Crisi climatica / Opinioni
Il vuoto di competenze della destra italiana sul clima
L’ultimo caso è quello della presidente di Arpa Lombardia. Nega il ruolo dell’uomo nella crisi climatica ma resta saldamente al suo posto. La rubrica di Stefano Caserini
Merita una riflessione il caso della presidente dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) Lombardia, Lucia Lo Palo. Ha guadagnato un poco di notorietà a inizio novembre 2023 per avere dichiarato in un’intervista: “Non credo che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo”. Giustamente, le è stato chiesto di dimettersi, anche con una mozione di sfiducia approvata a sorpresa dal Consiglio regionale. Eppure, non lo ha fatto. Il presidente della Regione, Attilio Fontana, inizialmente si è arrampicato sul classico “è stata fraintesa” poi con la Giunta regionale ha ritenuto che “non vi siano gli elementi per la revoca dell’incarico”.
A un esame obiettivo emerge chiaramente come Lo Palo non abbia alcuna competenza adeguata al ruolo che è stata chiamata a ricoprire. Il suo curriculum è a dir poco scarno: nulla di tecnico-scientifico, neppure una laurea richiesta per le assunzioni dei funzionari che lavorano nell’Agenzia che presiede. D’altronde lei stessa ammette di essere una “donna dell’impresa”, che la sua nomina “è stata politica e non tecnica”. Candidata nelle fila di Fratelli d’Italia e non eletta, la sua fonte di ispirazione è Giorgia Meloni. Queste le credenziali.
Ha fatto scalpore il passaggio in cui ha negato un secolo di scienza del clima e la spiegazione strampalata fornita a supporto: “L’Italia è una regione che è hotspot, essendo un hotspot il cambiamento è in corso, ma è una cosa che è in corso da varie ere geologiche, noi attraversiamo il cambiamento climatico da molto tempo, da sempre, da quando la Terra esiste”. Ma tutta l’intervista andrebbe ascoltata. Un manifesto del vuoto pneumatico della destra italiana sul cambiamento climatico e, in generale, sui temi ambientali. Melassa retorica a nascondere l’ignoranza dei fondamentali. Parole vuote sulla sostenibilità: termine nobile ma che, quando viene usato in questi modi strumentali, verrebbe voglia di bandire dal vocabolario.
Sembra che il problema per la presidente di Arpa Lombardia non sia la crisi climatica, ma “l’eco-ansia” che genera. Il modo per combatterla sarebbe nascondere la conoscenza delle cause che la determinano. E illudere che basti un po’ di prevenzione per evitare problemi: “Le catastrofi possono essere prevenute attraverso la tutela, la gestione, la digitalizzazione e il monitoraggio del territorio”. Insomma, se arriva un uragano, se il territorio è gestito, digitalizzato e monitorato non viene distrutto.
Le emissioni medie di anidride carbonica attribuite ai vulcani sono appena l’1% rispetto a quelle di origine antropica.
In un’intervista a La Verità (a chi altrimenti?) pubblicata l’8 dicembre scorso ha detto di non aver niente da ritrattare, dichiarando al contempo che “l’uomo con un abuso dei combustibili fossili e di massive emissioni di CO2 nell’atmosfera contribuisce e concorre al riscaldamento globale”. Al giornalista che le faceva notare come in realtà stesse ritrattando ha riposto: “Ribadisco, io non ritratto nulla”. E ha aggiunto: “Sono profondamente convinta che l’uomo vada formato ed educato a custodire il creato e a non abusarne, pur tuttavia mi scusi, ma lei lo sa quanta CO2 finisce in atmosfera con un’eruzione vulcanica?”.
L’intervistatore ovviamente non conosceva la risposta, ma è probabile che non lo sapesse neppure l’intervistata, altrimenti non avrebbe usato questo classico del negazionismo climatico: in media le emissioni annue di carbonio dei vulcani sono meno di un centesimo di quelle antropiche. Alla fine, quello che emerge è l’arroganza intellettuale e politica, nonché la mancanza di coraggio di ammettere i propri errori. Ritrattare sarebbe stato più dignitoso di questa pretesa di fare fessi gli altri giocando con le parole. Non ci sarebbe stato niente di strano se avesse ammesso di non sapere nulla di cambiamenti climatici. D’altronde, non è stata scelta per le sue competenze. Una minima preparazione sul cambiamento climatico non conta per una parte della classe dirigente di questa povera Italia. Anzi. Sarebbe pericolosa.
Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Sex and the Climate” (People, 2022)
© riproduzione riservata