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Dopo Porto Empedocle, due nuovi centri di trattenimento ad Augusta e Trapani

Danilo Campailla © Sos Humanity

Dalla programmazione triennale dei lavori del ministero della Difesa emerge per il 2024 l’imputazione di 16 milioni di euro per la realizzazione di altre due strutture dove recludere i richiedenti asilo sottoposti alla procedura accelerata alla frontiera prevista dal cosiddetto “decreto Cutro”. Nel frattempo, però, i giudici del tribunale di Palermo hanno nuovamente bocciato il piano dell’esecutivo

Il Governo Meloni ha in programma di aprire due strutture di trattenimento per i richiedenti asilo sulle coste siciliane entro la fine del 2024. Dopo la fulminea inaugurazione di ferragosto del centro di Porte Empedocle (Agrigento), l’esecutivo ha programmato infatti entro dicembre di quest’anno di realizzarne altre due strutture per “il trattenimento di richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri e sottoposti a procedura accelerata” ad Augusta e Trapani.

È quanto emerge dall’analisi della programmazione dei lavori del ministero della Difesa, dalla quale emerge che ben 16 milioni di euro saranno dedicati ai due progetti. Continuano così gli esborsi per preparare le infrastrutture quando, nella sostanza, il piano governativo continua ad avere una fragile base giuridica. A fine agosto, infatti, il Tribunale di Palermo ha nuovamente bocciato le nuove regole del cosiddetto “decreto Cutro”, liberando i primi cinque richiedenti asilo trattenuti a Porte Empedocle.

Sulle due nuove strutture le informazioni sono poche. A Trapani il nuovo centro dovrebbe sorgere nell’ex deposito di munizioni della base “Contrada porcospino” situato nel Comune di Marsala all’interno dell’aeroporto militare “Livio Bassi”, con lavori per un importo totale di otto milioni di euro. L’aeronautica militare è titolare di una servitù sui terreni della contrada in cui sorgeranno i centri: nel 2007, il Comune di Marsala, avvisava i proprietari dell’area attigua all’aeroporto che avrebbero ricevuto tra gli 11 e i 350 euro (in base all’estensione del terreno) per “non costruire palazzi” né piantare alberi e accendere i fuochi.

Sul centro di Augusta, invece, l’indicazione contenuta nella programmazione di spesa è ancora più generica: si parla di “stazione di pompaggio” ma nulla di più. Anche in questo caso sono otto i milioni di euro di spesa previsti. Tanti? Pochi? L’ampliamento di 56 posti per il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Caltanissetta è costato circa otto milioni di euro solo di strutture prefabbricate ed edifici. Difficile, per ora, sapere qualcosa di più sulle nuove strutture anche perché a fine agosto non sembrano esserci bandi attivi relativi ai due progetti. Quel che è certo è che, almeno nella programmazione, le spese sono imputate per il 2024. E il documento è aggiornato allo scorso 7 giugno.

Dietro a questa programmazione dei lavori c’è la mano del ministero dell’Interno: nell’ultimo decreto relativo all’immigrazione del novembre 2023, infatti, il ministero della Difesa è stato incaricato dell’individuazione e della realizzazione delle strutture ricettive e di trattenimento per i migranti. È uno dei tanti frutti avvelenati del cosiddetto “decreto Cutro”, varato poco dopo la terribile strage di Steccato di Cutro, che ha trasformato in legge l’obiettivo di trattenere il più alto numero possibile di persone straniere che arrivano -come dice impropriamente il governo- “irregolarmente” in Italia durante l’esame della loro richiesta d’asilo.

A inizio ottobre 2023 il Tribunale di Catania non aveva convalidato il trattenimento di otto persone nel nuovo centro di trattenimento di Pozzallo. A fine agosto di quest’anno, invece, sono stati due diversi giudici del Tribunale di Palermo a non convalidare il trattenimento di cinque richiedenti asilo tunisini portati nella nuova struttura di Porte Empedocle, inaugurata di corsa il 14 agosto di quest’anno. Il motivo? Le persone non possono essere trattenute in modo automatico al loro arrivo, anche se provengono da Paesi cosiddetti sicuri, come la Tunisia.

La solidità giuridica del decreto Cutro cigola. E non è un caso che, fino a oggi, le autorità di polizia hanno usato con molta parsimonia lo strumento della procedura accelerata di frontiera prevista proprio dal decreto Cutro. Secondo i dati ottenuti da Altreconomia a inizio luglio 2024 dalla Commissione nazionale per l’asilo, in seno al ministero dell’Interno, sarebbero infatti appena 17 i casi -tutti nel 2023- che sono finiti sotto il cappello della “nuova” procedura. Zero nei primi cinque mesi del 2024.

Il rischio, per l’esecutivo, è di vedere scardinato il nuovo sistema prima ancora che nasca. Tanto che, sempre a luglio, il ministero dell’Interno ha rinunciato ai ricorsi promossi contro le pronunce della giudice di Catania Apostolico citate poco fa. La Corte di Cassazione aveva chiamato in causa la Corte di giustizia europea, sollevando una questione pregiudiziale con riferimento alla cauzione di cinquemila euro che, nel decreto Cutro, veniva prevista per poter liberare il richiedente asilo trattenuto. Lo spauracchio di una pronuncia a livello europeo ha fermato il Viminale: in ballo non ci sono “solo” i centri di Porto Empedocle, Augusta e Trapani ma soprattutto quelli in Albania, ancora in fase di conclusione. Per quelle strutture, nel 2024, il ministero della Difesa ha previsto una spesa di 65 milioni di euro.

Sempre nella programmazione 2024-2026 il ministero guidato da Guido Crosetto ha stanziato poi 3,5 milioni di euro (2024) per i lavori di ammodernamento e ampliamento del Cpr di via Corelli a Milano (che verrà gestito dalla cooperativa Ekene) e poco più di 432mila euro per quello di Torino. Quest’ultimo, chiuso a marzo 2023 in seguito alle proteste dei trattenuti che avevano reso inagibile la struttura, dovrebbe riaprire il primo novembre.

Altreconomia ha chiesto a fine luglio al ministero dell’Interno di aver accesso all’accordo tecnico siglato con il ministero della Difesa relativo agli interventi di riqualificazione da realizzare presso la struttura. Dal Viminale è arrivata risposta negativa per “evitare un pregiudizio concreto alla tutela dell’interesse pubblico come quello inerente la sicurezza pubblica e l’ordine pubblico, nonché la sicurezza nazionale”.

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