Mentre il sistema finanziario internazionale entrava nel caos più completo, con l’Islanda in bancarotta e i governi europei che in ordine sparso acquistavano le più grandi banche dell’Ue, l’11 e 12 ottobre i ministri delle Finanze di tutto il mondo si sono riuniti a Washington per gli incontri annuali della Banca mondiale (Wb) e del Fondo monetario internazionale. Solo qualche giorno prima, da Bruxelles il presidente Sarkozy aveva lanciato agli altri grandi un appello per una nuova Bretton Woods. La crisi sistemica, annunciata da molti negli ultimi mesi, è arrivata come un uragano alle porte dei palazzi di vetro di H Street, riempiendo l’agenda del Development Committee con una sola parola: crisi. Crisi finanziaria, crisi climatica, crisi alimentare. Banca e Fondo hanno affrontato gli incontri annuali con le spalle al muro. |
Nonostante i nuovi ruoli e i nuovi mandati che i G7 ancora una volta hanno assegnato alle istituzioni di Washington, il fallimento delle politiche neoliberiste imposte negli ultimi anni ai Paesi più poveri è emerso tra le righe dello stesso comunicato finale, dove i ministri hanno invertito le raccomandazioni degli ultimi venti anni, chiedendo più controllo e regolamentazione dei mercati e flessibilità nelle politiche monetarie e fiscali per ridurre gli shock che potrebbero colpire, dopo le economie emergenti, anche i Paesi più poveri. La richiesta di una conferenza monetaria e finanziaria internazionale è riecheggiata tra i corridoi di Washington e quelli di New York, dove sono in corso i negoziati Onu per una nuova agenda della “finanzia per lo sviluppo”, in vista della conferenza di Doha di fine novembre.
I G7 hanno concordato sulla necessità di affrontare la crisi sistemica e ripensare una nuova governance internazionale.
Non basterà il nuovo mandato sul clima a rendere di nuovo rilevante la Banca. Lo hanno gridato gli attivisti fuori dalla sede della Wb, mentre dipingevano di verde barili di petrolio e secchi di carbone, imitando le politiche ambientaliste della Banca, che investe in carbone i fondi per il clima. Oramai il re è nudo: il vecchio sistema è arrivato al capolinea, e con lui le sue istituzioni.