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La storia di Agonista, la caffetteria di Beirut che prova a includere tra mille difficoltà

Wassim El Hage circondato dai lavoratori di Agonista © Agonista

È un’impresa sociale che si occupa di inserimento lavorativo per persone con disabilità intellettive nella capitale libanese. A causa della situazione di grave insicurezza, ha dovuto chiudere le sue attività. Adesso collabora con altre organizzazioni per garantire viveri agli sfollate, più di un milione e mezzo in tutto il Paese. Wassim El Hage, il fondatore, racconta la sua storia

“In Libano ci sono un milione e mezzo di sfollati. Il Sud del Libano e il Sud di Beirut sono distrutti per oltre il 50%, 60%. Quindi queste persone non hanno più una casa in cui tornare quando la guerra finirà. Vivono in scuole e università pubbliche e questo significa anche che metà della popolazione del Paese al momento si trova senza istruzione e non sappiamo quando tutto questo finirà, ma sicuramente anche l’educazione dei nostri figli è sotto attacco”.

Wassim El Hage è il fondatore di Agonista, un’impresa sociale nata per promuovere l’inserimento lavorativo di persone con disabilità intellettive. Dell’importanza della formazione ne sa qualcosa: il suo progetto offre infatti un programma per imparare a preparare caffè, sandwich e dessert ma anche come relazionarsi con i clienti o gestire i pagamenti. Competenze che poi possono essere spese per lavorare nelle due caffetterie di Agonista -una a Zalka, nel nord di Beirut e una Hazmieh, all’interno del City centre-, nel suo servizio di catering per aziende e organizzazioni oppure nel camioncino del caffè, un coffe truck, per partecipare a eventi e festival.

Per questioni di sicurezza l’attività di Agonista è ferma e i due negozi sono temporaneamente chiusi, eppure il suo impegno continua: “Adesso stiamo cercando di collaborare con altre organizzazioni per fornire cibo. Ci stiamo dedicando all’attività di volontariato e prepariamo pasti e panini con il nostro team perché abbiamo l’esperienza per farlo”.

El Hage ha aperto la sua prima caffetteria Agonista, quella di Zalka, nel 2018. Lo ha fatto ricevendo un prestito con cui avrebbe potuto aprire un centro fisioterapico e proseguire con la sua principale professione, racconta in occasione del Social entreprise open camp che si è tenuto a Catania dal 24 al 27 ottobre. Ma la sua idea era un’altra.

“Ho lavorato diversi anni con persone con difficoltà intellettive e ho scoperto che hanno bisogno di essere integrate nel mercato del lavoro e che hanno tutte le capacità fisiche e mentali per farlo. E soprattutto hanno voglia di dimostrare alla comunità che sono in grado di avere una vita come chiunque altro”.

Nessuno all’inizio credeva e voleva investire nel suo progetto. El Hage ha infatti contattato diversi investitori in Libano, ma nessuno di questi era convinto che la sua idea sarebbe stata sostenibile economicamente. “Non sono riuscito a ottenere né una sovvenzione, né un finanziamento, né un investitore informale all’inizio”.

Nel 2018 ha conosciuto causalmente Maria, una ragazza con la sindrome di down. Stava vendendo le sue borse dipinte a mano e da questo incontro Wassim ha trovato la forza per iniziare il suo progetto: “Sono rimasto davvero colpito dalle sue capacità comunicative, dalla sua emancipazione e dalla sua abilità. Voleva avere una vita migliore, voleva mostrare che era in grado di dipingere le borse e di venderle in autonomia, per aiutare i suoi genitori. Sono stato davvero ispirato da lei, e quando, dopo tre tentativi andati male, sono riuscito a ottenere un prestito, l’ho contattata ed è stata una delle prime persone a lavorare ad Agonista”.

Agonista è un termine medico ed è il contrario di antagonista. Wassim spiega infatti che un muscolo è agonista quando lavora insieme a un altro per eseguire un movimento. Il significato del nome che ha scelto coniuga quindi il suo passato da professionista sanitario e la sua idea di futuro: indica infatti che si può collaborare e vivere fianco a fianco, insieme, persone con esigenze speciali e non. Prima che scoppiasse la guerra Agonista riusciva a coordinare infatti venti dipendenti.

