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Esteri / Reportage

Cina: la reputazione del “buon cittadino” disegnata dai big data

Nella metropolitana di Pechino - © testing/shutterstock.com

Il governo di Pechino ha promosso un progetto per monitorare abitudini e comportamenti delle persone, anche online, e poi classificarli. Coinvolti otto colossi del web, compreso il gestore della piattaforma di “credito sociale” di Alibaba

Tratto da Altreconomia 204 — Maggio 2018

Vivo in Cina da meno di due anni, ma questo lasso di tempo è bastato a Sesame Credit, la piattaforma di credito sociale di Alibaba (l’Amazon cinese), a dare un voto alla mia reputazione: 598. In una classifica compresa tra 350 a 900, corrisponde a un livello moderato. Forse non ho comprato abbastanza attraverso Alipay, il sistema di pagamenti online di Alibaba, che qui gli utenti usano per acquistare prodotti, ma anche per pagare ristoranti, taxi, tasse scolastiche, biglietti del cinema o trasferire soldi a un amico. Niente paura, c’è margine per incrementare il mio score, basta seguire i consigli della piattaforma. Come? Avere un titolo di studio o la patente, potrebbe sicuramente migliorare la valutazione della mia identità (shen fen). Pagare le bollette dell’elettricità e del gas in tempo (xing wei, le spese sostenute), “tira su” la reputazione online, che però cola a picco se ho tenuto un comportamento illegale (li shi), come ad esempio non restituire un debito. Con i punti accumulati, posso sostituire un cellulare o una vecchia televisione, ma per affittare un’auto senza deposito o chiedere un prestito ce ne vogliono almeno a 650.

900 milioni, gli utenti cinesi del sistema di messaggistica istantanea “wechat”

Il sistema assomiglia a un grande gioco a premi dove ogni nostro comportamento è monitorato e valutato. Gli acquisti online, i ristoranti che scegli, dove ti trovi in ogni momento della giornata, il giudizio che i tuoi amici danno su di te. Sono più o meno le informazioni che raccolgono Facebook o Google. Ma cosa pensereste ora se tutti questi comportamenti fossero valutati -positivamente o negativamente- e concentrati in un numero, secondo delle regole stabilite dal governo? Questo valore andrebbe poi a determinare il cosiddetto “punteggio dei cittadini”, facendo sapere a tutti se sei degno o meno di fiducia. La valutazione verrebbe prima resa pubblica e confrontata a quella dell’intera popolazione e poi utilizzata per determinare l’idoneità per un mutuo o per un lavoro, dove i figli possono andare a scuola, se si può prendere un aereo o viaggiare in prima classe in un treno ad alta velocità. È quello che il governo cinese, a partire dal 2020 e con il sostegno della tecnologia e dei colossi privati del web, ha intenzione di fare con i suoi cittadini. Questa storia inizia nel giugno 2014, quando in un documento del Consiglio di Stato cinese dal titolo “Piano per la costruzione di un sistema di credito sociale”, emerge l’obiettivo di costruire, in pochi anni, un sistema online che stabilisca la credibilità e il grado di fiducia che la società può riporre in ognuno dei suoi 1,3 miliardi di cittadini.

Lo sviluppo del progetto -che ufficialmente ha il compito di “coltivare la sincerità a tutti i livelli, negli affari governativi, nell’economia, nella società e nel sistema giudiziario” e l’obiettivo di “realizzare una società socialista armoniosa” e “sviluppare l’economia socialista di mercato”- viene affidato a otto operatori del web. Sono incaricati di trovare sistemi e algoritmi per calcolare il punteggio del credito sociale. Tra gli otto spiccano Rapid Finance Group di Tencent, la società che amministra wechat, il sistema di messaggistica che in Cina conta 900 milioni di utenti, e Ant Financial Service Group, una compagnia affiliata ad Alibaba (450 milioni di utenti). Non a caso, Ant Financial è la società che gestisce proprio Sesame Credit. Potrebbe assomigliare a questa applicazione il nuovo sistema di scoring nazionale? “È presto per dirlo, ma è probabile che il meccanismo sia lo stesso -dice ad Altreconomia, Johan Lagerkvist, specialista dell’internet cinese presso l’Istituto svedese di Affari internazionali- con bonus e sconti per chi si comporta bene, e punizioni che includono limitazioni alla libertà di movimento o di accesso al credito per chi infrange la fiducia”. Un matrimonio, quello tra lo Stato e le grandi società del web, che assomiglia a una “cooperazione forzata, ma non senza benefici per le aziende tecnologiche cinesi”, sottolinea Lagerkvist. Per il momento ai programmi pilota gestiti commercialmente si aderisce liberamente, come avviene per Sesame Credit. “Tuttavia -continua- vi sono chiare indicazioni che le società private devono condividere le informazioni sui loro clienti con le autorità, come mostrano le blacklist di nomi nelle mani del sistema giudiziario. Queste liste suggeriscono che il sistema è già stato implementato in larga misura”.

