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Violenze urbane, la via sbagliata

L’aggressione a Milano a un tassista, ridotto in fin di vita a pugni, con il responsabile della violenza protetto da una rete d’omertà; l’aggressione nel metrò di Roma a una donna, altrettanto violenta, e circondata dall’indifferenza della gente. Si potrà…

L’aggressione a Milano a un tassista, ridotto in fin di vita a pugni, con il responsabile della violenza protetto da una rete d’omertà; l’aggressione nel metrò di Roma a una donna, altrettanto violenta, e circondata dall’indifferenza della gente.

Si potrà dire che simili violenze, anche accompagnate da cinismo e indifferenza, quasi non fanno più notizia, per quanto sono ricorrenti. Può darsi. Ma è difficile ignorare quel che sta maturando nella nostra società: l’isterico riferimento alla sicurezza, con l’incremento dei controlli, delle polizie, delle telecamere, ha aumentato – e non diminuito – il disagio, le paure, le violenze. Era prevedibile. La militarizzazione della società non conduce a rapporti più distesi, bensì a un clima di tensione permanente e di maggiore disponibilità alla violenza.

L’idea del ministro Maroni, riferita a Milano, di accrescere ancora i controlli con le telecamere è un ulteriore passo nella direzione sbagliata

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