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Ambiente / Attualità

Case vuote ma nuova edilizia in arrivo: il consumo di suolo visto da Modica

© Modicaltra

Nel centro storico del Comune siciliano su 5.661 edifici censiti ben 2.174 sono vuoti. È il risultato di una mappatura organizzata dal gruppo Modicaltra. Il paradosso è che l’amministrazione pianifica ulteriori costruzioni mentre gli abitanti diminuiscono. Una stortura nazionale

Nel centro storico di Modica su 5.661 edifici 2.174 sono vuoti. È il risultato di una mappatura organizzata dal gruppo Modicaltra con la collaborazione dei cittadini dei rioni del centro del Comune siciliano. Un lavoro durato per tutto il 2021, “fatto via per via, porta per porta”, raccontano quelli di Modicaltra durante la presentazione del progetto “Vuoti a perdere rendere”, avvenuta il 7 maggio presso il castello dei Conti di Modica. “Dalle viuzze di Modica alta, scendendo, scalino dopo scalino, fino a Modica bassa. Su una mano una mappa, sull’altra una tabella in cui classificare gli edifici: abbandonati, inutilizzati, ruderi”.

Un anno di mappatura ha fotografato lo stato di una parte della città: il 38 per cento di immobili non utilizzati è un dato scioccante, sia per una città che continua a espandersi, sia in termini di consumo di suolo. “A Modica assistiamo a nuove espansioni edilizie mentre gli abitanti diminuiscono”, spiega Giovanni Modica Scala, tra i coordinatori del progetto. “Ci è sembrato opportuno, in un’ottica propositiva, partire da una fotografia dell’esistente. E i dati restituiscono numeri allarmanti di edifici vuoti per il solo centro storico. Se abbiamo così tanti vuoti, perché continuare a costruire e a consumare nuovo suolo? Su questo tema vorremmo aprire un dialogo con la città e gli abitanti dei quartieri”.

© Modicaltra

La città di Salvatore Quasimodo ha poco più di 50mila abitanti e si trova al terzo posto in Sicilia per consumo di suolo dopo Catania e Comiso e al cinquantunesimo in Italia su poco meno di 8.000 Comuni. “Prendendo a modello un progetto di Coalizione Civica Bologna, abbiamo pensato che i vuoti possono essere riutilizzati non solo a fini abitativi, ma anche culturali, artistici e sociali”, continua Giovanni. “Utilizzando l’app MyMaps, abbiamo censito gli edifici abbandonati sul campo, verificando direttamente le condizioni di case e palazzi e confrontandoci di volta in volta con gli abitanti sul loro reale stato di abbandono”. Per classificare gli edifici sono state usate quattro etichette: inutilizzato, abbandonato, rudere, incompleto. 

Per desumere gli edifici totali costruiti nel centro storico, i volontari di Modicaltra hanno consultato IdroGEO, la sezione del sito dell’Ispra dedicata al rischio idrogeologico. Anche se non direttamente correlato all’obiettivo della campagna, attraverso questo strumento è stato possibile calcolare le percentuali degli edifici vuoti sul totale. Così si viene a sapere che più della metà degli immobili di proprietà privata (2.154 totali) risulta in stato di abbandono (54,27%) e risultano, peraltro, consistenti le percentuali degli edifici più semplicemente inutilizzati (40,06%), cioè disabitati o in vendita ma in discreto stato di conservazione. Allarmante è la quantità di ruderi (ben 119), a un livello quasi assoluto di abbandono, mentre quasi impercettibile risulta il fenomeno degli edifici incompleti (solo 3). Ci sono poi 35 palazzi interamente inutilizzati. L’87,13% dei vuoti nel centro storico sono costituiti da case: segno tangibile dello spopolamento del borgo. 

Un momento della mappatura © Modicaltra

Da qui la riflessione: “Vorremmo avviare forme di democrazia partecipata e amministrazione condivisa che possono essere avviate grazie agli strumenti del regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni e dei patti di collaborazione”, continua il portavoce di Modicaltra. “Su questo aspetto, fondamentale è stata la formazione con Labsus che ha dato vita, insieme ad altri soggetti associativi, al primo patto di collaborazione stipulato su un bene confiscato alla mafia, a Bagheria”. Inoltre, Modicaltra si ispira all’esperienza dell’architetto Matteo Dondè e all’urbanismo tattico, cioè quell’insieme di iniziative per costruire dal basso, con l’aiuto di tecnici esperti, un modo diverso di vivere le città e le strade a favore dell’ambiente e dell’uomo, come spazio pubblico di relazione sociale tra una pluralità di utenti. In generale, l’urbanismo tattico prevede attività per ridistribuire lo spazio pubblico, oggi occupato esclusivamente dalle auto, a partire dal soggetto più debole: il pedone. “Esempi di urbanismo tattico che vorremmo proporre sono le play streets, cioè le strade chiuse temporaneamente al traffico e popolate dai giochi dei bambini, oppure le iniziative di guerrilla way finding, cioè quei percorsi alternativi per portare cittadini e turisti a luoghi culturali o d’interesse poco conosciuti”, conclude Modica Scala. 

La mappatura e l’incontro del 7 maggio sono stati l’inizio di un nuovo percorso in città in grado di mettere in discussione argomenti politicamente poco approfonditi come il consumo di suolo, la mobilità urbana, le possibilità rigenerative, il contrasto alla gentrificazione e all’abbandono. Da Modicaltra fanno sapere di aver già individuato il prossimo quartiere, la zona nuova della Sorda, dove useranno una tecnica di censimento un po’ diversa, con l’obiettivo di difendere quel che rimane di un patrimonio storico e naturale spazzato via da palazzi e centri commerciali.

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