Il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo ha dichiarato che non vi sarebbe stato alcun "abuso" da parte dell’ISS nella concessione di un’opzione esclusiva sui brevetti del "vaccino terapeutico" a favore della società Vaxxit Srl -posseduta per il 70% dalla coordinatrice della ricerca e per il 30% da un consulente dello stesso Istituto-. Era chiamato a rispondere a un’interrogazione parlamentare basata sull’inchiesta di Altreconomia 160. Le contraddizioni sono numerose
Intorno all’ingresso deii privati nell’utilizzo dei brevetti di una parte del cosiddetto vaccino italiano anti-Aids non vi sarebbero stati “abusi”. Questa, in estrema sintesi, la risposta che ha fornito nella mattinata di giovedì 12 giugno il Governo, rappresentato dal sottosegretario di Stato per la Salute Vito De Filippo, dinanzi alla commissione Igiene e Sanità del Senato.
La senatrice De Biasi, che di quella commissione è presidente, aveva infatti presentato un’interrogazione parlamentare a partire dalla nostra inchiesta “Aids, dov’è il vaccino” (Ae 160), dedicata agli esiti del progetto di ricerca che da 16 anni fa capo alla dottoressa Barbara Ensoli, e che ha visto ben 49 milioni di euro pubblici stanziati a suo sostegno.
Il programma della componente “preventiva” del vaccino, infatti, si è bloccato, mentre l’utilizzo dei brevetti relativi alla parte “terapeutica” è stato concesso con “opzione esclusiva” -con una delibera del consiglio di amministrazione dell’Istituto superiore di sanità datata 4 marzo 2014- a favore della società Vaxxit Srl.
Come ha scoperto Altreconomia, il 70% delle quote di Vaxxit fa però capo proprio alla dottoressa Barbara Ensoli -capofila del progetto di ricerca, vice presidente della Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids e direttore del Centro nazionale Aids in seno all’Iss- cui si affianca, con il restante 30%, la 3 I Consulting Srl, che vede come amministratore unico Giovan Battista Cozzone. Quest’ultimo è un esperto di brevetti che dal maggio del 2009 ha ricoperto l’incarico quadriennale di consulente per conto (e perciò nell’interesse) dell’Istituto superiore di sanità in materia di “trasferimento tecnologico” (per un importo complessivo di 393mila euro).
Il punto sul quale invece il rappresentante dell’esecutivo si è speso ha riguardato la discussa concessione di 18 mesi dell’opzione esclusiva a Vaxxit per l’utilizzo dei brevetti Tat (proteina virale).
“Nel caso di specie -ha riferito De Filippo- non è ravvisabile alcun abuso, in quanto il Consiglio di Amministrazione dell’ISS ha adottato una delibera di indirizzo politico-amministrativo, finalizzata a verificare esclusivamente la possibilità di acquisire – attraverso il trasferimento tecnologico – le risorse finanziarie necessarie per completare il Programma di sviluppo del vaccino contro l’HIV (per il quale, ad oggi, non sussistono adeguati finanziamenti pubblici) e, di conseguenza, per evitare di disperdere i risultati già ottenuti”.
E, a proposito della delibera del 4 marzo scorso con la quale l’Iss avrebbe ceduto il passo alla Vaxxit Srl, il sottosegretario ha aggiunto: “Dalla citata deliberazione del Consiglio di amministrazione, quale mero atto di indirizzo, non è conseguita alcuna azione concreta volta a determinare l’insorgenza di vincoli o rapporti giuridici di alcun tipo tra l’ISS e la società Vaxxit s.r.l.”.
È una tesi non supportata dai fatti, visto che il deliberato del 4 marzo recita testualmente: “Il consiglio, udito il relatore, vista la documentazione presentata e sottoposta al consiglio, dopo ampia e approfondita discussione, all’unanimità, delibera: di concedere per 18 mesi un’opzione esclusiva a VAXXIT per l’utilizzo dei brevetti Tat, al fine di reperire i fondi necessari al completamento del programma vaccino fino a sua registrazione. Resta inteso che -ove i predetti fondi vengano reperiti- si procederà alla negoziazione dei relativi accordi economici”.
