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Un vero progetto cristiano: stare con la pace

Un momento dell’incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avvenuto a Roma lo scorso 14 maggio © Paolo Giandotti - Quirinale.it

In un mondo in cui si continua a combattere sotto il segno della croce occorre guardare a chi, come Giorgio La Pira, seppe aprire nuove prospettive. La rubrica di Tomaso Montanari

Tratto da Altreconomia 260 — Giugno 2023

Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolte a Volodymyr Zelensky in visita a Roma (“Noi siamo pienamente al vostro fianco […]. Confermo il pieno sostegno dell’Italia sul piano degli aiuti militari, finanziari, umanitari e della ricostruzione. Sono in gioco non solo l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma anche la libertà dei popoli e l’ordine internazionale”), confermano l’analisi del direttore de Il Foglio, per il quale quello di Mattarella “è un cattolicesimo non comune […] all’interno del quale si indovina una convinzione profonda del capo dello Stato: la difesa della fede e la difesa dell’Occidente sono principi intrecciati l’uno con l’altro e compito di un buon cattolico oggi non è quello di alimentare il senso di colpa dell’Occidente, individuando come ha fatto in questi mesi papa Francesco una presunta responsabilità dell’Occidente nell’aver provocato la Russia e aver costretto Putin a far scoppiare la guerra (‘l’abbaiare della Nato’), ma è quello di mettere l’Occidente, anche con i suoi valori cristiani, al centro della difesa delle libertà”.

Mi capita davvero di rado, ma questa volta sono del tutto d’accordo con l’analisi de Il Foglio. E, proprio per questo, da cattolico, non potrei sentirmi più lontano dalle posizioni del cattolico Mattarella, e invece vicinissimo a quelle di questo papa che non viene dall’Occidente, ma dalla fine del mondo. La confusione tra valori cristiani e valori occidentali ha molto a che fare con l’alleanza tra trono e altare, che parte da Costantino e arriva oggi fino al patriarca Kirill che benedice i cannoni di Putin nella terza Roma, Mosca.

La guerra nel segno della croce: “Signore nostro Dio, aiutaci a ridurre i loro soldati in brandelli sanguinolenti con le nostre bombe; aiutaci a ricoprire i campi ridenti con le sagome pallide dei loro patriottici morti; aiutaci a sopraffare il tuono dei cannoni con le urla dei loro feriti agonizzanti”. È la “Preghiera per la guerra” dello scrittore Mark Twain, atroce parodia del cristianesimo statunitense, resa attuale dall’irresponsabile presidente degli Usa, un cattolico. Fare la guerra nel segno di una croce che, nelle parole ispiratissime di Fabrizio De Andrè, fu usata per suppliziare “chi la guerra insegnò a disertare”.

Colui avrebbe potuto farsi difendere da dodici legioni di angeli e preferì morire: dicendo che chi di spada ferisce, di spada perisce. Dimenticando tutto questo, per secoli i cattolici hanno ucciso per la nazione, o per l’Occidente: anche se cattolico vuol dire “universale”, perché nel nome di Gesù non c’è più schiavo o libero, giudeo o greco, donna o uomo (così san Paolo). Tra le tante voci del Novecento italiano che invece lo ricordavano, spicca quella di Giorgio La Pira, padre costituente, deputato e sindaco democristiano: ma soprattutto profeta di pace. In una sua lettera del 1968 a papa Paolo VI si legge: “Mc Namara (segretario alla Difesa Usa, ndr) si è incontrato con Kossighin (presidente dell’Urss, ndr): accordo nucleare! Ma bisogna costruire una ‘tenda di pace’ che permetta ai popoli di uscire dalla ‘protezione’ delle ‘due tende di morte’ (atomiche) alle quali sono sottoposte: l’Italia, il Mediterraneo e l’Europa potrebbero costruire questa tenda di pace, speranza del mondo”. Di fronte a un mondo spaccato in due blocchi, per La Pira non c’era differenza tra atomiche occidentali e russe: entrambe erano portatrici di morte. Scompaginare i fronti, aprire nuove prospettive, stare solo con la pace: ecco un progetto davvero cristiano. Ecco il vero progetto della nostra Costituzione.

Tomaso Montanari è storico dell’arte e saggista. Dal 2021 è rettore presso l’Università per stranieri di Siena. Ha vinto il Premio Giorgio Bassani di Italia Nostra

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