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Continuano le relazioni pericolose di SACE con la Russia, nel segno degli idrocarburi

© Getty Images, unsplash

L’assicuratore pubblico non ha ancora interrotto i rapporti con la società Novatek e con i suoi progetti fossili, a partire dal devastante Arctic LNG-2 che prevede l’estrazione di gas nell’Artico. La denuncia di ReCommon che contesta anche le modalità con cui è stata condotta la due diligence sul progetto

L’assicuratore pubblico italiano SACE non ha interrotto del tutto i propri rapporti con la società russa Novatek, il secondo più grande produttore di gas fossile del Paese, e in particolare con uno dei suoi più devastanti progetti: l’Arctic LNG-2. Si tratta di un sito estrattivo localizzato vicino a Murmansk, nel settore occidentale dell’Artico russo, uno degli ecosistemi più fragili del Pianeta, dove è già in funzione una piattaforma galleggiante che la società vorrebbe ampliare con la costruzione di altre tre infrastrutture la cui capacità di produzione combinata raggiungerebbe quota 19,8 milioni di tonnellate di gas liquefatto (Liquefied natural gas, Lng) all’anno.

La denuncia arriva da ReCommon, sulla base del contenuto dei documenti di cui è entrata in possesso a seguito di una sentenza del Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio dell’ottobre 2023. In quell’occasione i giudici amministrativi avevano obbligato l’assicuratore pubblico a fornire all’organizzazione le informazioni relative alla due diligence ambientale effettuata per le garanzie a progetti fossili nell’Artico russo, al Memorandum sulla cooperazione strategica con Novatek (stipulato a dicembre 2018 alla presenza dell’allora ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio e ancora in vigore) nonché agli incontri tenutisi tra le parti a partire da quella data.

Prima dell’inizio del conflitto in Ucraina, Intesa Sanpaolo e Cassa depositi e prestiti (Cdp) avevano accordato il loro sostegno finanziario ad Arctic LNG-2 mettendo a disposizione una cifra totale di ben 560 milioni di dollari. Tuttavia, Intesa Sanpaolo aveva sborsato solo 50 milioni di dollari, congelando poi il prestito insieme a Cdp a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022. Secondo quanto rivelato da un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano dello scorso aprile, però, la garanzia di SACE al progetto era “tuttora in vigore” e i finanziamenti erano stati semplicemente “sospesi in seguito alle sanzioni”.

“Non appare quindi un dettaglio tecnico -segnala ReCommon- che il Memorandum of understanding tra SACE e la stessa Novatek sia ancora in essere, nonostante l’assicuratore pubblico italiano avesse sospeso ogni garanzia per progetti in Russia, una volta scoppiata la guerra”. SACE ha poi scelto di non rendere pubblici gli incontri avuti con l’azienda russa come chiesto da ReCommon, nonostante ammetta di essere in possesso “di informazioni sommarie su detti incontri”, puntualizza l’organizzazione citando i documenti che l’assicuratore pubblico è stato obbligato a fornire. E chiedendosi quali siano queste informazioni così sommarie da non contemplare, ad esempio, la condivisione delle date in cui si sono svolti questi meeting e i nomi di coloro che vi hanno partecipato. SACE ha aggiunto che questi “non sono oggetto di un tracciamento e/o eventuali verbalizzazioni, trattandosi peraltro di call conference avvenute in remoto”.

“Questo vuol dire che l’agenzia di credito all’esportazione italiana non tiene traccia delle riunioni che informano decisioni strategiche per il Paese e, più in generale, che hanno ripercussioni per l’ambiente e il clima a livello globale? -si chiede ancora ReCommon-. Inoltre, nell’ottobre del 2021 c’è stato sicuramente un incontro di persona. Che cosa avrebbe quindi da nascondere SACE?”. Inoltre, dall’analisi dei documenti si scopre che in relazione alla valutazione ambientale del progetto Arctic LNG-2 l’assicuratore di Stato “avrebbe concesso la propria garanzia affidandosi alla due diligence di consulenti esterni. Per di più, questi avrebbero concluso la propria relazione senza nemmeno visitare l’area di progetto e senza incontrare i rappresentanti delle comunità locali”, osserva ReCommon. Un fatto particolarmente allarmante se si tengono in considerazione la notevole portata del progetto e il devastante impatto che questo avrà sull’habitat locale e sul clima su scala globale.

“Se questa è la due diligence di SACE per progetti di questo tipo, allora c’è da preoccuparsi. Lo abbiamo visto di recente con le garanzie per il progetto Sakarya in Turchia e rischiamo di vederlo ancora a lungo, alla luce dell’implementazione inconsistente della Dichiarazione di Glasgow, che permette di supportare progetti fossili almeno fino al 2028 e, grazie ad alcune eccezioni, praticamente per sempre -fa notare Simone Ogno di ReCommon-. Ancora una volta sembra che SACE faccia solo gli interessi delle grandi società italiane, soprattutto quelle coinvolte in tutta la catena del valore degli idrocarburi”.

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