Cultura e scienza / Intervista
Yukiko Noritake. Illustrando gli ecosistemi
Nei suoi due albi l’artista raffigura i nostri stili di vita e come scelte differenti possono impattare nelle relazioni con l’ambiente. Un racconto che non ha bisogno di troppe parole e che spinge a riflettere bambini e adulti
Le tavole illustrate da Yukiko Noritake non hanno bisogno di parole per esprimere la potenza del loro messaggio. In “Due fratelli, una foresta” -il primo dei suoi due libri, pubblicati entrambi da Terre di Mezzo editore- racconta di un’eredità e di come il nostro stile di vita abbia la capacità di trasformare in meglio o in peggio il paesaggio che ci circonda, in particolare due metà di una stessa foresta. Un fratello sceglie di viverci in armonia e semplicità, con l’essenziale, circondato dalla natura, l’altro non ha paura di farsi spazio, di crescere e di trasformarla in uno spazio urbano.
La narrazione per tavole non esprime giudizi, ma è un invito a riflettere sulle possibili conseguenze delle nostre scelte individuali, con l’ultima tavola che -come stringendo lo zoom– permette di osservare dall’alto in che modo, anche nel nostro Paese, è stato possibile arrivare a una situazione in cui la maggior parte delle foreste in riva al mare non esiste più, sostituita da abitazioni. Gli ultimi dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) mostrano come il 22,5% del suolo entro i 300 metri dalla costa è artificializzato, rispetto a un dato medio nazionale del 7%.
Nel secondo albo, “Dall’altra parte del mare”, Noritake offre invece un doppio punto di vista sulle conseguenze dell’inquinamento degli oceani e sull’interdipendenza tra tutte le terre emerse che, in fin dei conti, affacciano su un unico mare, legame che spesso non riusciamo a comprendere. Da una parte c’è Leo, che abita vicino a un porto trafficato, dall’altra Phara, che vive in una piccola isola circondata da un mare dove nuotano pesci di mille colori. Entrambi si interrogano sul mondo al di là delle acque finché un evento tragico -legato a quel commercio globale di merci stipate all’interno di container– non rende evidente questo legame. “Papà, se il mare è malato, come continueremo a vivere?” chiede Phara. La domanda non ha risposta. L’umanità ancora non se l’è data.
Noritake nei suoi libri racconta due ecosistemi, la foresta e il mare. Perché li ha scelti e che cosa rappresentano per lei?
YN All’inizio è stata una scelta un po’ azzardata. L’ispirazione per “Due fratelli, una foresta” mi è venuta dopo aver soggiornato in una casetta su un albero, all’interno di un bosco. L’idea di parlare del mare mi è invece venuta dopo una conversazione con il mio direttore artistico ad Actes Sud, la casa editrice francese che per prima ha pubblicato queste due opere. Naturalmente ho pensato che potessero formare una sorta di “dittico”. Non solamente perché parlano dello stesso tema -l’ecologia, la natura e come la abitiamo- ma anche perché i due libri potevano avere una diffusione maggiore grazie alla loro ambientazione “simmetrica”. Per me la foresta e il mare rappresentano il nostro Pianeta. Rappresentano la vita, sono indispensabili per la nostra vita.
“Con l’esempio dei rifiuti in mare ho voluto rendere visibile, in modo diretto e accessibile per i bambini, il nesso tra i benefici e i problemi causati dalla globablizzazione”
Entrambi i racconti sono costruiti su un dualismo, che riguarda in un caso l’individuo e nell’altro le società in cui viviamo. In che modo considera questi due elementi importanti nel comprendere l’esigenza di modificare il contesto in chiave ecologica?
YN Anch’io mi considero dal “lato cittadino”, perché vivo da sempre nei pressi di una città e beneficio delle possibilità e della convivialità che questa offre. Un giorno un bambino che ha letto “Due fratelli, una foresta” mi ha chiesto: “Da quale parte [del libro] ti piacerebbe vivere?”. È stato difficile rispondere. Ecologicamente parlando, l’ideale è quello dalla “parte della natura”: una capanna nella foresta o su un’isola. È una modalità molto minimalista, che rispetta l’ambiente e le altre creature. Ma, dal momento che l’umanità ormai conosce la vita sviluppata, ora la scelta non è più così semplice.
Anche se la mia vita ruota attorno al capitalismo, che ci offre costantemente nuovi oggetti, quel che apprezzo della città è piuttosto la vicinanza alla mia comunità personale e professionale. Ho paura di restare troppo isolata se faccio la scelta di vivere lontano da tutto. Penso che i miei libri siano nati proprio da questa contraddizione.
Cerco di compiere buone scelte quotidiane per rispettare l’ambiente. Non sono un’ecologista né un’attivista, ma sono consapevole dei problemi e, in quanto autrice e illustratrice, volevo semplicemente metterli in evidenza realizzando questi libri.
La storia che ha per protagonisti due fratelli e una foresta evidenzia come scelte apparentemente innocue -abbattere alcuni alberi per costruire una casa- possano rappresentare l’inizio della fine. Qual è il messaggio principale che vuole offrire al lettore?
YN Credo che uno dei messaggi principali di questo libro sia che il risultato dipende dalle nostre azioni e dal nostro modo di pensare. Il confronto tra le vite dei due fratelli è una delle chiavi di questo racconto. Inoltre ho voluto rappresentare la realtà: questi due stili di vita esistono parallelamente sul nostro Pianeta.
Sfogliando “Dall’altra parte del mare” emerge un’apparente critica alla società dei consumi (dei container e della plastica) ma anche a un’idea di sviluppo universale che rende tutto simile, in ogni parte del mondo. Ha ancora senso per lei affrontare la complessità della globalizzazione e dei suoi effetti?
YN È esattamente quello che volevo rappresentare in questo libro. Grazie alla globalizzazione abbiamo facile accesso al mondo, ma questo comporta anche conseguenze negative. Con l’esempio dei rifiuti in mare ho voluto rendere visibile il nesso tra i benefici e i problemi causati, in un modo abbastanza diretto e accessibile per i bambini. Infatti ho realizzato una doppia pagina con una grande nave che affonda causando danni catastrofici alla natura e il libro non ha un lieto fine. Trovo che sia un po’ brutale, ma penso possa essere di stimolo per attivare una conversazione più profonda tra i bambini e gli adulti.
Quando ha disegnato questi albi ha pensato a un pubblico adulto, ai bambini o a entrambi? Quale messaggio ha voluto condividere con i più piccoli rispetto ai limiti della società in cui viviamo?
YN Ho pensato a entrambi, adulti e bambini. La mia non è necessariamente una critica contro la società. Non sono abbastanza colta per fare una valutazione del genere. Inoltre sono tra i beneficiari di ciò che questa società produce. Con il mio lavoro realizzo anche immagini per le pubblicità, che sono il simbolo del capitalismo. È piuttosto paradossale. Ma è chiaro che ho voluto che questi due libri fossero uno specchio della società, né più, né meno. Sono nati dalle mie domande sulla società e sulle questioni ecologiche, a cui io non ho risposta.
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