche in distress cariche di migranti. Proprio questi scatti hanno fatto insospettire i giornalisti, consapevoli che le autorità libiche non hanno adeguati mezzi per riprendere con così alta risoluzione queste immagini. Così i giornalisti hanno incrociato le informazioni contenute nelle foto (data, orario e coordinate) con i diari di bordo di diverse Ong attive nel Mediterraneo, sia in aria sia in mare, e i velivoli di Frontex. Come detto, in almeno cinque casi le foto sono state scattate dall’Agenzia.
La trasmissione delle immagini ha infatti reso possibile l’intercettazione delle navi. Le Monde ricostruisce nel dettaglio il caso dell’8 maggio 2019 quando l’aereo di Frontex, dopo aver scoperto una barca in rotta verso l’Europa non emette un mayday, che avrebbe allertato tutti gli aerei e le navi nelle vicinanze, compresa in quel caso la Mare Jonio, della Ong Mediterranea Saving Humans, ma contatta i libici. Sono loro, diverse ore dopo, a trovare le barche in difficoltà a ben 10 chilometri di distanza dalle loro coste: senza le immagini di Frontex sarebbe stato impossibile. Immagini a cui, tra l’altro, hanno avuto accesso anche le altre Guardie costiere.
Come già successo nell’aprile 2021 dopo la prima inchiesta pubblicata dal Der Spiegel, da Varsavia hanno fatto sapere che “non c’è collaborazione tra Frontex e le guardie costiere libiche” sottolineando come le “immagini sono state trasmesse al Centro regionale di coordinamento dei soccorsi RCC riconosciuto a livello internazionale” in conformità con i regolamenti europei e non alla Guardia costiera libica. Ma l’8 novembre 2022 è stato lo stesso vicepresidente della Commissione europea Josep Borrel ad affermare che questo centro di coordinamento non è attivo. Diverse inchieste, infatti, hanno rivelato come dietro all’Rcc ci sia in realtà la Guardia costiera libica. Altro che “assenza di collaborazione”. L’obiettivo è far fare il “lavoro sporco” alle milizie. E in questo l’Italia gioca un ruolo di primo piano: anche grazie alle sue forniture milionarie sono cresciute le possibilità di intercettare le barche.
Un ultimo tassello è la mancata trasparenza sul tema da parte di Frontex. Nel febbraio 2022 la deputata olandese del Parlamento europeo Tineke Strik ha pubblicato le risposte di Frontex alla sua richiesta di avere accesso ai documenti per chiarire quanto i contatti tra Frontex e i libici siano sporadici o sistematici. L’Agenzia ha risposto che 119 documenti ricadono nella tipologia di informazioni richieste ma che l’accesso è rifiutato in quanto tale condivisione “metterebbe in pericolo la vita dei migranti” perché sono informazioni operative, e che, inoltre, non c’è un interesse pubblico che giustifica questa richiesta.
L’inchiesta di Le Monde arriva a poche settimane dalla pubblicazione del rapporto dell’Ufficio anti frode europeo (Olaf) che ha certificato le pratiche illegali dell’Agenzia sui confini. E la sorveglianza dall’alto sui confini marittimi ha un ruolo centrale: sia nel Mediterraneo sia nell’Egeo. Nelle acque che separano la Turchia dalla Grecia gli aerei dell’Agenzia osservavano dall’alto i brutali respingimenti delle persone che cercavano protezione in Europa da parte della Guardia costiera greca. Il silenzio, da un lato, la collaborazione nei respingimenti dei libici dall’altro. Il ruolo dell’Agenzia è sempre più problematico.
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