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Diritti

Vicenza, polizia brutale figlia del dopo G8

Le immagini – diffuse dagli attivisti – sull’intervento della polizia a Vicenza, durante il tentativo di issare una “torretta” di avvistamento vicino all’ingresso della base militare Usa, non mostrano immagini clamorose, tipo inseguimenti e pestaggi al G8 di Genova del…

Le immagini – diffuse dagli attivisti – sull’intervento della polizia a Vicenza, durante il tentativo di issare una “torretta” di avvistamento vicino all’ingresso della base militare Usa, non mostrano immagini clamorose, tipo inseguimenti e pestaggi al G8 di Genova del 2001. Il filmato tuttavia rende evidenti alcuni cose.
1 – L’impreparazione della polizia italiana ad affrontare proteste popolari, specie quando sono condotte con tecniche nonviolente come il sit-in. I filmati mostrano i poliziotti che si avvicinano ai manifestanti seduti in terra, affrontano dei corpo a corpo del tutto impropri, spesso scalciano. Forse non sanno che una persona seduta in terra può essere solo sollevata di peso e spostata. Manca anche ogni capacità di intavolare un dialogo con i cittadini, nel reciproco rispetto. Nel caso specifico, la responsbailità dle questore – che evidentemente non ha intravisto questa opportunità – è evidente.

2 – A un certo punto si vede una donna che da terra si alza per avvicinarsi a un suo compagno appena portato via, un agente la prende per le spalle, da dietro, e la scaraventa a terra. Perun episodio così, in un paese civile, con una polizia che davvero custodisce le sue prerogative e la sua diginità di polizia democratica, l’agente in questione sarebbe sottoposto a provvedimento disciplinare, sarebbe allontanato dall’ordine pubblico e la donna maltrattata riceverebbe le scuse formali da parte della polizia. In Italia sembra normale agire con brutalità e violenza.

3 – A un certo punto, verso la fine del filmato, se non interpreto male le immagini, c’è un agente che si scaglia contro la telecamere e tenta di colpirla. Questo non si può proprio fare. Sulla libertà di stampa e d’informazione non si scherza: chiunque è libero di riprendere, fotografare, filmare ciò che accade negli spazi pubblici. Non ci sono privacy o esigenze superiori che tengano. Le forse dell’ordine italiane non se ne curano ed è frequentissimo vedere agenti che alzano le mani a tappare le telecamere o  che intimano di non filmare.

Tutto questo avviene per il basso indice di “educazione democratica” delle nostre forze dell’ordine. Nel corso degli anni le cose sono peggiorate e la tragica “gestione” non solo del G8 2001, ma anche del “dopo G8”, con il rifiuto di assumersi le proprie responsabilità da parte dei dirigenti di polizia, ha abbassato ulteriormente il livello di credibilità democratica della polizia di stato. I dirigenti nazionali imputati nel processo Diaz,  hanno affrontato il tribunale nel peggiore dei modi: molti con reticenza, senza che nessuno si sia preso le sue repsonsabilità, arrivando al punto di rifiutarsi di rispondere in aula alle domande dei pm, come imputati qualsiasi in un processo qualsiasi. Un esempio pessimo per chi lavora in polizia, oltre che un insulto ai cittadini. E sono stati addirittura premiati con incredibili promozioni.

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