Diritti
“Copertura poliziesca illegale come nei peggiori regimi antidemocratici”
Le motivazioni della Cassazione per il no all’affidamento ai servizi sociali di Gilberto Caldarozzi, condannato a 3 anni e 8 mesi nel processo Diaz. Secondo i giudici il condannato ha minimizzato le sue responsabilità, non ha mostrato segni di ripensamento critico, né volontà di risarcire le vittime. Parole dure che vanno oltre il singolo caso e che meriterebbero d’essere prese in considerazione
Gilberto Caldarozzi è l’ex direttore dello Sco della polizia, cioè della stuttura investigativa portante di quell’istituzione. Ha lasciato l’incarico il 6 luglio 2012, per effetto della sentenza di condanna nel processo Diaz divenuta definitiva il giorno prima. Ha avuto 3 anni e 8 mesi di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Non è andato in carcere perché l’indulto del 2006 ha ridotto la pena di tre anni; per i mesi residui ha chiesto l’affidamento in prova ai servizi sociali, un beneficio che può essere concesso dal giudice di sorveglianza, purché ne ritenga l’imputato meritevole sulla base di alcuni parametri giuridici e di buon senso. Il beneficio è stato negato a Caldarozzi, che ha fatto ricorso in Cassazione, senza successo.
Qui sotto la notizia dell’agenzia Ansa che riporta le motivazioni della Cassazione. Fanno impressione: vi si parla fra l’altro di "comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori
regimi antidemocratici". Sono parole nette, pronunciate da giudici della suprema corte, e dovrebbero suscitare almeno una minima discussione su come è stata condotta la vicenda Diaz dal vertice di polizia in tutti questi anni e sull’effetto che questa condotta ha avuto sulla credibilità dell’istituzione.
Ma naturalmente, anche stavolta si farà finta di nulla.
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(ANSA) – ROMA, 10 FEB – L’ex capo dello Sco della polizia, Gilberto Caldarozzi – nell’ambito delle violenze alla Diaz commesse dalle forze dell’ordine contro no-global indifesi durante il G8 di Genova del 2001 – ad avviso della Cassazione, si "e’ prestato a comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici" e, per questo, legittimamente, scrivono gli ‘ermellini’, la magistratura di sorveglianza gli ha negato l’affidamento in prova".
Con la conseguenza che Caldarozzi, condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi di reclusione, deve scontare ai domiciliari, e non in espiazione esterna, questa ultima parte della pena non
coperta dall’indulto.
La Suprema Corte, inoltre, nella sentenza 6138 depositata oggi – con le motivazioni della conferma del no all’affidamento ai servizi sociali deciso nell’udienza dell’11 dicembre – aggiunge che con
"stretta coerenza logica", il Tribunale di sorveglianza lo scorso aprile ha dato parere negativo all’espiazione esterna per la "non apprezzabile predisposizione del condannato ad un ripensamento
critico della sua condotta, dedotta dalla sua indifferenza rispetto ad una prospettiva risarcitoria volontaria delle vittime, dalla lettura minimale delle sue responsabilita’, dal rifiuto di esprimere
pubblica ammenda per quanto accaduto in riferimento alle sue colpe".
Ritiene, la Cassazione, che le violenze alla Diaz siano un fatto, in se’, di "estrema gravita’" in quanto si e’ trattato di "un pestaggio forsennato, di inaudita violenza e privo di alcuna ragione di inermi
dimostranti colti nel sonno mentre si trovavano al chiuso di un edificio scolastico".
Per quanto riguarda gli addebiti contestati a Caldarozzi, i supremi giudici sottolineano che nel 2001 lui era "dirigente della polizia, tutore della legge e della legalita’" e si e’ prestato "a
comportamenti illegali di copertura poliziesca proprii dei peggiori regimi antidemocratici, in violazione di diritti fondamentali di liberta’, di tutela giudiziaria, della dignita’ della persona, riconosciuti in tutte le democrazia occidentali, dalla nostra suprema carta e nella stessa Corte europea dei diritti".
Tra i fattori che avrebbero potuto spezzare una lancia a favore dell’affidamento in prova, la Cassazione sottolinea il "recentissimo impegno" di Caldarozzi, dallo scorso febbraio, nel volontariato, e l’attivita’ lavorativa come "consulente per la sicurezza in favore di un importante istituto di credito" a seguito della sua sospensione dal servizio per cinque anni. Ma sono dettagli liquidati come "sub valenti" rispetto agli altri "elementi sfavorevoli".