La struttura di Deir Al Balah è rimasta l’unico punto di riferimento per l’area centrale di Gaza, dove gli attacchi si sono intensificati e cresce l’afflusso di rifugiati da Rafah. I medici e gli sfollati vivono nel terrore di rivivere quanto accaduto nei presidi di Al Shifa e Al Nasser. La testimonianza di un cardiologo ancora operativo e di un medico generico che è riuscito a riparare in Egitto
Con la popolazione quasi quintuplicata, l’assedio e la mancanza di carburante, la situazione igienica nel Sud della Striscia è già drammatica: tonnellate di rifiuti per le strade, scarsissima acqua potabile. Gli sfollati sono costretti a bere da fonti non sicure, spesso contaminate. “Attaccare Rafah è un massacro annunciato”, denuncia Roberto Scaini, medico di Msf
A fine aprile la rettrice dell’ateneo statunitense ha annunciato la sospensione dei finanziamenti da parte dell’azienda e l’apertura di un dibattito con gli studenti che hanno manifestato per settimane per il coinvolgimento della multinazionale nella guerra di Gaza. Secondo la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican) si tratta di un precedente importante
Nella Regione che si promuove come “cuore verde” d’Italia il suolo viene consumato a un ritmo ben superiore alla media nazionale. La causa non è l’abusivismo quanto una pianificazione urbanistica dissennata. C’è però un fermento in crescita di realtà dal basso e comitati che resistono attraverso pratiche innovative. Un gruppo di ricercatori indipendenti punta a indagare natura e metodi partecipativi del fenomeno
Udi Raz è un attivista ebreo tedesco dell’associazione Jüdische Stimme, che da mesi manifesta per il cessate il fuoco a Gaza. Arrestato in occasione di una conferenza censurata, ha perso il lavoro nel museo ebraico di Berlino per aver parlato di “apartheid” riferendosi alle politiche israeliane in Cisgiordania. Un clima pesante, con cittadini ebrei accusati di antisemitismo. Lo abbiamo intervistato
Sono 1,85 milioni gli impiegati del settore domestico in Italia. Più di uno su due non ha contratto (961mila) e il 42% di chi è assunto come badante lavora più di 40 ore a settimana. I datori di lavoro (regolari e non) sono invece due milioni: il 38% paga in contanti. Nel 52% dei casi il rapporto di lavoro si chiude per licenziamento
Al via il processo sui “Panama Papers”. L’emergenza rapimenti a scopo di riscatto in Nigeria. L’arruolamento forzato della minoranza Rohingya da parte della giunta militare in Myanmar. I migranti cinesi raggiungono gli Usa passando dal Messico
La Golar Tundra è stata acquistata da Snam nel 2022 per affrontare la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina. Ma con il suo spostamento rimarrà operativa fino al 2051. Mentre in Italia in consumo di gas è in calo
Sono affetti da una malattia rara, l’epidermolisi bollosa, che rende la loro pelle fragile come ali di farfalla. Dei 25 conosciuti dall’infermiera italiana che da anni li segue, dal 7 ottobre, ne sono rimasti solo tre. Ora si trovano a Rafah, nel Sud della Striscia: “Ci serve aiuto per farli uscire -dice una delle associazioni coinvolte-, a Modena è tutto pronto per curarli”
L’associazione prova ad andare oltre il semplice turismo, intraprendendo viaggi per condividere storie, ispirare cambiamenti e fare la differenza. Attraverso progetti di riforestazione, tutela degli ecosistemi e sostegno alle comunità vulnerabili. Con il suo nuovo progetto, Buscando Nuna, che si può supportare su Produzioni dal basso, andrà in Sud America, tra Bolivia e Perù
Mentre su Rafah incombe l’ultima offensiva israeliana, l’accesso degli aiuti resta complicatissimo. Manca tutto, dall’acqua all’insulina. E chi può provare a uscire va incontro a vere e proprie estorsioni. “Hanno ucciso la speranza”, dice Andrea De Domenico, capo dell’Ocha nei Territori occupati. La missione della Ong italiana Music for peace e l’appello dei Gaza Sunbirds
Il 24 aprile 2013 ha segnato la peggiore tragedia dell’industria della moda: il crollo dell’edificio uccise infatti 1.138 persone. “Il catastrofico bilancio è stato determinato da un mix letale di fattori legato ai grandi marchi -osserva la Campagna Abiti Puliti-: aver ignorato le condizioni pericolose delle fabbriche, i salari da fame e aver limitato la capacità dei lavoratori di organizzarsi collettivamente”