Altre Economie
Fedeltà senza tessera
Compie 40 anni la cooperativa “Famiglie e Lavoratori”: un gruppo di acquisto solidale ante litteram che gestisce un punto vendita da 900 metri quadri
Per sei anni hanno ammesso a fare la spesa da loro solo lavoratori, opponendo un secco rifiuto ad artigiani, liberi professionisti, dirigenti o altre categorie che desideravano fare in cooperativa i loro acquisti. La cooperativa “Famiglie e Lavoratori” (Cfl, www.cfltreviglio.it) di Treviglio (Bg) infatti è nata nel 1972 e porta il segno della militanza politica dei suoi fondatori: 18 persone che, da visionari, hanno dato vita ad una sorta di gruppo di acquisto solidale ante litteram per acquistare a prezzi calmierati beni di prima necessità socialmente ed ecologicamente sostenibili.
Oggi Treviglio e il mondo del lavoro non assomigliano a quelli di 40 anni fa. La cooperativa invece sì, e nonostante il punto vendita da 900 metri quadri, un fatturato di 5 milioni di euro, e i 21 dipendenti, mantiene lo stesso piglio ruggente.
Ad uno sguardo veloce, la differenza con altri supermercati di medie dimensioni non è per nulla evidente. Anche qui c’è un parcheggio abbastanza affollato, la fila dei carrelli, un estemporaneo bazar all’aperto dove due uomini africani espongono a terra la loro merce. C’è un po’ di fila al banco del formaggio, i clienti spingono i loro carrelli tra gli scaffali, una coppia anziana soppesa la verdura e alle tre casse ci sono persone in coda. Basta osservare con più attenzione, però, e si può vedere ben altro. Appena entrati c’è l’ufficio soci, il cui compito non è gestire tessere fedeltà (non ne hanno) o offerte commerciali: è invece organizzare eventi per i soci (da molti anni la cooperativa offre corsi di lingue a prezzi molto popolari), raccogliere gli ordini dei libri scolastici ma anche di genere vario (li propongono tutti scontati, anche fino al 20%, già dal 1980), e in generale ascoltare i soci e le loro richieste. Proprio accanto c’è un angolo dedicato ai bambini che possono aspettare qui i genitori che fanno la spesa: ci sono un tavolino, dei libri, qualche gioco in legno, l’occorrente per scrivere e disegnare. Per tutti, all’ingresso, ci sono anche riviste di ecologia ed economia in consultazione (anche Ae) in un espositore accanto alla macchinetta del caffè. La differenza che ormai abbiamo cominciato a vedere, ce la racconta meglio Lucia Profumo, che di lavoro fa la consulente aziendale, è mamma di due ragazzini, ma anche consigliera di amministrazione della cooperativa, volontaria come tutti gli amministratori. “Il nostro compito non è vendere -dice Lucia, mentre ci presenta le attività del supermercato, appoggiata al grande banco dell’ortofrutta biologica-. Noi vogliamo che le persone abbiano ciò che gli serve per vivere cercando di applicare criteri solidali e di rispettare l’ambiente, dalla produzione allo smaltimento”. Così, ad esempio, il negozio non resta mai aperto la domenica o nei giorni festivi, e non propone offerte speciali come i 3×2 o i prezzi sottocosto. Poi Lucia guarda il bancone cui è appoggiata e ci racconta che loro la verdura bio la vendono già dal 1988, ed oggi questo comparto rappresenta ben il 20% del loro fatturato. Un terzo dei prodotti in vendita è biologico, a km0 o appartiene alla filiera equa e solidale, come le mele e le patate della vicina Valle Imagna che sono prodotte con agricoltura integrata da un’azienda che sostiene anche un progetto di lotta all’abbandono scolastico. O come la carne che proviene da allevamenti di Brescia e Piacenza. O come molti prodotti alimentari sfusi (pasta, cereali, legumi…) che la cooperativa propone: solo l’anno scorso ne sono stati venduti 6mila chili.
