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Proteste in Cile: le responsabilità dei vertici della polizia nella violazione dei diritti umani

Amnesty International ha documentato gli abusi e le torture commesse dall’ottobre 2019 dalle forze dell’ordine ai danni dei manifestanti che protestavano contro il presidente Sebastian Piñera. Nonostante quattromila denunce, solo 16 agenti sono stati rimossi. Il 25 ottobre si terrà il referendum costituzionale

Una manifestazione a Santiago del Cile, novembre 2019 - © Marta Facchini

Il giorno in cui Gustavo Gatica ha perso entrambi gli occhi a Santiago del Cile, nel novembre 2019, raggiunto da pallini da caccia sparati dalla polizia durante le proteste contro il governo del presidente Sebastian Piñera, per le strade della capitale erano state esplose 2.000 cartucce contro i manifestanti. Ciascuna conteneva 12 pallini composti da piombo e plastica. Erano stati il prefetto e il viceprefetto del dipartimento delle forze speciali ad autorizzarne l’uso contro chi stava protestando. Quella di Gatica, tra le centinaia di persone ferite agli occhi durante le manifestazioni di massa che hanno attraversato il Paese tra ottobre e dicembre dello scorso anno, è una delle testimonianze raccolte da Amnesty International nel rapporto “Eyes on Chile: police violence and command responsibility during the period of social unrest”, pubblicato a ottobre in occasione del primo anniversario dell’estallido social e del referendum di domenica 25 ottobre stabilito per decidere se mantenere l’attuale costituzione, risalente alla dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990), o aprire una nuova fase costituente.

L’organizzazione internazionale ha documentato le violazioni dei diritti umani commesse dalle forze dell’ordine e il loro uso generalizzato e spropositato della violenza che, si legge nel report, “non ha avuto precedenti nella recente storia democratica” del Cile. I ricercatori hanno analizzato fascicoli di indagine e oltre 200 filmati degli scontri in strada: attraverso richieste di accesso agli atti inviate al ministero dell’Interno da cui dipende il dipartimento della pubblica sicurezza, hanno ricostruito la catena di comando fino ai vertici dei carabineros da cui sono partiti gli ordini per incoraggiare l’uso della violenza con l’obiettivo di intimorire chi manifestava e fermare le proteste. “La catena di omissioni cui siamo risaliti ha dimostrato che gli atti di violenza, lungi dall’essere azioni isolate decise di propria iniziativa, sono stati commessi perché vi era l’ordine di scoraggiare le proteste sociali”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe. Secondo i documenti ottenuti dagli autori del rapporto, i vertici dei comandi operativi e strategici delle forze dell’ordine non potevano non essere a conoscenza delle violazioni dei diritti umani in atto, provate anche dalle relazioni interne ai dipartimenti, ma non hanno mai preso misure per prevenire gli atti di violenza e controllare i loro sottoposti. Inoltre alcuni funzionari di alto grado hanno diretto e coordinato specifiche azioni repressive, come la manifestazione del 8 novembre 2019 in Plaza Italia, la piazza principale della capitale, dove gli agenti hanno sparato in modo indiscriminato mirando agli organi vitali dei manifestanti.

La ricostruzione della catena di comando dei carabineros – © Amnesty International

Nel solo periodo preso in esame da Amnesty International, che va dal 18 ottobre al 30 novembre 2019, più di 12.500 persone sono state ferite e curate negli ospedali pubblici, secondo i dati ufficiali del ministero della Salute. Almeno 347 persone hanno riportato ferite a un occhio a causa dei proiettili usati quotidianamente dalle forze di polizia, stando ai dati del National Human Rights Institute. La Fiscalia Nacional, organismo statale che si occupa di azione penale pubblica, ha registrato almeno 5.558 persone vittime di forme di violenza istituzionale. Tra queste 834 erano bambini e adolescenti. Lo stesso organismo ha documentato i casi di 246 persone vittime di violenza sessuale, almeno 134 di torture e più di quattromila detenzioni arbitrarie.

“In numerose occasioni gli ufficiali della polizia hanno volontariamente usato la forza fisica in modo sproporzionato rispetto alle circostanze attraverso manganelli, pugni, calci e questo si è verificato anche quando le persone erano sotto la custodia dello Stato”, si legge ancora nel rapporto. “Ci sono stati casi di persone investite dalle macchine dei poliziotti volontariamente dirette contro la folla per disperderla”. Nel corso delle manifestazioni gli agenti hanno usato particolari munizioni, formate da gomma e piombo caratterizzate da una elevata capacità di perforare la pelle, con cui sono stati colpiti gli occhi di chi stava partecipando alle proteste. Il loro uso non è stato mai vietato. Nel periodo preso in esame da Amnesty International, nonostante le oltre quattromila denunce presentate, non è stata emanata alcuna sanzione disciplinare nei confronti degli agenti. Delle 170 sanzioni annunciate nel luglio 2020, solo 16 hanno previsto una rimozione dall’incarico.

Un agente in tenuta anti-sommossa spara per disperdere i manifestanti a Valparaiso il 22 ottobre 2019 – © Amnesty International

I comandi strategici, come il direttore generale e il direttore della Direccion de Orden y Seguridad de Carabineros (Dioscar), avrebbero avuto numerose informazioni interne sui dettagli delle operazioni e le irregolarità commesse dai subordinati, tra cui alcuni comandi operativi nell’area metropolitana di Santiago del Cile. Il direttore generale non avrebbe preso alcuna misura per limitare gli atti di violenza. Durante i mesi delle proteste i vertici delle forze dell’ordine hanno continuato ad assegnare ordini vaghi e ripetitivi che non sono mai stati tradotti in precise misure operative per garantire la sicurezza delle persone e tutelarne l’integrità fisica.

Amnesty International ha sottolineato le responsabilità del presidente Sebastian Piñera accusandolo di non avere esercitato un controllo adeguato sui vertici della polizia. I suoi tentativi sono stati insufficienti e le parole pronunciate a sostegno degli agenti hanno agevolato le strategie adottate nel corso delle manifestazioni. “Occorrerà stabilire le responsabilità amministrative e anche penali, fino ai più alti livelli, di chi conosceva o avrebbe dovuto conoscere l’ampiezza delle violazioni dei diritti umani in corso e non fece nulla per impedirle, pur avendone la possibilità e il dovere”, ha commentato Guevara-Rosas. “I carabineros sono un’istituzione obsoleta che deve adattarsi ai bisogni della popolazione, sottoporsi ai poteri civili ed esercitare le sue funzioni nel rispetto assoluto dei diritti umani, della trasparenza e dell’assunzione di responsabilità”.

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