Altre Economie / Opinioni
Ciao Lorenzo
Se ne va, ma non ci lascia, un grande cooperatore, protagonista dell’economia alternativa degli ultimi trent’anni
Lorenzo Vinci, classe 1965, se n’è andato. L’ingiusta contingenza che viviamo ha fatto anche questo. Troppo presto, troppo sbagliato, portarsi via Lorenzo ora. Ci mancherà moltissimo. Crudele ironia poi, portarselo via il 3 luglio, a ridosso del giorno internazionale della cooperazione: proprio Lorenzo, che della cooperazione è stato coerente e appassionato persuaso (nel senso di Capitini). “Tu sai che io, se posso scegliere tra parlare e fare, preferisco fare”, mi disse una volta.
E Lorenzo sapeva fare. Fare per cambiare il mondo. Fare per modificare ciò che non va. Usare le competenze, il sapere tecnico, per realizzare una visione di società e umanità illuminata. Sempre con questa idea che le persone hanno la forza di perseguire il bene comune, ed esistono anche gli strumenti per farlo, se si è sufficientemente liberi e creativi. E se, con umiltà, non si smette di studiare. L’esaltazione dell’idea di collettivo. Forse è stato inevitabile, per un figlio della classe operaia con tale indole, ritrovarsi ad occuparsi di finanza. Di denaro “come se la gente contasse qualcosa”, citando un bel libretto sulla Mag4, di cui Lorenzo fu presidente. Un baluardo di “obiezione monetaria”, come si raccontavano loro, e di “finanza anarchica”, come scrissi io una volta, ai tempi dell’Associazione Finanza Etica, facendolo sorridere e un po’ indispettire (“E noi che vorremmo essere statalisti”, mi disse sornione). “Il denaro è potere, quindi gli interessi economici sono indissolubilmente avviluppati con altri”, mi scrisse una volta.
Così lo ricorda Tommaso Rondinella, suo collega in Banca Etica: “Sapeva leggere la realtà nella sua complessità usando tutti gli strumenti che aveva a disposizione da divoratore di letteratura, studioso del diritto, amante del teatro ma anche delle saghe fantasy. Doveva avere una memoria prodigiosa, Lorenzo, per poter agganciare una citazione a praticamente qualsiasi conversazione. Trovava le sue infinite citazioni in Umberto Eco, Dante e nel primo Verdone, i quali trattava con la stessa importanza che si deve dare agli spunti che ci permettono di capire meglio il mondo. Tu gli chiedevi una cosa, e ti saresti accontentato di due righe da leggere di corsa. Lui invece faceva la premessa, poi, ‘tutto ciò premesso’, articolava la motivazione con la digressione colta di cui sopra, e poi traeva le conclusioni. Nel post scriptum, infine, ti faceva ridere, magari con la ‘modalità ironia attivata’ (‘Disclaimer: Ironic mode on’). Perché la battuta non se la poteva tenere te la doveva dire ed era giusto dirla: perché così il mondo è un posto migliore. Se ci dobbiamo tenere le battute, ma che ci stiamo a fare qui? Allora per sicurezza attivava il disclaimer e la battuta la faceva! Avevi bisogno di due righe e ti arrivava una pagina. Ma quella pagina metteva assieme tutti i pezzi, faceva sì che non rimanessero fraintendimenti e motivava il perché si stesse facendo qualcosa e perché si stesse prendendo la decisione. Con Lorenzo le decisioni che prendevamo erano pienamente consapevoli e per di più si prendevano con una risata nel mezzo. Ché poi la pagina te la scriveva anche non richiesta. Perché non avrebbe mai visto il suo lavoro come un obbligo contrattuale, ma sempre come un processo di partecipazione, frutto dell’indirizzo che le persone vogliono imprimere. Quando non era d’accordo alzava la mano e lo diceva. E quando era d’accordo, pure. Credeva profondamente nell’etica del lavoro, nella finanza etica e nella cooperazione”.
Lorenzo fu consigliere di amministrazione di CAES, il consorzio assicurativo etico solidale, e di Altreconomia, la rivista dell’economia indipendente e alternativa. Tutta l’economia alternativa gli deve molto. Tante esperienze sulla frontiera della sperimentazione economica degli ultimi trent’anni hanno potuto contare sulle intuizioni, le capacità e sulla dedizione al lavoro di Lorenzo.
Nel 2005 venne a Roma a dirigere l’incubatore delle imprese sociali, promosso dal Comune, affrontando un cambiamento di vita importante, per sé e per le amate Cristina e Isabella, calandosi perfettamente, da piemontese, nella nuova realtà della Garbatella. E lasciando un’impronta forte anche nel tessuto romano, poco avvezzo -eufemismo- a quella concretezza disinteressata, non faccendiera, a quella utopia messa in pratica giorno per giorno. Un ruolo, la direzione dell’incubatore, che gli calzava a pennello, come ricorda Davide Gorini: “La prima volta che mi raccontò del progetto di Inverso, l’incubatore del Comune di Roma, mi colpirono il suo entusiasmo e la sua voglia di mettersi in gioco, di lasciare il segno. Le aziende erano un po’ come dei figli, le seguiva, le aiutava, sempre disponibile, sempre attento. Era una persona con ideali profondi, radicati, che voleva cambiare il mondo, che si impegnava per farlo”.