Tra questi c’era anche George, un ragazzo con la sindrome di down. “Prima di iniziare a lavorare con Agonista rimaneva solo a casa a fare nulla. Quando ha iniziato con noi, abbiamo capito che aveva il talento per fare non solo il cameriere e il fattorino, ma anche il barista. Quindi ora lavora come barista e riesce a preparare tutto il menu. E poi abbiamo scoperto che ha anche la capacità di cucinare. Quindi ha iniziato fare i dolci con il nostro gruppo e ha lanciato una pagina su TikTok come food blogger, ha raggiunto 60mila follower ed è stato anche scelto per recitare in una serie tv libanese. Ha fatto un lavoro incredibile e tutti sono rimasti sbalorditi dalle sue capacità di recitazione”.

Tra gli obiettivi principali di Agonista c’è infatti quello di avvicinare le persone e di permettere a chi ha una disabilità intellettiva di entrare in contatto diretto con la comunità così da potergli mostrare il suo “enorme potenziale”. Questo contribuisce a incidere sulla percezione e sulle convinzioni delle persone e a cambiarle, dimostrando che cosa significa veramente inclusione.

“Stavamo andando bene e già il primo anno siamo stati contattati da diverse realtà che volevano collaborare con noi per impiegare persone con esigenze speciali nelle loro organizzazioni. Poi sfortunatamente è iniziata la crisi economica ed è scoppiata la rivoluzione. Siamo stati costretti a chiudere il nostro negozio per tre mesi. L’ultimo trimestre del 2019 è stato un disastro. Abbiamo ricominciato a concentrarci sulla nostra missione all’inizio del 2020. A marzo è arrivato il lockdown e abbiamo dovuto chiudere di nuovo. All’inizio dell’estate del 2020 abbiamo riaperto e il 4 agosto è avvenuta l’esplosione di Beirut e il nostro negozio è andato distrutto. Tutte queste circostanze in meno di un anno sono state davvero catastrofiche per noi. E in quel momento, la situazione delle persone con esigenze speciali è regredita perché sono rimaste bloccate -racconta Wassim El Hage che nonostante tutte le difficoltà è riuscito a ripartire-. Nel 2021 siamo stati selezionati tra le dieci startup libanesi che hanno ricevuto una sovvenzione dell’Unione europea e a dicembre siamo stati in grado di lanciare la nostra seconda filiale a Hazmieh, all’interno del City centre di Beirut”.

Nel 2023 Agonista ha ricevuto un importante riconoscimento il “Best entreprise empowering professionals with disabilities” da parte dell’Unescwa, la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia occidentale e gli Stati arabi, candidandosi a un concorso per aziende che si concentrano sull’inclusione e l’emancipazione delle persone con disabilità e competendo con altre migliaia di domande.

“Dal 2022 al 2024 sentivamo che le cose stavano andando meglio che eravamo stati in grado di riconnetterci con la nostra missione e comunità che nel frattempo stava iniziando ad adattarsi alla crisi economica. E la situazione di inclusione ne risentiva positivamente. Stavamo pianificando una grande campagna nel quarto trimestre del 2024 ma sfortunatamente la guerra è iniziata alla fine di agosto. Fino ad ora siamo riusciti ad affrontare tutto, ma questa volta è ancora più dura. È una situazione molto pericolosa e non sappiamo se i luoghi o l’area del Libano che sono sicuri fino ad ora lo rimarranno ancora a lungo -racconta tutto a un fiato El Hage. Si dice molto preoccupato, ma ancora una volta non è pronto ad arrendersi-. Tutta la forza che ho la ricevo da loro. Quando li contatto, quando parlo con loro, sento che se perdiamo questo progetto e se non lo sosteniamo, distruggeremo le loro vite. Perché ho toccato con mano la grande trasformazione che Agonista ha portato nella loro quotidianità, l’enorme autostima che hanno ottenuto, la stima dei loro genitori che hanno conquistato e anche il miglioramento finanziario che sono stati in grado di ottenere. Io sento che i loro sogni sono i miei sogni”.

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