Altre Economie
A Jesi l’immobile è dinamico
Per ripianare il bilancio il comune sceglie di vendere il suo patrimonio. Compresi gli spazi sociali.
La decisione di diventare immobiliarista il Comune di Jesi (An) l’ha presa nell’aprile del 2006.
Con il fine di “valorizzare” il proprio patrimonio ha creato ProgettoJesi srl, una società di natura privatistica ma controllata al 100 per cento dall’ente locale, cui ha conferito beni per oltre 35 milioni di euro (una ventina formano il capitale sociale, 15 sono il valore degli immobili da alienare).
In alcuni documenti ProgettoJesi viene definita spin off immobiliare, in altri si sottilinea invece che la decisione del Comune deriva dalla “consapevolezza che il patrimonio rappresenti non soltanto un bene statico da conservare ma anche uno strumento dinamico da utilizzare in maniera ottimale, per il migliore perseguimento delle finalità pubbliche”.
Daniele Fancello, ex consigliere comunale del Partito dei comunisti italiani, offre una spiegazione più realistica: “Il bilancio del Comune era sempre in sofferenza. Ogni anno c’era un deficit di due milioni di euro, che il Comune ripianava vendendo immobili. Decise così di ricorrere a una cartolarizzazione, per cercare di abbattere un po’ il debito verso le banche -spiega Fancello-. ProgettoJesi, forte del capitale conferitole, si è indebitata con le banche per ‘acquistare’ gli immobili dal Comune. Dodici milioni di euro sono entrati così nelle casse dell’ente”.
Questi passaggi di mano non avvengono, però, a somma zero: tre dei quindici immobili conferiti sono aree edificabili, per un valore di oltre 12,5 milioni di euro. I 24 lotti dell’area via Appennini Alta, zona di pregio e residenziale della cittadina, sono valutati 8,5 milioni di euro e rappresentano il bene più prezioso del Comune. Che per far cassa accetta di buon grado una nuova messe di ville e villette.
Qualcosa, però, s’è inceppato: “Progetto Jesi non ha venduto nulla -riprende Fancello-. E oggi la società è strozzata dalla banche”. Risultato: a inizio 2011 il lotto di via Appennini Alta, che prima era venduto in blocco, e con un’asta pubblica, si può acquistare al dettaglio, a trattativa privata. ProgettoJesi (e il suo unico azionista, il Comune) stanno anche pensando di cedere a privati non solo i beni che erano stati a suo tempo conferiti per essere venduti, ma anche quelli che andavano a costituire il patrimonio della società, affidati in gestione alla srl.
Tra queste anche Villa Borgognoni, immobile di pregio adibito a ostello, ristrutturato nel 2000 con i fondi del Giubileo. Vale oltre 4 milioni di euro, e a fine 2010 è scaduto il vincolo (legato ai finanziamenti ricevuti) che obbligava il Comune a mantenerne la proprietà e la destinazione d’uso. La scelta di vendere non è passata sotto silenzio: oltre alla cooperativa sociale Zanzibar, che gestisce l’ostello dal 2007, la villa è fruita da associazioni di volontariato jesine e non solo, riunite nell’associazione di volontariato SpaziOstello. È nel giardino della villa, ad esempio, che da tre estati si svolge “Equa la festa”, promossa anche dai nostri soci di Mondo Solidale. Una petizione contro la vendita di Villa Borgognoni, promossa da SpaziOstello, è stata firmata in poche settimane da 1.640 persone.
A fine novembre il consiglio comunale ha votato una mozione che impegna il sindaco Fabiano Belcecchi a mantenere la proprietà pubblica di Villa Borgognoni e a garantire la continuità dell’ostello: “Almeno per il 2011 dovrebbe essere così -conferma Consuelo Paris, presidente di SpaziOstello-, anche se ad oggi non c’è nessuna novità per quanto riguarda i termini del contratto di gestione”.
Luca Brecciaroli è consigliere comunale a Jesi per il Prc. Racconta che “quello tra beni affidati in gestione e bene conferiti per la vendita è un confine molto labile, che la delibera che ha istituto ProgettoJesi srl non definisce in modo chiaro. Ciò -spiega- è grave perché nella società sono andati a finire sia beni non strategici, come comuni appartamenti, sia l’ostello. E -aggiunge- presto potrebbero entrare nel perimetro di ProgettoJesi altri beni pregiati, come il complesso San Martino, che sta nel centro storico e oggi è la sede di un centro sociale, l’Officina Rebelde, che è stato virtualmente sfrattato”. In quattro anni il consiglio ha votato solo una delibera relativa a ProgettoJesi, “quando ottenemmo di obbligare gli acquirenti dei lotti di terreno ‘via Appennini alta’ a edificare in maniera ecosostenibile”. Anche se, ammette, a Jesi ci sono tante case costruite e vuote. Di ulteriori costruzioni, insomma, in questa città d’arte, non c’è bisogno. All’orizzonte Brecciaroli vede un altro problema: “Entro la fine del 2011 il Comune di Jesi, 40mila abitanti, potrà detenere partecipazioni in una sola società per azioni, oggi ne ha quattro”. Il rischio, concreto, è che il patrimonio passi di mano con il pacchetto azionario di ProgettoJesi srl.