E aggiunge Erika Lombardi, che pure con lui lavorò in quegli anni: “Ricordo in particolare di come riuscisse a coniugare la professionalità e la creatività: ne pensava sempre una nuova e, dono raro nel settore, la fattibilità era uno tra gli indicatori meno importanti. E poi amava le metafore tratte dal mondo naturale e le iperboli”.
Lorenzo ha così influenzato tanti progetti di innovazione sociale, si direbbe oggi, alcuni di successo (come Openpolis, nato proprio nell’incubatore), altri meno fortunati, come la Mag di Roma, la cui parabola si è conclusa proprio quest’anno (ne ha scritto benissimo Giovanni Lupi).
E poi i progetti pionieristici di AIAB, con cui provò a tenere insieme il sapere contadino evoluto (“L’agricoltura biologica come pratica nonviolenta”) e l’innovazione finanziaria e tecnologica, attraverso il peer-to-peer lending, grazie all’incontro con un altro visionario come Mariano Carozzi.
Intuì il potenziale del ritorno al baratto (corporate barter), in tempi di crisi finanziaria, prima di Sardex e delle altre forme innovative di circuiti complementari. Lui, che amava raccontare la storia bizzarra dei Damanhur, con il sorriso sulle labbra, perché comunque una loro moneta l’avevano.
Ha ispirato e ispirerà tanti, Lorenzo. Da Dario Carrera, tra i fondatori della rete Impact Hub in Italia, ad Andrea Limone, ora presidente di Permicro: “La cartina fra le mani e quel sorriso beffardo, di chi sa tutto ma non vede l’ora di rimettere in discussione tutto, per ricominciare a imparare tutto. Con determinazione, un pizzico di follia e molta autoironia. Così lo ricordo e così non lo dimenticherò, Lorenzo, perché è colpa sua e del suo folle entusiasmo se mi sono occupato perfino di funerali etici, è colpa sua e del suo determinato entusiasmo se mi sono appassionato di microcredito, ma soprattutto è colpa sua e del suo dissacrante entusiasmo se ho imparato che prima di essere etica, la finanza deve essere inclusiva. Che forse è la stessa cosa. E lui si sarebbe fatto una risata, traducendo ogni colpa in merito”.
Perché, oltre che per il suo rigore morale e la sua passione, la determinazione associata alla capacità di sdrammatizzare, Lorenzo metteva le persone al centro, senza distinguo, nella “sua continua lotta per la libertà, l’ascolto reciproco e l’aiutarsi sempre come fratelli, non colleghi”, come ricorda Andrea Abbate. Lorenzo, che entusiasta mi raccontò di quando con un’amica commercialista scrisse lo statuto della prima impresa agricola società benefit in Italia (nel 2016). Lorenzo che, in procinto di entrare a lavorare in Banca Etica (lui che la Cooperativa Verso la Banca Etica l’aveva fondata, come rappresentante di Mag4) mi scrisse: “Sto riflettendo su che cosa manca perché non si sono ancora date risposte a domande già esistenti, a cosa manca semplicemente perché non può esistere e a cosa non c’è perché nessuno ha mai pensato che esiste anche un altro modo”. Lorenzo, che quando ero in Abi, non si tratteneva dal definirmi “abi-etto” (e via col sorriso beffardo). Lorenzo, che nel nel novembre 2011 scriveva: “Ultimamente le nuove generazioni, o almeno la parte di esse che occupa Wall Street e ‘zone limitrofe’ mi procurano strane sensazioni: gridano in piazza le stesse cose che io ‘sussurravo’ 10-15 anni fa negli incontri carbonari sulla finanza etica e sull’economia solidale. Ero pazzo io, sono pazzi questi ragazzi, oppure ‘non fatuum huc persecutus ignem’ (‘Non ho inseguito sin qui un fuoco fatuo’)?”.
Lorenzo, che quando ci lasciò un giovane imprenditore sociale (Ruggero Russo di Binario Etico, altra realtà cresciuta nell’incubatore da lui diretto) scrisse: “Gli amici e i compagni di strada non se ne vanno anche quando ci lasciano, grazie alle loro idee e alle loro passioni”.
Ecco, Lorenzo non se n’è andato. Resterà con noi. Risorsa preziosa di chi ha avuto la fortuna di incontrarlo. Vogliamo ricordarlo con questa immagine proposta da Gianni Fortunati: “Il giorno del suo matrimonio emozionato e felice, e poi alla festa quel video meraviglioso sulle migrazioni, libere animali, e meno libere umane, e i violini. Lo immagino così, migrante libero”. Che la terra ti sia lieve, Lorenzo. O meglio, come avresti detto tu: sit levis tibi terra, amice et magister.
Alessandro Messina, con Andrea Abbate, Andrea Limone, Davide Gorini, Erika Lombardi, Gianni Fortunati, Tommaso Rondinella, e le tante persone che hanno conosciuto Lorenzo. Tra loro, senza alcuna esaustività, si associano a questo messaggio: Cristiana Colaiori, Dario Carrera, Fabio Camilletti, Fabrizio Montini Trotti, Marco Gallicani, Pietro Campitelli, Virginia Cobelli, Vittorio Alvino. E le socie e i soci lavoratori di Altreconomia e i membri del Cda della cooperativa.
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