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Finanza / Attualità

È tempo di tassare le transazioni finanziarie!

"Tassare le banche per salvare il mondo" è uno degli slogan della Robin Hood Tax Campaigns per una Tassa sulle transazioni finanziarie

260 economisti ed accademici di 23 Paesi indirizzano un appello ai dieci capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Unione europea che da tre anni stanno negoziando una Robin Hood Tax, volta a colpire gli attori speculativi sui mercati. Il gettito stimato, 22 miliardi di euro l’anno, permettere all’Ue di promuovere politiche attive contro povertà e cambiamenti climatici

Una tassa sulle transazioni finanziarie “è tecnicamente fattibile, economicamente e socialmente desiderabile”, ed è anche “moralmente giusta”, si legge nell’appello sottoscritto da economisti come Stephany Griffith-Jones (Institute of Development Studies e University of Sussex), Daniela Gabor (University of the West of England) e Stephan Schulmeister (WIFO di Vienna), J. A. Ocampo (Columbia University, ex ministro delle finanze colombiano ed ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali) e reso pubblico a pochi giorni dai vertici dell’Eurogruppo e dell’ECOFIN, in programma il prossimo 11 ottobre.
La lettera aperta -firmata da 260 economisti ed accademici da 23 Paesi, una novantina dei quali italiani- rivolge ai 10 ministri delle Finanze e Capi di Stato e di Governo europei, tra cui il ministro Pier Carlo Padoan e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, un invito affinché si arrivi finalmente ad annunciare il raggiungimento di un accordo sulla Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (TTF), dopo oltre tre anni di negoziato, reiterati impegni pubblici e scadenze posticipate.

Promosso dalle Robin Hood Tax Campaigns europee tra cui la campagna italiana ZeroZeroCinque, l’appello pone l’accento sulla forte valenza anti-speculativa della misura, sulla sua capacità di garantire maggiore resilienza e stabilità ai mercati finanziari e di generare considerevoli entrate erariali.

Le stime della Commissione Europea sul gettito dell’imposta, condivise a fine giugno con le delegazioni negoziali, rivelano che la TTF europea potrebbe raccogliere, tenuto conto delle reazioni dinamiche dei mercati, fino a 22 miliardi di euro su base annua. Un gettito considerevole, che potrebbe essere destinato, secondo i firmatari della lettera-appello, a misure di lotta alla povertà domestica, interventi su scala internazionale in ambito educativo e sanitario e a misure di contrasto ai cambiamenti climatici.

Tra le adesioni italiane quelle di Stefano Zamagni (Università di Bologna), Mario Pianta (Università di Urbino), Fabrizio Onida (Università Bocconi di Milano), Stefano Lucarelli (Università di Bergamo), Piercarlo Ravazzi (Politecnico di Torino), Enzo Rossi (Università Tor Vergata di Roma), Giovanni Dosi (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), Claudio Gnesutta (Università Sapienza di Roma), Stefano Palmieri (economista dello European Economic and Social Committee) e Marco Causi (Università di Roma 3 e autorevole membro della Commissione Finanze della Camera per il Partito Democratico).

“La tassa europea sulle transazioni finanziarie non può più attendere. Adottarla significa compiere un passo importante per premiare l’uso paziente rispetto a quello speculativo dei capitali finanziari. Per trasformare i mercati finanziari da ingranaggi che stritolano gli esseri umani a strumenti al servizio della persona e del bene comune”, dichiara Leonardo Becchetti, ordinario in Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, portavoce di ZeroZeroCinque e in prima fila tra i firmatari dell’appello.

L’appello fa eco alla lettera aperta dello scorso maggio con cui oltre 10.000 organizzazioni della società civile e sindacali di 39 Paesi si sono rivolte ai leader europei, tra cui Matteo Renzi, a sostegno di una TTF europea efficace e solidale, forti di un ampio consenso pubblico espresso attraverso la petizione a favore della TTF che nel 2015 ha raccolto oltre 1 milione di firmatari.

La coalizione ZeroZeroCinque chiede inoltre al Premier Renzi di pronunciarsi pubblicamente, assumendo l’impegno di destinare i proventi della futura imposta a sostegno delle fasce più vulnerabili della popolazione in Italia, a programmi di solidarietà internazionale e alla mitigazione delle esternalità negative dei cambiamenti climatici.

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