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Diritti / Opinioni

Guerra all’asilo: le deportazioni tentate dal Regno Unito

Il ministro degli Interni britannico Priti Patel e il ministro degli Esteri del Ruanda, Vincent Biruta, al momento della firma del partenariato per la migrazione e lo sviluppo economico tra i due Paesi © Uk home office, via Flickr

Con l’Illegal migration bill, Londra vuole spedire i profughi in altri Stati ritenuti “sicuri”. Cancellando la Convenzione di Ginevra. La rubrica di Gianfranco Schiavone

Tratto da Altreconomia 262 — Settembre 2023

Nel corso del 2022 sono state 45.700 le persone che hanno attraversato la Manica a bordo di piccole imbarcazioni per raggiungere il Regno Unito. Un numero in crescita rispetto alle 28.500 del 2021 e alle 8.500 del 2020, ma non ingestibile. Eppure il 20 luglio 2023, dopo un durissimo dibattito interno al Paese, condotto sia nelle aule del Parlamento, sia nella società, il Regno Unito ha promulgato una nuova legge (la “Illegal migration bill”) il cui obiettivo è quello di “prevenire e scoraggiare la migrazione illegale, e in particolare la migrazione attraverso rotte non sicure e illegali, richiedendo l’allontanamento dal Paese di determinate persone che entrano o arrivano sul territorio in violazione del controllo sull’immigrazione”.

Il respingimento alla frontiera di stranieri irregolari -anche con provvedimenti immediatamente esecutivi- pur ponendo molti e delicati problemi legali, non rappresenta certo una novità nel Regno Unito, così come nell’Unione europea. La normativa britannica però prevede che tale allontanamento riguardi anche le persone che arrivano nel Paese per chiedere asilo. Tutti gli stranieri, senza distinzione, dovranno essere inviati nel loro Paese d’origine (se ritenuto sicuro) o in uno Stato terzo dove verrà esaminata la loro domanda di protezione. Che non verrà mai presa in carico dalle autorità di Londra. Per mettere in atto questi allontanamenti il Regno Unito dovrà però stringere accordi ad hoc con Paesi disponibili ad accogliere i richiedenti asilo: l’unico ad accettare, finora, è stato il Ruanda.

Il 29 giugno 2023 una sentenza della Corte d’Appello di Londra ha bloccato l’opera del governo guidato da Rishi Sunak. Facendo riferimento agli obblighi sanciti dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (alla quale il Regno Unito è tutt’ora vincolato, pur non facendo più parte dell’Ue) i giudici inglesi hanno stabilito che il Ruanda non può essere infatti considerato un Paese terzo sicuro a causa di gravi carenze nelle sue procedure di asilo. Con il rischio che le persone possano essere erroneamente rimpatriate in altri Paesi in cui rischiano persecuzione, tortura o trattamenti inumani e degradanti.

Sono stati 45.700 i richiedenti asilo che, partiti dalle coste dell’Europa continentale, hanno raggiunto il Regno Unito a bordo di piccole imbarcazioni nel 2022

Al momento, dunque, la nuova legge è solo un vuoto manifesto politico di propaganda perché non c’è nessun Paese in cui poter inviare i richiedenti asilo che il governo inglese non vuole. La posizione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) è stata netta: questa normativa “è in contrasto con gli obblighi del Regno Unito in materia di diritti umani e di diritto dei rifugiati e avrà conseguenze profonde per le persone che necessitano di protezione internazionale”.

Che cosa rimane dell’adesione alla Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951 se, con totale automatismo, nessuna domanda di asilo può essere presentata ed esaminata nel Regno Unito a eccezione di coloro che vi sono arrivati regolarmente? Sarebbe come avere una legge che sancisce il diritto di un minore all’istruzione prevedendo nel contempo il rifiuto d’accesso a tutti gli istituti scolastici. Se anche il Ruanda (o qualunque altro Paese) riconoscesse allo straniero lì deportato il diritto d’asilo, sarebbe questo a dare attuazione alla Convenzione e il Regno Unito a non applicarla.

Mi piacerebbe scrivere che quello che avete appena letto è la traccia di una novella a cui sto lavorando, che parla della possibile irruzione della follia anche nella vita delle società democratiche più avanzate. Purtroppo non è così: è la descrizione dello sbandamento politico e sociale in cui si trova il Regno Unito (ma anche il nostro Paese), con o senza rifugiati.

Gianfranco Schiavone è studioso di migrazioni. Già componente del direttivo dell’Asgi, è presidente del Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio rifugiati onlus di Trieste

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