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Ambiente / Attualità

Da Legambiente dieci proposte per contrastare i reati contro l’ambiente

© Gianfranco Reppucci, via Flickr

Il rapporto Ecomafia fotografa i numeri dell’illegalità ambientale nel nostro Paese: oltre 30mila quelli accertati nel 2021, in particolare nel ciclo del cemento e in quello dei rifiuti. “Ci aspettiamo che il nuovo governo metta in campo un efficace sistema di controllo e repressione”, spiega il presidente Stefano Ciafani

Rendere più efficace l’azione dello Stato nella prevenzione e nel contrasto dei reati e degli illeciti ambientali. È la richiesta avanzata da Legambiente al Governo Meloni lo scorso 15 dicembre quando, in occasione della presentazione dell’edizione 2022 del rapporto Ecomafia, l’organizzazione ha illustrato dieci proposte di modifica normativa che permetterebbero di intervenire con maggiore efficacia: “Ci aspettiamo che il nuovo governo sia veramente attento alla sicurezza del Paese e che di conseguenza metta in campo un efficace sistema di controllo e repressione nei confronti di chi continua a fare ricchi guadagni a scapito dell’ambiente e a fronte di pene tutto sommato irrisorie”, spiega ad Altreconomia il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.

I dati contenuti nel rapporto Ecomafia, che fotografano la situazione al 2021, sono allarmanti: sono stati infatti più di 30mila i reati contro l’ambiente accertati, con una media di 84 al giorno. Gli arresti sono stati 368 (in aumento dell’11,9% rispetto al 2020) e oltre 59mila gli illeciti amministrativi contestati (con una media di 162 al giorno). Eppure, a fronte di questa drammatica situazione, “il sistema di prevenzione e repressione dei reati ambientali non è stato rafforzato come si sarebbe dovuto fare”, sottolinea Ciafani.

Tra le richieste avanzate dall’organizzazione ambientalista c’è quella di approvare, anche in questa legislatura, la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (la cosiddetta Commissione ecomafia). Legambiente chiede poi l’approvazione del Disegno di legge contro le agromafie e di inserire i delitti contro l’ambiente (quelli previsti dal titolo VI-bis del codice penale) e l’incendio boschivo tra quelli per cui non scatta la cosiddetta “tagliola” dell’improcedibilità in base a quanto previsto dalla legge Cartabia.

“Occorre lavorare per prevenire questi reati -prosegue Ciafani- e per farlo è fondamentale dare seguito alla legge 132/2016 che ha istituto il Sistema nazionale di protezione ambientale che riunisce l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) con le Agenzie regionali per l’ambiente: alcune Arpa, in particolare quelle del Centro-Sud, non investono nella formazione, in nuovo personale e strumentazione. Il Sistema nazionale prevede livelli minimi di prestazione in tutto il Paese e questo permetterebbe di migliorare notevolmente le attività di prevenzione”. Ma a più di sei anni dall’approvazione della norma non sono ancora stati varati i decreti attuativi che, ad esempio, istituiscono la figura degli ispettori ambientali e stabiliscono i Livelli essenziali delle prestazioni ambientali (Lepta) che devono essere garantite da tutte le Arpa, dal Nord al Sud del Paese. “Senza questi decreti -conclude Ciafani- la legge 132/2016, che pure era stata approvata all’unanimità, non ha alcuna efficacia”.

Legambiente chiede all’esecutivo di prestare maggiore attenzione ai reati del ciclo del cemento e all’abusivismo edilizio: “Sono una vera e propria piaga su cui è necessario continuare a puntare i riflettori, sia per scongiurare nuove sconsiderate ipotesi di sanatorie sia per rilanciare, finalmente, una stagione di demolizioni -commenta Enrico Fontana, responsabile ufficio raccolta fondi e Osservatorio nazionale ambiente e legalità-. In particolare, a nostro avviso è fondamentale approvare un emendamento di modifica dell’articolo 10 bis della legge 120/2020 (semplificazioni in materia di demolizione di opere abusive) per affidare ai prefetti, in caso di inerzia dei Comuni, la responsabilità degli abbattimenti oggetto di ordinanze precedenti all’approvazione della norma, fugando così ogni margine di dubbio circa la sua applicazione”.

