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Ambiente / Attualità

Poli logistici e consumo di suolo in Veneto. Il caso di Casale sul Sile

Vicino a Treviso potrebbero essere consumati 500mila metri quadrati di suolo per dare spazio a un maxi polo della logistica. Associazioni e comitati si oppongono, evidenziando gli impatti sull’ambiente, già compromesso dall’inquinamento e dalla presenza di capannoni industriali abbandonati, e sulla viabilità

© Hannes Egler - Unsplash

Tra Casale sul Sile (TV) e Quarto d’Altino (VE) potrebbero essere consumati 500mila metri quadrati di suolo per dare spazio a un maxi polo della logistica. Il piano del cosiddetto “Parco tematico”, adottato dalla giunta del Comune di Casale sul Sile nell’aprile 2020, prevede la costruzione di tre capannoni che potranno arrivare fino a 25 metri di altezza nell’area situata lungo la strada provinciale Jesolana, delimitata dal passante di Mestre, al confine tra i due Comuni. Associazioni e comitati locali (come Legambiente, Italia Nostra, Fridays for Future e Salviamo il Paesaggio) hanno sottolineato le criticità del progetto, cui si oppongono, evidenziando gli impatti che il maxi polo avrebbe sull’ambiente, già compromesso dall’inquinamento e dalla presenza di capannoni industriali abbandonati, e sulla viabilità.

Come ricostruito dalle organizzazioni, la storia del “Parco tematico” ha inizio nel 1989 quando l’amministrazione di Casale sul Sile propone la realizzazione di un “parco divertimento”. Nel 2009 viene modificata la destinazione d’uso e il parco da tematico diventa area a destinazione industriale e commerciale. Nel 2012 la giunta comunale agisce con una variante che modifica le norme di intervento dell’area, togliendo il vincolo dell’unitarietà dei proprietari e dello schema urbanistico. Nel 2017, anno dell’entrata in vigore della legge regionale 14, i proprietari del terreno depositano una proposta di Piano urbanistico attuativo (Pua). Nel 2019 la giunta comunale decide di attuare la variante numero sette al Piano modificando l’altezza massima per gli edifici in questa zona, che passano da 15 metri a 25 metri. “Nonostante il parere negativo dei tecnici comunali, la giunta ha deciso di far proseguire l’iter autorizzativo. Inoltre la cittadinanza non è stata in alcun modo coinvolta nel processo, se non in modo tardivo”, spiega ad Altreconomia Fabio Tullio, attivista di Legambiente e parte del coordinamento “No Maxi Polo”.

I comitati e le organizzazioni hanno sottolineato come il progetto entri in contraddizione con la legge regionale contro il consumo di suolo. Per il Comune di Casale sul Sile, la legge regionale 14/2017 ha infatti previsto una superficie massima consumabile fino al 2050 pari a 87mila metri quadrati. Ma il solo intervento del polo della logistica, pari appunto a 500mila metri quadrati, supererebbe di circa sei volte il limite. “Oggi siamo in attesa della valutazione ambientale strategica (Vas) da parte della Commissione regionale, dopo che il nostro coordinamento ha presentato delle osservazioni che contiamo verranno prese in considerazione”, aggiunge Tullio.

Le criticità sollevate dai comitati non si limitano al “solo” consumo di suolo, problema ben presente nella provincia di Treviso che, secondo l’Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra), nel 2020 è stato il quarto Comune del Veneto per il suolo perduto. Nel 2020 questa è stata la sedicesima provincia italiana per aumento in termini assoluti del territorio consumato. “Gli impatti del progetto si avrebbero anche sulla viabilità con un conseguente inquinamento dell’aria”, prosegue Tullio. Secondo le stime del progetto, infatti, il maxi polo porterebbe a 1.300 mezzi all’ora di punta di cui 586 pesanti. Un aumento del traffico che si inserisce in un contesto già problematico. Secondo il rapporto “Mal’aria di città” di Legambiente pubblicato a febbraio, nel 2020 Treviso si è collocato tra i dieci capoluoghi più inquinati in Italia da polveri sottili PM10 e PM2.5.

Ma il maxi polo che potrebbe sorgere a Casale sul Sile non è l’unico. A Roncade dovrebbe essere edificato un secondo un maxi polo logistico esteso 59mila metri quadrati in un’area da 180mila metri accanto al casello di Meolo. Il progetto è di Amazon ma la multinazionale della logistica, secondo quanto ricostruito dalle organizzazioni, nei primi momenti sarebbe stata tra i promotori del polo di Casale sul Sile. “Questi progetti non tengono in considerazione che cosa davvero comporta la perdita di suolo. Non possiamo permetterci altro cemento ora che è fondamentale adattare le città agli effetti della crisi climatica”, conclude Tullio. “È necessario avviare altre forme di rilancio del territorio, per esempio recuperando capannoni e le aree industriali abbandonate approcciandosi con uno sguardo generale e una pianificazione quantomeno a scala regionale. Oggi è necessario promuovere interventi che tutelino il bene comune, la biodiversità e i servizi ecosistemici”.

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