Dunque, per bocca dello stesso Istituto, l’unico elemento in via di negoziazione erano gli “accordi economici” e non già l’utilizzo dei brevetti -come invece sostenuto dal Governo-, di fatto concesso con opzione “esclusiva” per 18 mesi.
Ma l’Iss avrebbe fatto marcia indietro. Sempre secondo la risposta fornita in commissione 12esima da Vito De Filippo, “vi è stata, invece, in data 10 giugno 2014, una nuova deliberazione del Consiglio di amministrazione dell’ISS. Tale ultima deliberazione, a sostegno di ogni principio di garanzia e tutela, ha dato mandato all’amministrazione dell’ISS di verificare la conformità della società Vaxxit ai requisiti del succitato ‘Disciplinare’, al fine di poter valutare la possibilità dell’attivazione di uno spin off per la medesima, la cui fattibilità è comunque demandata a successivi provvedimenti del Consiglio di Amministrazione dell’ISS”.
Anche in questo caso, però, a smentire Governo e Istituto superiore di sanità è il testo scritto della delibera datata 4 marzo 2014, che conobbe come visto una “ampia e approfondita discussione”, e le parole spese dal presidente dell’Istituto stesso: Fabrizio Oleari. A proposito della società Vaxxit Srl, infatti, si legge in delibera: “Il Presidente (Oleari, ndr) rappresenta che la costituzione di Vaxxit Srl […] è coerente con il disciplinare di spin-off dell’Iss, deliberato a dicembre 2012”.
Sfugge quale sia la differenza tra la “verifica di conformità” disposta dall’Iss il 10 giugno scorso -a polverone sollevato- e quella già effettuata e sancita (in teoria) sempre dai vertici dell’Istituto il 4 marzo -quando ancora la nostra inchiesta non aveva visto la luce-.
“Trovo veramente incredibile -commenta Vittorio Agnoletto, medico, già presidente della Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS, già membro della Commissione Nazionale AIDS, coautore del libro “AIDS Lo scandalo del Vaccino Italiano” (Feltrinelli 2012)- che nella sua risposta il sottosegretario ignori completamente che, quando nel 1996 partì la sperimentazione del vaccino TAT, questa era stata annunciata come una ricerca per un vero e proprio vaccino preventivo e come su questo obiettivo siano stati investiti molti milioni di euro di fondi pubblici, oltre al fatto che esistono decine di dichiarazioni dei ministri della Salute che si sono susseguiti in questi anni, oltre che del precedente presidente dell’ISS, che assicuravano grandi e positivi passi verso il vaccino vero e proprio. Oggi il sottosegretario parla solo di vaccino terapeutico, ossia di un farmaco per persone sieropositive. Dove e come è finita la sperimentazione sul vaccino preventivo? Dove sono finiti e come sono stati utilizzati i fondi a questa destinati?”.
Agnoletto prosegue: “Il sottosegretario ha inoltre annunciato che il Cda dell’ISS il 10 giugno ha stabilito di verificare la congruenza della società VAXXIT con la gestione dei brevetti a questa assegnati dallo stesso ISS. Indubbiamente questo è già un risultato frutto degli interrogativi sollevati dal mensile Altreconomia e dalla lettera aperta inviata dal sottoscritto al presidente dell’ISS. Ma ne nasce una domanda preoccupante: senza queste iniziative l’idoneità della VAXXIT non sarebbe stata verificata?”
Ora la palla ritorna alla commissione e a chi, come la senatrice e presidente Emilia De Biasi, aveva raccolto la questione formulando l’interrogazione. Al termine della risposta del Governo, De Biasi si è riservata di proporre “ulteriori approfondimenti”. Che appaiono necessari, partendo magari dall’albo delle delibere del consiglio di amministrazione dell’Istituto superiore di sanità.