Un momento della presentazione del rapporto Ecomafia © Legambiente

Contestualmente alla presentazione del rapporto Ecomafia, Legambiente ha presentato la piattaforma noecomafia.legambiente.it, l’archivio digitale dell’organizzazione ambientalista sul fenomeno. Strumenti preziosi che analizzano e fotografano le diverse modalità con cui le organizzazioni criminali aggrediscono l’ambiente, il patrimonio naturale e culturale del nostro Paese e che nel 2021 hanno portato nelle tasche degli “ecomafiosi” circa 8,8 miliardi di euro. “Il quadro che emerge dalla lettura del rapporto continua a essere preoccupante”, sottolinea Stefano Ciafani, che esorta “a non abbassare la guardia nei confronti degli ecocriminali, ora più che mai visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e molti altri ne verranno aggiudicati nel prossimo futuro. E presto si apriranno i tanti cantieri dell’agognata transizione ecologica”.

Il ciclo illegale del cemento guida la “classifica” delle filiere illegali monitorate dal rapporto Ecomafia, con 9.490 reati accertati (il 31% del totale) e quasi 10mila persone denunciate: l’abusivismo edilizio, denuncia Legambiente, rappresenta una piaga che tra costruzioni ex novo e ampliamenti significativi di strutture esistenti, devasta i luoghi più belli del Paese. Tra manufatti che spesso rimangono scheletri incompiuti, ville e alberghi che privatizzano interi pezzi di spiaggia o che sorgono in aree a rischio idrogeologico, con conseguenti gravi pericoli per l’incolumità di chi li abita. Un settore legato a doppio filo alle cave fuorilegge, al movimento terra e al calcestruzzo, alle imprese dei clan mafiosi.

La seconda posizione nella “classifica” delle filiere illegali è quella dei rifiuti, con 8.473 reati censiti nel 2021, oltre 10mila persone denunciate e ben 287 arresti. Complessivamente sono state sequestrate più di 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti: l’equivalente di 94.537 tir che, se messi su strada, formerebbero un serpentone di mezzi che da Reggio Calabria potrebbe arrivare al confine con la Svizzera. Pneumatici fuori uso, gas refrigeranti e i Raee, generati dagli apparecchiature elettriche ed elettroniche dismesse, sono le tipologie più frequentemente interessate da attività di smaltimento e traffici illeciti. Seguono i reati contro la fauna (6.215 i casi accertati, per un giro d’affari stimato in tre miliardi di euro l’anno) e quelli contro il patrimonio boschivo, che nel corso del 2021 hanno registrato un’impennata: 5.385 tra incendi colposi, dolosi e generici (+27,2% rispetto al 2020) con una superficie colpita dalle fiamme di oltre 159mila ettari (+154,8%). In aumento anche i furti di opere d’arte, che arrivano a quota 603 (+20,4%): una filiera che parte dai cosiddetti “tombaroli” e che spesso si conclude nelle teche di importanti musei internazionali, dove monete antiche, anfore e statue vengono “ripuliti” da false documentazioni che ne attestano la legittima provenienza.

Campania, Puglia, Calabria e Sicilia sono le quattro Regioni che subiscono il maggiore impatto di ecocriminalità e corruzione: il rapporto Ecomafia evidenzia come qui si concentri il 43,8% dei reati accertati nel 2021 dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto. Tra quelle del Nord, la Lombardia si conferma la Regione con il maggior numero di illeciti ambientali (1.821 reati, pari al 6% del totale nazionale e 33 arresti) mentre a livello provinciale Roma, con 1.196 illeciti ambientali, scalza nel 2021 dalla prima posizione Napoli (1.058) che viene superata di misura anche dalla provincia di Cosenza (1.060). Il delitto in assoluto più contestato è quello di inquinamento ambientale, con 445 procedimenti penali avviati, ma il maggior numero di ordinanze di custodia cautelare è scattato per l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, con 497 provvedimenti.

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