L’offerta di tutti i prodotti ha uno schema comune: la cooperativa propone un prodotto “di prima fascia”, cioè di un marchio commerciale tra i più noti, un prodotto di “seconda fascia” ovvero un marchio commerciale meno noto o più economico, ma accanto a questi due, sempre, presenta un analogo prodotto della filiera biologica e solidale.
La stessa attenzione viene posta su ogni categoria di prodotti: dalla pasta ai detersivi, dai pannolini per bambini ai giocattoli, dai cosmetici alle bibite. Non è solo questa la differenza, però. Il resto ce lo racconta Marco Brambilla, di giorno consulente finanziario e la sera e nel tempo libero presidente della cooperativa, volontario anche lui. “A noi non basta che il valore sociale stia solo nei prodotti che vendiamo: deve stare in ogni cosa. Quando facciamo un prezzo o mettiamo un prodotto sullo scaffale ci dobbiamo sempre chiedere: stiamo aiutando le persone ad avere una vita sana e sobria o stiamo solo cercando di spingerli a consumare di più?”. Questo genere di problemi occupa molta attenzione degli amministratori, ed è quella che sta anche spingendo ad una revisione dell’offerta: nei prossimi mesi vogliono diminuire i prodotti in vendita passando da 12.000 a 10.000 referenze, cercando nel contempo di mantener prezzi tra i più bassi della zona.
Per un supermercato potrebbe sembrare una scelta insostenibile, quasi autolesionista, ma così non è. I soci che acquistano alla cooperativa Famiglie Lavoratori sono oltre 4mila, in continua crescita. Merito delle scelte di gestione, dei prezzi convenienti, ma anche di una relazione coi soci molto fitta. Su uno scaffale del reparto cosmesi, ad esempio, c’è una piccola fila di flaconi di olio di neem, un prodotto utilizzato anche dalla medicina ayurvedica ma introvabile nei supermercati. Racconta Marco: “Ce lo ha chiesto un nostro socio, e noi almeno una confezione dei prodotti che ci chiedono li prendiamo sempre”. Anche il vasto assortimento di prodotti a base di aloe si spiega così: non ne vendono moltissimi, ma li hanno richiesti come cura di sostegno alcuni soci malati oncologici, e quindi nello scaffale non mancano mai. I legami che si intrecciano qui sono fitti. Tra gli scaffali si aggirano ancora i soci fondatori che vengono a dare una mano, ad organizzare iniziative e a portare idee. La stessa attenzione ai rapporti è chiesta alle commesse, ai magazzinieri, a chiunque lavori qui; se il socio è ammalato e non può uscire a fare la spesa, ad esempio, la cooperativa in un modo o nell’altro trova il modo di recapitargliela, magari affidandola a qualche altro socio che può passare a consegnarla. Non solo: il rapporto di fiducia intreccia anche gli aspetti economici: qui è in vigore una variante moderna dei “librettini blu” dove, molti anni fa, i negozianti “segnavano la spesa”. Il socio infatti può non pagare subito i suoi acquisti: senza ricorrere né a carte di credito né a bancomat, la cooperativa farà un unico addebito totale a fine mese, a stipendio incassato.
I progetti della cooperativa sono moltissimi, alcuni già realizzati (il gruppo di acquisto fotovoltaico, un giornalino mensile che da 36 anni viene inviato a tutti i soci in cui si cita Latouche, si invita a non bere Coca Cola e non si trova mai nessuna offerta commerciale…), altri in cantiere, tra cui la realizzazione proprio dietro il negozio di uno spazio da destinare alle attività culturali e sociali. Da quest’anno infatti Cfl non è più una cooperativa di consumo, ma si è trasformata in una cooperativa sociale proprio per ribadire che l’economia solidale non è solo un modo di fare la spesa, ma una leva potente per far crescere una comunità sia in termini economici che sociali.
Uscendo dal supermercato Lucia e Marco mostrano ancora l’angolo del bookcrossing, lo scatolone per la raccolta e il riciclaggio dei tappi di sughero e poi mi salutano veloci. —