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A Roma c’è un progetto di salute comunitaria per il Quarticciolo

Nell’Ambulatorio popolare di Roma Est trenta volontari organizzano sportelli di ascolto psicologico, visite mediche gratuite e giornate di screening per garantire il diritto alla salute nel quartiere periferico della capitale © Ambulatorio Roma Est

A giugno 2022 all’interno della Casa di quartiere è nato un ambulatorio popolare che permette di rispondere dal basso alle esigenze degli abitanti. E che lavora anche per ricostruire un rapporto di fiducia tra medici e pazienti

Tratto da Altreconomia 260 — Giugno 2023

In una strada secondaria della borgata romana del Quarticciolo, via Ugento, la serie tutta identica di palazzine di case popolari a quattro piani -i caratteristici lotti costruiti negli anni Trenta- viene interrotta da un grande ritratto murale di Marielle Franco, politica e attivista brasiliana delle favelas di Rio de Janeiro assassinata nel 2018, realizzato dall’artista Jorit. Il murale dà il benvenuto all’ingresso della Casa di quartiere inaugurata da poco più di anno. Per entrare si passa sotto un traliccio dell’alta tensione e si accede a un’area semicoperta con uffici, spazi di socialità e un capannone dove un tempo si trovava l’ex bocciofila del vicinato.

Quella della Casa di quartiere del Quarticciolo è una delle esperienze più vitali di mutuo sostegno, nate nella capitale, in seguito alla pandemia da Covid-19: offre servizi di base come lo sportello per il diritto alla casa e il Caf, assistenza per ottenere bonus e agevolazioni fiscali, tutela burocratico-legale. È stata inaugurata a febbraio 2022 dalla collaborazione tra la Palestra popolare, il Comitato di quartiere ed Età libera, associazione di volontariato composta soprattutto da over 65. Grazie al sostegno del progetto “Periferiacapitale”, il programma per le periferie romane della fondazione Charlemagne la Palestra popolare si è potuta trasferire nell’ex bocciofila di via Ugento inutilizzata.

La Casa di quartiere ha la caratteristica peculiare di essere un incubatore di buone idee e pratiche della città, nelle abitazioni di edilizia residenziale pubblica. Oggi il Quarticciolo -il cui nome richiama le quattro miglia che lo separano da Porta Maggiore- è molto distante dai servizi cittadini, con una popolazione sempre più anziana: “Nel quartiere non ci sono presidi medici, ma solo un consultorio svuotato della sua funzione -raccontano i volontari dell’Ambulatorio-. In generale abbiamo constatato una sfiducia nella medicina di base: durante l’emergenza sanitaria è saltata la relazione medico-paziente”. L’approccio terapeutico è quello olistico, cioè valutare le persone nella loro interezza, in rapporto all’ambiente, rifiutando l’approccio esclusivamente medicalizzante.

Tanto anche lo sforzo profuso per le attività di prevenzione: in occasione di una giornata di screening dedicata al rischio cardiovascolare è emerso che circa il 30% dei partecipanti avevano elevati livelli di pressione arteriosa, glicemia a digiuno e colesterolo cattivo. “Non vogliamo essere la stampella del Servizio sanitario o tappare i buchi -ripetono gli operatori- perché molti cittadini malati del quartiere hanno rinunciato alle cure per problemi economici o per le lunghe liste di attesa.

“Non sono le persone a essere fragili e invisibili, ma al contrario sono i servizi a esserlo. Bisogna rivendicare i diritti fondamentali legati alla salute”

Il nostro obiettivo è far capire che non sono le persone a essere fragili e invisibili, ma i servizi. E che bisogna rivendicare i diritti fondamentali legati alla salute”. Infatti, in questo primo periodo l’Ambulatorio sta aiutando a contrastare la temporalizzazione delle urgenze per superare le lunghe liste d’attesa: “Con una Pec si riesce ad anticipare il 70% delle visite: la legge prevede che se l’Asl non riesce a garantire le tempistiche indicate dal medico di base è vietata l’intramoenia”. Gli stranieri senza permesso di soggiorno che si rivolgono all’Ambulatorio vengono aiutati nel richiedere il tesserino temporaneo Stp, una vera e propria tessera sanitaria, con la quale possono accedere gratuitamente alle cure mediche.

Per finanziare le attività del centro è stata promossa una raccolta fondi su Produzioni dal basso e il fumettista Zerocalcare ha donato un disegno originale messo poi all’asta, che è diventato il logo dell’Ambulatorio. Con questi soldi sono stati acquistati i glucometri, i misuratori di pressione e altri strumenti (computer e stampante) per tenere i “diari glicemici” e tracciare gli interventi. Per rispondere alla domanda di ascolto e di informazione, si stanno sperimentando i “circoli della salute” dove ci si confronta sulle esperienze di malattia e sulla sfiducia verso il sistema sanitario.

Il logo dell’Ambulatorio è stato raffigurato dal fumettista Zerocalcare, il ricavato dall’asta del disegno originale è stato poi donato al centro © Zerocalcare

“È un tentativo di salute comunitaria -concludono i volontari- senza dimenticare di avviare vertenze all’Asl per denunciare i problemi, indirizzando le persone alla medicina di base, continuare a indagare su quelle che sono le esigenze del territorio. Il malfunzionamento del Ssn avvantaggia il privato con uno spreco di risorse pubbliche. Il pubblico così com’è non va bene e questo deve diventare un’assunzione di responsabilità delle istituzioni non un discarico verso il privato. I dati parlano chiaro. In periferia la probabilità di morire è il 25% superiore a quella dei quartieri centrali. Non possiamo più permettere queste discriminazioni. Stiamo immaginando un modello di salute diverso per rivendicare il diritto a una salute pubblica efficace ed efficiente”.

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