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Diritti / Approfondimento

Giovanissime firme raccontano lo sfruttamento lavorativo

Il laboratorio costruito dalla redazione per scrivere e impaginare i contenuti della rivista. Il progetto ha ricevuto il supporto della Città metropolitana di Milano - Emersioni

Il secondo numero della rivista Emersioni tratta il tema dei diritti negati nel mondo del lavoro. Con lo scopo di coinvolgere in un dibattito complesso le nuove generazioni. Attraverso un linguaggio semplice ma mai banale

Tratto da Altreconomia 265 — Dicembre 2023

Un laboratorio per imparare a scrivere di cose difficili con l’obiettivo di raccontare ai più giovani (e non solo) che cos’è il grave sfruttamento lavorativo. Semplificando ma senza banalizzare. Il secondo numero della rivista Emersioni pubblicato a fine ottobre 2023, è frutto del lavoro di 14 giovanissime giornaliste, di età compresa tra 16 e 26 anni, che per mesi si sono incontrate per approfondire il tema dei diritti negati nel mondo del lavoro. “Un fenomeno opaco che vive lontano dai riflettori -racconta Giuliano Battiston, direttore editoriale che ha guidato la redazione- in cui spesso è difficile tracciare il confine tra sfruttamento grave e non. Per questo abbiamo cercato di tenere un equilibrio tra le storie individuali, il contesto generale e le realtà che si occupano di sensibilizzazione e accoglienza”.

Da Milano a Legnano passando per Gorgonzola, Busto Arsizio (VA) e l’hinterland cittadino ma arrivando anche, simbolicamente, molto più lontano, dal Bangladesh alla Tunisia con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza. Il progetto editoriale promosso da Città metropolitana di Milano, in collaborazione con cheFare e Codici ricerca e intervento, organizzazioni che si occupano di interventi di trasformazione sociale e culturale, aveva come obiettivo far capire quanto questo tema permei le vite di tutti. “Mi immaginavo il grave sfruttamento come qualcosa di distante dalla mia quotidianità e che riguardava solo alcune ‘categorie’ di persone -spiega Irene Mandrini, 17 anni, una delle più giovani della redazione- invece non è così. Ed è importante esserne consapevoli”.

E non a caso, proprio Mandrini, insieme ad Anita Biratoni, 16 anni, hanno curato un reportage a Busto Arsizio. L’idea era di indagare quale fosse la conoscenza del fenomeno della “Generazione Z” (i nati tra il 1997 e il 2012) e metterla a confronto con lo sguardo dei più anziani. E così alla testimonianza di Alessandro e Olimpia -23 e 20 anni- che non hanno dubbi nel definire sfruttamento un tirocinio da 40 ore settimanali retribuito con cento euro al mese, si affianca quella di Lucia, 84 anni, che racconta di come questo fenomeno sia sempre esistito, fin da quando era bambina. Ma il racconto della giovane redazione non si ferma a singoli casi ed esperienze individuali, ma prova a ricostruire il contesto.

E così l’intervista a Vincenzo Paturzo, amministratore giudiziario dell’azienda agricola StraBerry, prima fiore all’occhiello della filiera agricola milanese, poi accusata nel 2020 dello sfruttamento di 73 braccianti, così come l’intervento di Ivan Lembo, capo ufficio delle Politiche sociali di Milano per la Cgil, aiutano a costruire i contorni del sistema economico in cui si inseriscono i singoli episodi di sfruttamento.

“Pensiamo ai rider, alle loro storie al margine che però toccano da vicino la nostra quotidianità”, spiega Federica Vittori, responsabile progetti ed empowerment dell’agenzia di trasformazione culturale cheFare. Proprio l’organizzazione milanese, insieme a Codici, è stata coinvolta da Città metropolitana di Milano per ideare uno strumento comunicativo che potesse raccontare il progetto “Derive e approdi” finanziato dal dipartimento per le Pari opportunità, in seno alla presidenza del Consiglio dei ministri per contrastare la tratta di esseri umani e il grave sfruttamento. “Volevamo arrivare ai più giovani e per farlo è necessario utilizzare un linguaggio semplice -continua Vittori- e non è facile quando si scrive di temi così complessi. Non ci convinceva l’utilizzo esclusivo dei social e abbiamo scelto la rivista: anche se sembra controintuitivo parlare alle nuove generazioni attraverso la carta stampata crediamo sia estremamente importante avere un ‘prodotto’ su cui riflettere”.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con cheFare e Codici ricerca e intervento, due organizzazioni che si occupano di trasformazione sociale e culturale

Le giovani redattrici non hanno evitato le domande più difficili. Come, ad esempio, capire che cosa succede quando non c’è grave ma “solo” sfruttamento lavorativo. “Un aspetto complesso -spiega Emma Besseghini, 23 anni- che però è la domanda da cui siamo partiti. Ovvero come si possono definire i diversi fenomeni, le sfumature dello sfruttamento”. Così apre il numero di Emersioni proprio con un resoconto scritto a quattro mani da Besseghini con Aurora Petrini dell’incontro realizzato con gli operatori del progetto “Derive e approdi”. Che hanno tracciato gli indicatori dello sfruttamento sperimentati dalle persone ospitate nella Casa di Andrea, gestita dalla fondazione Somaschi, che offre servizi di accoglienza residenziale per uomini in difficoltà: l’assenza di documenti, la presenza di coercizione, minacce, orari inaccettabili e mansioni degradanti. Joachim, Bass, Collins: le storie dei lavoratori “irregolari” di Legnano, raccontate in un reportage di Sofia Selano, mostrano come quegli indicatori prendono forma nelle vite delle persone.

Il secondo numero di Emersioni è nato a seguito di una call pubblica da cui sono state selezionate le 14 partecipanti che da fine maggio 2023 hanno cominciato a incontrarsi. “Il percorso è stato suddiviso in tre parti: una prima più formativa, con Battiston che ha tenuto lezioni sugli strumenti del giornalismo -continua Besseghini- una seconda sul campo, di realizzazione delle interviste e dei reportage, una terza di scrittura e revisione prima della pubblicazione”.

Scrittura che aveva come obiettivo mantenere un linguaggio “semplice ma non semplicistico -osserva Battiston- perché volevamo arrivare anche ai non addetti ai lavori. Abbiamo cercato di non dare nulla per scontato. E anche dal punto di vista grafico grazie all’aiuto dell’agenzia di design e grafica Parco studio abbiamo fatto delle scelte che si differenziano rispetto a riviste più ortodosse”. Dei box verdi che interrompono lo scritto aiutano il lettore ad appuntare i concetti principali e ad approfondire gli elementi più tecnici. “La speranza è che ciascuno dei partecipanti possa ricondurre quanto visto nel laboratorio alla propria vita quotidiana -conclude Vittori di cheFare-. Ma non solo. È fondamentale che lo stesso processo si realizzi anche per i lettori”. E piccoli segni, in questa direzione, cominciano a intravedersi. “Ho proposto al mio professore di italiano -riprende Irene Mandrini- di parlare di questa tematica in classe. Si è procurato Emersioni e presto faremo degli incontri sul tema: per confrontarci, insieme, e prendere consapevolezza di quello che succede fuori dal nostro liceo”.
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