Il progetto del governo cinese si propone ufficialmente di “coltivare la sincerità a tutti i livelli, negli affari governativi, nell’economia, nella società e nel sistema giudiziario”, “realizzare una società socialista armoniosa” e “sviluppare l’economia socialista di mercato”. La vita condotta online (qui una foto della metropolitana di Pechino) sarà decisiva

Rogier Creemers, esperto dell’Università olandese di Leida, sostiene in realtà che “i sistemi privati e i sistemi governativi sono al momento in gran parte separati. Per capire meglio, il progetto va inteso non tanto come un sistema, ma come un’ecologia di sistemi che fanno cose diverse ma che condividono un unico obiettivo”. Ma con questo approccio qualcosa di innocuo come le abitudini di acquisto di una persona potrebbero diventare una misura del suo carattere, e quindi della sua affidabilità. Alibaba ammette di giudicare le persone in base alle tipologie di prodotti che acquistano. “Per esempio una persona che gioca ai videogame per 10 ore consecutive viene considerato un fannullone”, ha dichiarato Li Yingyun, il direttore tecnologico della Sesame. “Qualcuno che acquista frequentemente pannolini è probabilmente un genitore, che a conti fatti è più probabile che abbia maggiore senso di responsabilità”. Al momento Alibaba non ha chiarito se le opinioni espresse sul web dagli utenti siano monitorate ai fini del punteggio, ma è facile immaginare che una volta nelle mani dello Stato cinese, diretto da un partito unico, queste informazioni potrebbero fare la differenza tra una buona e una cattiva valutazione. Già ora il controllo dei social media è pervasivo. In un altro documento pubblicato sotto l’egida del Consiglio di Stato nel settembre 2016, in cui sono raccolte le sanzioni collegate al piano, è messo a fuoco un altro principio chiave: “Se la fiducia è spezzata in un posto, le restrizioni sono imposte ovunque”.

Nel documento, ben 36 paragrafi sono dedicati a un’intera gamma di diritti (o privilegi) che sarebbero negati in caso di violazione della fiducia da parte di cittadini. Chi ha un punteggio basso avrà internet a velocità ridotta, non potrà entrare in determinati ristoranti e alberghi, o accedere a professioni come l’avvocato, l’impiegato pubblico e il giornalista. Il punteggio influenzerà le richieste di affitto, la possibilità di avere una assicurazione o un prestito. Perfino l’accesso ai campi da golf, simbolo di status, potrebbe essere negato.

“Nel loro privato le persone possono pensare controcorrente purché non agiscano per formare gruppi di discussione o organizzare il malcontento” – Johan Lagerkvist

Come afferma il documento del governo, il sistema di credito sociale “permetterà a chi è fidato di vagare dappertutto sotto il cielo, rendendo difficile per gli screditati di intraprendere un solo passo”. Ma non vi è traccia dei criteri con cui saranno valutate le trasgressioni, mentre si intuisce che il Partito comunista al potere sarà l’unico arbitro. L’implementazione del sistema di credito sociale sui territori ricorda la nascita delle prime zone speciali, alla fine degli anni 70 che poi portarono al socialismo di mercato cinese: ampia delega a governi locali e aziende di sperimentare, al fine di trovare il modello migliore per il programma nazionale del 2020. Nasce così “Sincera Shanghai”, avviato dall’omonima municipalità. In una nota trasmessa dall’agenzia di stampa Xinhua a gennaio si apprende che la sperimentazione partirà proprio dalla regione del delta dello Yangtze, sulla costa orientale di cui Shanghai è lo sbocco sul mare. Le prime categorie interessate dal programma saranno i medici e gli impiegati pubblici. Questa volta la direzione è opposta. Come ricorda il giornalista australiano Richard Mac Gregor nel libro “The Party”, dopo gli eccessi della Rivoluzione Culturale, la stagione delle riforme di Deng Xiaoping avevano avuto il merito di avviare una lunga ritirata del partito dalla vita privata delle persone. Ora sembra che questa tacito patto tra Stato e cittadino stia per saltare di nuovo. “Lo Stato cinese diventerà come il Grande Fratello di Orwell -spiega il romanziere e commentatore di Pechino, Murong Xuecun-. Controlla la vita privata degli individui e può farti del male in qualsiasi momento”.

Lagerkvist è più cauto: “A differenza del passato, non c’è un vero tentativo di controllo ideologico delle menti, anche se assistiamo a un intensificarsi della propaganda e del controllo e a vecchi repertori come le autodenunce in televisione dei dissidenti. Nel loro privato le persone possono pensare controcorrente purché non agiscano per formare gruppi di discussione o organizzare il malcontento popolare”. C’è ora da capire come reagirà l’opinione pubblica cinese al piano. Il partito comunista è ossessionato dal controllo, ma è estremamente sensibile agli umori del popolo. Nel 2010, l’esperimento nella contea di Suning, nello Jangsu, di dare un punteggio in base al comportamento e suddividere così i propri cittadini in quattro classi (gli appartenenti all’ultima erano esclusi dai sussidi e dalle occupazione ufficiali), ha costretto le autorità locali a fare retromarcia. L’esito però non è scontato. Il piano tenta di dare una risposta a un problema di fondo della vasta economia cinese, anarchica e mal regolata: punire i professionisti e i funzionari pubblici corrotti, le aziende che vendono cibo avvelenato o medicine fasulle, le truffe che colpiscono i più vulnerabili. Ma la deriva poliziesca è prevedibile e in parte si sta già realizzando. “Molti cittadini cinesi, direi la maggioranza, accettano questa nuova fase come necessaria per combattere il crimine, la frode, il terrorismo -sottolinea Creemers-, ma c’è di più: una parte enorme del teatro politico cinese è pronto a sostenere che esiste un futuro idealizzato, un’utopia verso cui dirigersi”.

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