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Diritti / Attualità

Fari accesi sul Cpr di Torino a due mesi dalla morte di Moussa Balde

Il Brunelleschi sarà al centro dell’incontro “Morire di CPR: la tutela della salute nel Cpr di Torino” organizzato giovedì 22 luglio da Api-onlus durante il quale verrà presentato il “Libro nero” a cura di Asgi. Interviene anche la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune. La campagna #Moussamatters va avanti

© moussamatters.com

Sono passati quasi due mesi della morte di Moussa Balde, 22enne originario della Guinea che il 22 maggio 2021 si è tolto la vita -impiccandosi con un lenzuolo- all’interno di uno dei cosiddetti “ospedaletti” del Centro per il rimpatrio (Cpr) di Torino. E a due mesi dal suicidio di Moussa Balde, gli “ospedaletti” continuano a essere utilizzati. Non bisogna farsi ingannare dal nome all’apparenza rassicurante: si tratta di celle singole, spoglie e dove non arriva mai il sole. I sanitari sono ridotti al minimo, sedia e tavolino sono piombati nel pavimento. La porta della cella immette in un cortile di qualche metro quadro, recintato dalle inferiate e chiuso da una tettoia. La visuale del cielo è solo parziale. Il Garante nazionale delle persone private della libertà personale ha descritto questi spazi come “una gabbia metallica non rispettosa della dignità delle persone che vi abitano”.

Negli stessi spazi in cui si è tolto la vita Moussa Balde, l’8 luglio 2019 era morto Hossain Faisal, bengalese che prima del decesso aveva trascorso cinque mesi all’interno dell’ “ospedaletto” di Corso Brunelleschi. “A differenza dell’ordinamento penitenziario per il carcere, nessuna legge consente l’isolamento all’interno dei Cpr -denuncia l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) nel recente “Libro nero del Cpr di Torino”-. Non sono previsti casi che autorizzino l’adozione della misura, né la durata o le concrete modalità. Eppure, la pubblica amministrazione, senza alcun controllo giudiziario, fa uso quotidiano dell’isolamento con le finalità più varie, senza un provvedimento formale, senza specificarne ragioni e durata e senza consentire il contraddittorio con lo straniero. Il quale non ha diritto di opporsi o ricorrere a un giudice”.

Il Cpr di Torino sarà al centro dell’incontro “Morire di CPR: la tutela della salute nel Cpr di Torino” organizzato giovedì 22 luglio da “Api Onlus” durante il quale verrà presentato il citato “Libro nero” e cui parteciperanno Gianluca Vitale, difensore di fiducia di Moussa Balde e Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Torino.

Al momento, secondo quanto riferito dalla Garante Gallo ad Altreconomia, all’interno del Cpr sono presenti un centinaio di persone. “Mi preme evidenziare la carenza di personale medico, presente nel centro solo cinque ore al giorno. Insufficiente a garantire il supporto necessario a tutti i trattenuti. Anche l’assenza di psichiatri, che intervengono solo su chiamata dell’ente gestore, rappresenta una grave carenza”. Inoltre, ricorda la Garante, la visita sanitaria d’ingresso al Cpr di Torino viene effettuata da un medico del centro “e non da personale Asl, come previsto invece dal Regolamento unico”. Spetta infatti al medico dell’Asl o dell’Azienda ospedaliera accertare l’assenza di patologie evidenti “che rendono incompatibile l’ingresso e la permanenza del cittadino straniero nella struttura, quali malattie infettive o contagiose e pericolose per la comunità, stati psichiatrici, patologie acute o cronico degenerative che non possono ricevere le cure adeguate in comunità ristrette”.

“La chiusura della maggior parte delle frontiere non sta innescando alcun un ripensamento sull’istituto del trattenimento: gli stranieri irregolari continuano a fare ingresso nei Centri, a rimanerci sino alla scadenza dei termini e ad essere liberati sul territorio con l’invito a lasciare il nostro Paese dopo sette giorni -aggiunge Gallo-. I migranti trattenuti a Torino giungono anche da altre Regioni del nostro Paese e non conoscono la città”.  Il risultato è che una volta scaduti i 90 giorni di trattenimento, le persone si trovano a vagare per Torino alla ricerca di luoghi in cui sistemarsi, anche temporaneamente.

“La situazione si fa più grave quando si tratta di persone particolarmente fragili. Le persone con patologie vengono dimesse prive di cartella clinica e di ogni altro riferimento sanitario utile verso il quale possono rivolgersi -sottolinea la Garante-. Da tempo l’ufficio del Garante stimola le autorità competenti al fine di supportare queste uscite con accordi e raccordi con le realtà del terzo settore presenti sul territorio. Ma le nostre proposte di collaborazione non sono state accolte”.

L’incontro del 22 luglio sarà anche occasione per restituire alla cittadinanza il lavoro svolto da “Api Onlus”, che è stata tra i promotori della manifestazione delle associazioni di giuristi davanti alla Prefettura di Torino il 4 giugno scorso. “Api Onlus”, inoltre ha lanciato la campagna #Moussamatters realizzata grazie al coinvolgimento di artisti attivi in vari campi, che si pone l’obiettivo di dare diffusione alla storia di Moussa Balde, fare informazione e sensibilizzazione sui Cpr e sulle violazioni dei diritti che hanno luogo all’interno di queste strutture.

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